Non è facile dire quanti sono. Ma sono tanti. L’esercito dei precari della pubblica amministrazione in Sicilia conta migliaia di soldati. Il problema è stato affrontato oggi in un direttivo dalla FP Cgil Messina, presenti (da sinistra a destra nella foto) Nino Triglia, segretario provinciale, Clara Crocè, segretario provinciale, Teodoro Lamonica, segretario generale regionale, Lillo Oceano, segretario generale provinciale e Angela Passari, in qualità di presidente del direttivo. L’idea della Cgil è di lanciare una campagna di pressione per la regolarizzazione dei dipendenti della pubblica amministrazione, in tutta la provincia di Messina. Lo strumento da adottare è quello dei protocolli di intesa con i singoli enti, riguardanti la riorganizzazione dei servizi, la stabilizzazione del personale, la fissazione di obiettivi e la successiva misurazione della qualità e quantità dell’offerta così rimodulata, la valutazione dei risultati. «Dobbiamo sfatare la convinzione – ha detto Oceano – che meno personale significhi meno spese. Meno personale significa meno servizi. Ovvero chiusura di sportelli e uffici, ritardi nella fornitura delle prestazioni». Una realtà che diventa drammatica soprattutto in alcuni settori, come la sanità. Come ha ricordato lo stesso Oceano: «A Palermo è impossibile abortire, perché le liste d’attesa per l’intervento superano i tre mesi, cioè il termine massimo stabilito dalla legge per interrompere la gravidanza. A Messina le attese per una tac o una risonanza viaggiano sui 12 mesi. In questo modo si nega un diritto fondamentale, quello alla salute. Nei giorni scorsi, l’assessore regionale alla Sanità, Roberto Lagalla, ha ribadito il blocco al rinnovo dei contratti a tempo determinato. Dal momento che senza personale non si può garantire il funzionamento delle strutture, ne è stato disposto l’accorpamento e la riduzione. In due parole, meno sanità per tutti. La garanzia dei servizi passa dalla garanzia dei lavoratori. La Finanziaria 2007 contesta esplicitamente il precariato e sostiene che per soddisfare bisogni permanenti delle pubbliche amministrazioni si deve stabilizzare il personale precario fino a quest’anno utilizzato». Un altro punto basilare della filosofia della campagna, inoltre, è che gli incarichi esternalizzati dagli enti e dalle Amministrazioni non diminuiscono le spese, quindi vanno limitati. Sempre Oceano ha citato i casi eclatanti dell’Iacp, che: «da una parte dichiara di non avere fondi per pagare gli stipendi, dall’altra annuncia di volere esternalizzare alcuni servizi, facendo lievitare i costi di gestione». Ma esemplare anche la vicenda dei dipendenti dei Beni culturali di tutta la regione, assunti con contratto annuale, e per giunta inquadrati in una categoria che non prevede turnazioni, mentre i siti archeologici non possono stare aperti di pomeriggio e di sera per mancanza di personale di custodia. E infine, ciliegina sulla torta, l’Ente porto di Messina, da più parti definito inutile e dannoso, che ha un solo dipendente e 14 consiglieri d’amministrazione. Insomma sprechi, da eliminare per risanare i bilanci e consentire la regolarizzazione del personale assunto con contratto annuale. «Ma il problema è soprattutto politico, – ha sottolineato Lamonica. – L’Amministrazione regionale ha interesse a mantenere la situazione così com’è, per potere esercitare un controllo su questi lavoratori. Non a caso molti contratti scadono a ridosso delle elezioni. Si dice che la Regione Sicilia abbia troppi dipendenti, e forse questo è vero, soprattutto nelle categorie più basse, il punto è che questi dipendenti bisogna utilizzarli al meglio». Il punto di partenza della campagna sarà il Comune di Messina, al quale pochi giorni fa è stato chiesto di stabilire un calendario per la identificazione di tempi certi per la stabilizzazione dei precari.
In Sicilia la precarietà è stabile
venerdì 06 Luglio 2007 - 12:46
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