Senza nuovi clienti la bottega peloritana è destinata al fallimento

Senza nuovi clienti la bottega peloritana è destinata al fallimento

Senza nuovi clienti la bottega peloritana è destinata al fallimento

mercoledì 23 Settembre 2009 - 14:44

Non limitiamoci ad aprire i viali della Cittadella fieristica ai Messinesi

Il Comune di Messina mi ricorda un piccolo commerciante in gravi difficoltà economiche, con più uscite che entrate. La sua bottega è sporca, il rubinetto dell’acqua perde e i muri sono pieni di crepe. La porta d’ingresso poi non si chiude, e quasi ogni notte entrano ladri e portano via qualcosa. Il gestore – alias l’amministrazione comunale -, divide il suo tempo tra lo stare attaccato al cellulare (un milione e ottocentomila euro di bolletta telefonica gridano vendetta al cielo) e il girare le banche (Regione, Stato e Unione europea) per chiedere un prestito o un po’ di carità e il parlare di nulla. Se poi ottiene un po’ di denaro, non lo utilizza per cercare di aumentare le vendite o ridurre gli sprechi, ma per pagare bollette e stipendi arretrati – debiti con MessinAmbiente, ATO, AMAM, stabilizzazione di precari,etc. – o per comprare un nuovo pezzo di arredamento. Tutte spese rispettabili, per carità, ma che non fanno diminuire affatto il deficit di bilancio. Esaurito il momentaneo effetto dell’elemosina i debiti ricominciano a crescere. Dovrebbe essere chiaro a tutti che così non si può andare avanti: il commerciante sembra destinato alla rovina. E qui sta il guaio: non va affatto in rovina il commerciante (gli amministratori) che non ha saputo gestire la sua bottega (Messina), ma l’attività commerciale (la qualità della vita dei Messinesi) che mandatari (elettori) quantomeno imprevidenti gli hanno affidato. Questa immagine mi è tornata per l’ennesima volta alla mente seguendo le vicende della Cittadella fieristica. Fatta salva l’eterna speranza di aprirne i viali ai Messinesi, alcuni geni dell’amministrazione hanno lanciato una serie di proposte: trasferiamo nei padiglioni reperti museali, realizziamo un grande parcheggio, organizziamo spettacoli teatrali al Teatro in Fiera o costruiamone uno nuovo all’aperto, creiamo luoghi di aggregazione per i giovani, favoriamo l’apertura di bar e ristoranti e così via. Tutto bello e santo, ma realizzabile solo utilizzando soldi pubblici e, visto che Comune e Provincia non ne hanno, chiedendoli a Regione, Stato e Unione europea. Senza entrare nel merito delle (pressoché nulle) probabilità che ci vengano dati, sono iniziative che non si autofinanziano, a meno di ampliare il mercato. In altre parole, se le entrate della sede distaccata del Museo, del nuovo teatro, dei bar e ristoranti verranno da una clientela messinese, il risultato sarà l’aumento dei costi (per la gestione delle nuove strutture pubbliche) mentre le entrate del -negozio- resteranno pressoché invariate. I Messinesi compreranno la granita con panna in un bar della Cittadella invece che a piazza Cairoli: sono spostamenti di denaro da un punto a un altro della città. Gli economisti direbbero che il gioco è a somma zero, il sistema rimane chiuso. E allora, perché non rianimare la Cittadella col vecchio progetto, colpevolmente ignorato, del terminal crocieristico? Il sistema si apre e il gioco non è più a somma zero in quanto si presume che i crocieristi spenderanno qualche euro in più. Soprattutto se, nei padiglioni oggi quasi sempre colpevolmente vuoti, troveranno prodotti dell’artigianato locale, l’eccellente gastronomia dei Nebrodi, la possibilità di ammirare in mezzora le più importanti attrattive turistiche siciliane restando comodamente seduti nella poltrona di un cinema e così via. Potrebbero essere attività gestite dall’Ente Fiera in attesa di spostare la sede definitiva all’ex Sanderson. La cui trasformazione costa una barca di soldi. Potrebbe così crescere la percentuale di turisti che lasciano qualche euro in città. L’Autorità portuale e il neo commissario dell’Ente Fiera hanno iniziato a lavorare in sinergia al progetto – lodevole esempio di -fare sistema-, insolito dalle nostre parti – ma senza la collaborazione fattiva – e non verbale – degli altri enti cittadini, Comune e Provincia in testa, ogni sforzo è destinato a fallire. Anni fa MSC Crociere si era dichiarata disponibile a investire a Messina e a portare nella nostra città qualche centinaio di migliaia di crocieristi in più; speriamo che la sua attenzione non si sia spostata verso qualche città di mare più disponibile e meno inetta.. Certo, la Cittadella fieristica non risolve tutti i problemi, ma potrebbe far entrare qualche nuovo cliente nella nostra degradata bottega.

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