Il pasticcio dei revisori dei conti, il Tar blocca tutto. Trischitta: «Ricorreremo al Cga»

Il pasticcio dei revisori dei conti, il Tar blocca tutto. Trischitta: «Ricorreremo al Cga»

Il pasticcio dei revisori dei conti, il Tar blocca tutto. Trischitta: «Ricorreremo al Cga»

giovedì 07 Maggio 2009 - 08:32

Il tribunale di Catania accoglie il ricorso di Aricò e sospende l’esecutività della delibera con la quale il consiglio comunale eleggeva i tre contabili. L’ex Pdl oggi al Gruppo Misto: «La mancata costituzione del Comune conferma che il ricorso è stato voluto dall’amministrazione»

Tutto da rifare per i revisori dei conti del Comune. Il Tar di Catania ha infatti accolto il ricorso presentato da Roberto Aricò, candidato non eletto, contro la delibera con la quale il consiglio comunale, sovvertendo il volere dell’amministrazione, votava i tre revisori contabili indicati dall’opposizione. L’errore, secondo il tribunale, sta nella modalità con la quale ciò è avvenuto: «In tema di elezione del Collegio dei Revisori dei Conti, in Sicilia ogni consigliere comunale ha diritto di eleggere un solo componente e quindi ad esprimere una sola preferenza in seno alle operazioni di votazione». Il consiglio, dunque, avrebbe dovuto eleggere i componenti del collegio dei revisori con una votazione, a preferenza unica, e non con tre distinte votazioni.

Pippo Trischitta (nella foto), consigliere comunale ex Pdl, transitato al Gruppo Misto, tra i più agguerriti sulla vicenda dei revisori, dopo essersi costituito nell’udienza al Tar presenterà ricorso al Cga, «d’altronde noi abbiamo votato secondo regolamento comunale». Ma quali saranno le conseguenze politiche, alla luce anche del fatto che proprio due sere fa la giunta ha esitato il bilancio di previsione che, prima di approdare in consiglio comunale, dovrà passare al vaglio dei revisori? «Ce lo dica il segretario generale Ribaudo», è il commento del presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Melazzo. Già, perché in fondo il Tar, accogliendo il ricorso di Aricò, certifica l’errore non tanto di chi quella delibera l’ha votata, ma di chi l’ha predisposta e poi avallata, dall’assessore Miloro al segretario generale.

Il paradosso è che, secondo quanto hanno sostenuto nelle settimane scorse l’opposizione e alcuni esponenti del centrodestra, il ricorso è stato fortemente voluto proprio dall’amministrazione, tant’è che la giunta ha ritenuto opportuno non costituirsi di fronte al Tar. «La mancata costituzione del Comune – afferma Trischitta – conferma che il ricorso è stato voluto dal sindaco e da Miloro (assessore al Bilancio, il quale avrebbe indicato il nome di Aricò nella terna proposta dalla maggioranza e poi bocciata in aula, nda). Del resto proprio il sindaco aveva annunciato il giorno dopo la votazione che avrebbe presentato ricorso lui stesso, e non a caso il Tar ha prodotto la stessa sentenza che il sindaco mostrò in una riunione del centrodestra ai consiglieri che avevano votato contro la maggioranza». Ma c’è di più: «L’avvocato che ha rappresentato Aricò è Salvatore Librizzi, l’avvocato che difese Miloro nell’ultimo giudizio elettorale».

Melazzo non ha dubbi: «Sotto il profilo politico, questo è un duro colpo all’autonomia del consiglio comunale». Due le strade possibili adesso: la “vacatio” o il ritorno in carica dei revisori uscenti, ipotesi però improponibile «perché stando a quanto ci disse il segretario generale – spiega Melazzo – due dei revisori uscenti non possono essere prorogati in quanto hanno già espletato due mandati». E dunque? «In ogni caso – afferma Nello Pergolizzi – escludo che possa essere candidato al ruolo di revisore colui che ha fatto ricorso contro questo comune. Chiederò esplicitamente che il Pdl si esprima in tale direzione».

Sullo sfondo c’è una presa di posizione, assunta dall’opposizione e da Trischitta, Melazzo, Pergolizzi e Canfora il 15 aprile scorso, con quale venivano chieste, proprio in virtù del ricorso di Aricò, le dimissioni di Miloro. «E’ palese – si legge nell’ordine del giorno presentato qualche settimana fa – la superficialità ed approssimazione che, nel caso in esame, ha contraddistinto l’agire dell’assessore proponente, il quale ha esposto la decisione dell’intero consiglio, e quindi lo stesso organo deliberante, ad una probabile censura». Censura che, puntualmente, è arrivata.

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