Prima la difesa del territorio, poi il Ponte

Prima la difesa del territorio, poi il Ponte

Prima la difesa del territorio, poi il Ponte

mercoledì 07 Ottobre 2009 - 13:55

Parola del Presidente Napolitano

Pare ormai certo che in Italia esiste un’unica opera faraonica e inutile: il Ponte sullo Stretto. Lo abbiamo letto persino sul cartello che davanti alla Prefettura accoglieva Berlusconi e Matteoli: No al Ponte.

L’ha fatto capire – con più eleganza per la verità – il Presidente Napolitano: –O c’è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa per garantire la sicurezza di queste zone del Paese o si potranno avere altre sciagure-. Glissiamo sugli oppositori storici nostrani che però potevano scegliere migliore occasione per protestare; non riusciamo a capire invece perché tanti politici, giornalisti, cantanti e poeti di questo strano Paese ritengano che tutte le altre grandi opere vadano tranquillamente fatte e il Ponte no.

Intendiamoci, non vogliemo ergerci a paladini del Ponte, ma siamo convinti che l’attraversamento stabile possa dare grandi benefici alla Sicilia e non abbiamo ancora trovato qualcuno in grado di smentirlo con validi argomenti

Se poi quella del ponte sospeso sia la soluzione migliore o ve ne siano altre più efficaci ed economiche, è tema diverso, sul quale non osiamo misurarci non possedendo le competenze tecniche necessarie. Pronti ad ascoltare con grande umiltà voci qualificate che dimostrino i vantaggi socio economici dell’isolamento.

Tentiamo invece di spiegare il perché delle nostre perplessità sulle parole del Presidente.

Senza esaminare l’intera lista delle Grandi Opere ma soffermandoci solo sulle più significative. Iniziando dal Mose. Ha trovato opposizione solo tra parte dei Veneziani. Le critiche più suggestive segnalano che Olanda e Inghilterra hanno risolto problemi analoghi spendendo molto meno e che l’opera difende la città solo da eventi rari mentre è assolutamente inutile nel caso di straripamento dei fiumi o di piogge eccezionali. Costa oltre 3,5 miliardi di euro ed è completa al 70%. Malgrado queste obiezioni non abbiamo mai sentito porre l’alternativa tra il Mose e la messa in sicurezza della Romea, la strada più pericolosa d’Italia che da Ravenna porta a Venezia: 1,70 incidenti a km, 45,5 morti l’anno.

Passiamo alla Tav della Val di Susa: un caso emblematico. L’onere per lo Stato va dai 7 ai 10 miliardi. Un’attendibile analisi costi benefici considera inevitabili pesanti perdite di gestione. Ma l’opera è considerata strategica: fa parte del Corridoio 5 Lisbona-Kiev che può passare a Sud o a Nord delle Alpi. Se passa a Nord, la Padania perde competitività, quindi la Lione-Torino è una priorità nazionale. Chapeau! Dimentichiamo i dubbi su amianto e uranio che, si dice, verranno fuori dagli scavi a danneggiare la salute dei Segusini.

E la Tav Verona-Brennero? 10 miliardi di euro per 240 km, di cui 220 in galleria. Per Mario Moretti – l’Ad delle FFSS che ritiene troppo oneroso mantenere il traghettamento tra Sicilia e Calabria -, è –Un’opera dalla quale passerà il futuro del nostro Paese-. Fa parte del Corridoio 1, Berlino-Palermo o, come alcuni sperano, Berlino-Napoli. Si oppongono gli ambientalisti trentini e tirolesi. Il mese scorso una serie di frane ha tagliato in due l’Alto Adige, sono rimaste chiuse per ore sia la nazionale che l’A22 del Brennero. All’altezza del bacino artificiale di Fortezza nel ’98 morirono 5 persone travolte da una massa d’acqua e fango staccatasi dalla montagna proprio all’imbocco del Megatunnel del Brennero (56 km) i cui scavi esplorativi sono stati inaugurati da Napolitano poco tempo fa. Il Presidente però non ha detto di mettere in sicurezza il Traubenbach anziché fare il Megatunnel.

Altra Grande Opera è il Terzo Valico dei Giovi. Per più di 6 miliardi … –doterà il Porto di Genova di una via d’accesso privilegiata per il trasferimento delle merci verso l’area padana e il nord d’Italia e, grazie alla prossima realizzazione di una piattaforma logistica di oltre 2 milioni di mq, si candida a diventare un importante nodo intermodale tra il Mediterraneo e l’Europa-. Evitiamo ogni commento sullo straordinario risultato ottenuto dai sostenitori (spesso meridionali) delle autostrade del mare, prontissimi a fornire gli argomenti utili a far arrivare le merci direttamente alla città della Lanterna, bypassando i porti del Sud e notiamo che quel territorio presenta declivi maggiori di quelli della costa ionica siciliana e –Alluvioni e frane rappresentano un rischio reale in quanto la sua conformazione risente particolarmente dell’alternarsi del regime delle precipitazioni … gli eventi alluvionali che si sono succeduti in Liguria negli ultimi anni sono da ricercare nell’ostruzione di corsi d’acqua, nella scarsa funzionalità della rete di deflusso, nelle diffuse situazioni di dissesto idrogeologico dovute all’abbandono del territorio montano-. Vero o falso che sia, non abbiamo mai sentito dire che, invece del Valico bisogna pensare alla sicurezza del territorio ligure. Eppure ci sono stati i 4 morti della Riviera di Ponente nel 2000, le alluvioni nell’autunno 2008 e nella primavera 2009, il 24 novembre 2002 il fango sommerse Chiavari, per non parlare dei 25 morti del 1970.

Fermiamoci qui,senza esaminare la BreBeMi (750 milioni), la Linea C della Metropolitana di Roma (3 miliardi), la Civitavecchia-Cecina (2 miliardi), l’Expo 2015 di Milano (tra i 10 e i 20 miliardi a fronte di 50-70 mila posti di lavoro) e così via.

In conclusione, ogni parte d’Italia è a rischio idrogeologico ma, tra le tante Grandi Opere in cantiere, quella da subordinare ad ogni costo alla messa in sicurezza del territorio è anche l’unica che dovrebbe nascere a Sud.

Parola di Presidente.

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