Ad ascoltarlo bene fino a qualche tempo fa, Nello sembrava caratterizzato da un insieme di comportamenti verbali, rivolti ai suoi collaboratori sottoposti e questuanti tipici in realtà del bullo delle comiche da cabaret, quello che vuole far paura agli altri e che inciampa sul più bello. Egli parlava di mirabolanti imprese, forse quelle che i suoi assessori gli comunicavano di aver sognato, e di successi incarnati da normali attività cui invero non eravamo più abituati.
Non era il solo effettivamente, né certamente il peggiore. La politica odierna non è fatta da fini pensatori, da ideologi e moralisti, ma da innumerevoli declinazioni di arroganza che arrivano a far dire a chi ha la responsabilità di governo che la realtà è cambiata quasi a illudersi di aver compiuto gesti in realtà mai avvenuti.
Nella edulcorata bolla spazio temporale in cui si chiusero prima Berlusconi e poi Renzi a Roma e Crocetta nello studio del giudice supremo Giletti, adesso vivono i Viceministri Di Maio e Salvini, e così sembrava anche Nello.
Come Berlusconi vedeva i ristoranti pieni, gli attuali vice ministri, come chi li ha preceduti, vedono dall’interno di questa meravigliosa bolla, una realtà amplificata e lo fanno con gli occhi della mente che vorrebbe convincerli di essere davvero i salvatori della patria.
Parlano ai loro sottoposti, i cittadini, con grande capacità empatica, rivolta principalmente alle pancia delle classi sociali più deboli culturalmente, ma molto più numerose soprattutto in termini di voti, prendendo al loro fianco soggetti che le rappresentano: la senatrice Taverna o il Cateno messinese ne sono esempi concreti, come lo era Borghezio ai tempi di Bossi o come sapeva trasformarsi Berlusconi, unico a incarnare verbalmente se stesso e il suo esatto contrario. E Silvio era un vero fuoriclasse; sapeva regalare sogni, ci sapeva illudere, e farci partecipare al suo sognare. Era un' evoluzione straordinaria del venditore di aspirapolvere, dal quale ti senti truffato solo qualche tempo dopo, quando non trovi i sacchetti di ricambio perché non li fanno più.
Questi soggetti sono sempre esistiti, hanno fondato religioni o al contrario hanno causato disastri come quelli che nel 1200 convinsero centinaia di bambini a organizzare una crociata, (la Crociata dei Fanciulli) e ad imbarcarsi per la Terrasanta con l’ovvio e triste risultato che i pochi che scamparono al viaggio per mare finirono per essere venduti come schiavi al Sultano d’Egitto.
Nei tempi moderni, questi imbonitori si impadroniscono di frasi ed esempi celebri, come quando Silvio (e poi tutti a seguire) ci parlarono dei primi 100 giorni del loro mandato, quelli che furono sufficienti al presidente Roosevelt per rivoltare con il New Deal gli Stati Uniti e che qui invece hanno rivoltato proprio nulla.
Tornando al nostro Nello però, mi si è accesa la speranza. Egli nelle ultime settimane sembra proiettato nel nuovo personaggio di Nellissimo. Forse ha compreso che non basta chiudersi nella torre eburnea di Palazzo d’Orleans e affidarsi ai suoi impalpabili assessori o agli eterni quanto intoccabili dirigenti e ha iniziato con inaspettata chiarezza un percorso di comunicazione differente. Sembra essere armato di ogni buona intenzione e consapevole che ha davanti ben quattro anni e che potrebbe avere un alleato straordinario, quella classe media che è stanca di Silvio quanto dei Matteo, non si fida del grillismo e delle iperbole populiste e ambisce ad una normale società in cui si lavori per diminuire le differenze, in cui ognuno svolga il proprio ruolo con dignità in cui chi ci governa non sia il bullo del cabaret, quello che alla fine inciampa e cade fra sue risate del pubblico.
F.sco Divino