Proviamo a immaginare Messina dopo il Ponte

Proviamo a immaginare Messina dopo il Ponte

Proviamo a immaginare Messina dopo il Ponte

sabato 04 Aprile 2009 - 05:15

Perché non utilizzare il Ponte per far diventare Messina -La città dove è bello vivere-

Una larga parte della popolazione messinese non è favorevole o contraria al Ponte per principio, semplicemente, prima di esprimersi, vorrebbe –saperne di più-.

Economisti e sociologi tradurrebbero questo giudizio in sospeso con la necessità di approfondire l’analisi –costi-benefici-, ma il significato è lo stesso.

Che Messina, dopo l’apertura al traffico sul Ponte – ammesso che si faccia -, diventi un’altra è certo, ma sarà una città migliore o peggiore?

Il tasso di occupazione crescerà? I giovani saranno ancora costretti a fare le valigie?

E, soprattutto, la qualità della vita migliorerà?

Purtroppo, le amministrazioni locali sembrano ancora non avere compreso le dimensioni della trasformazione profonda che un’infrastruttura delle dimensioni e con le funzioni del Ponte può portare.

Tale gravissimo ritardo -culturale- appare in tutta la sua evidenza dalla qualità degli organismi che hanno costituito per affrontare il problema.

Organismi nei quali si guarda essenzialmente a un miglioramento dei flussi di traffico, assolutamente inadeguati a rispondere alle domande precedentemente formulate.

I flussi di traffico all’interno di un territorio sono strettamente connessi alle sue connotazioni economiche e, su queste il silenzio è assordante.

Il 18 marzo, Tempostretto ha pubblicato un sunto degli -Interventi compensativi e connessi-, redatto dall’Ufficio Grandi Opere del Comune. E’ un lungo elenco di lavori che la nostra città chiede siano finanziati –a compensazione e mitigazione– dei disagi che i lavori del Ponte arrecheranno.

E che, senza Ponte, la città non riuscirebbe a realizzare nemmeno in un paio di secoli.

Non entriamo nel merito delle singole richieste – alcune non hanno relazione con l’attraversamento stabile; tutte insieme ricordano il mucchio di banconote che Alfredo getta in faccia a Violetta nella verdiana Traviata. Esclamando: –Questa donna pagata io l’ho-.

Diamo per scontato siano tutte importanti e utili.

Il fatto è che il raccordo Panoramica-Litoranea, il minisvincolo Ganzirri, la variante Cittadella Universitaria-Annunziata, il collettore Metropolitana dello Stretto-Fermate Papardo e Annunziata, la variante Stazione Gazzi, il collegamento Svincolo Curcuraci-Panoramica, il raddoppio della tratta Giostra-Annunziata, il completamento della copertura del torrente Papardo, il nuovo collegamento autostradale Tremestieri-Giostra, la Via del Mare, il by-pass Annunziata-Pace sono opere preziose ma – ammesso che il Ponte riesca a portarsele appresso tutte – non forniscono un contributo determinante per lo sviluppo economico del territorio messinese.

Col rischio, nemmeno tanto lontano, di trovarci con belle e ampie strade, agili svincoli, splendidi impianti ma senza persone che li utilizzano.

Un po’ come le autostrade Messina Palermo e Catania-Palermo, fortemente (e giustamente) volute, ma lungo le quali non passa nessuno.

Dovunque si sono programmate grandi infrastrutture sono stati creati consorzi – adeguati all’importanza dell’opera e il più possibile liberi dalla deleteria interferenza dei politici – dove economisti –da strada-, ricchi di esperienze sul campo, non acquisite solo sui libri, rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese hanno esaminato e proposto, con grande anticipo sulle inaugurazioni, le iniziative e gli interventi più idonei per per arrecare benefici stabili e duraturi alla collettività dove ha sede l’infrastruttura, in base alla vocazione naturale del territorio.

E’ assolutamente necessario dare risposte alle domande che si ponevano gli abitanti di Millau, la cittadina francese scavalcata dall’omonimo Viadotto completato nel 2005: Quale sarà la nostra vita dopo?. Come faremo a tirare giù la gente dal ponte?-.

Quando i nostri amministratori riusciranno a capire che il Ponte sullo Stretto, per i Messinesi, è tema per sociologi, economisti e imprenditori prima che per ingegneri?

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