Sinistra e Libertà: «Buzzanca deve scegliere. Cosa farà? Nulla»

Sinistra e Libertà: «Buzzanca deve scegliere. Cosa farà? Nulla»

Sinistra e Libertà: «Buzzanca deve scegliere. Cosa farà? Nulla»

giovedì 06 Maggio 2010 - 09:35

La posizione di Ialacqua: «Forse va ricordato che a sostenere la sua incompatibilità non sono politici o giornali, la Corte Costituzionale. Alla quale non si può rispondere con sarcasmo»

Continua a tenere banco la vicenda del doppio incarico del sindaco Buzzanca. A “protestare” stavolta è Daniele Ialacqua di “Sinistra e Libertà”, che riprende quanto emerso da stampa e tv nei giorni scorsi: «Apprendiamo da “La Repubblica” Cronaca di Palermo del 4 maggio, che nella finanziaria regionale è stata approvata dalla maggioranza Mpa, Pd, Pdl Sicilia, una norma che obbligherebbe i comuni a sostenere le spese per i ricorsi contro l’ineleggibilità e/o incompatibilità dei sindaci/deputati regionali. Anche se il sindaco Buzzanca dichiara di avere votato contro la finanziaria il problema delle incompatibilità, al di là del caso del sindaco di Messina, rimane. Questa notizia fa tra l’altro il palio con la dichiarazione, di due giorni fa, del sindaco Buzzanca che replicava in maniera “sarcastica” ad una tv locale, a chi gli chiedeva di dimettersi da deputato regionale dopo la sentenza della Corte Costituzionale, dichiarando grosso modo “E chi li farebbe avere i 30 milioni di euro che la Regione ha dato a Messina?”».

«Il sindaco – afferma Ialacqua – ha centrato il problema e l’Ars lo ha confermato. E’ proprio questo uno dei motivi centrali per cui la Corte costituzionale ritiene che non sia possibile l’unione nella stessa persona delle cariche di sindaco/presidente della provincia o assessore comunale/provinciale e di consigliere regionale, in quanto bisogna evitare le “ripercussioni che da tale unione possano derivare sulla distinzione degli ambiti politico-amministrativi delle istituzioni locali e, in ultima istanza, sull’efficienza e sull’imparzialità delle funzioni”. In parole povere si crea un conflitto d’interessi, tanto maggiore per chi ricopre la carica di sindaco o di assessore in comuni con popolazione superiore ai 20.00 abitanti, come appunto Messina. Al conflitto d’interessi si aggiunge anche il fatto che questo è uno dei casi in cui i cittadini italiani non sono eguali di fronte alla legge. Infatti, per esempio, i consiglieri regionali delle altre regioni italiane non possono godere dello stesso privilegio di cui Buzzanca, Ardizzone e Romano hanno goduto. Un tale privilegio possono goderlo sindaci di piccoli comuni, come l’on. De Luca, sindaco di Fiumedinisi, oppure parlamentari nazionali. Dello stesso privilegio avrebbe goduto l’on. Francantonio Genovese, se avesse sconfitto Buzzanca nel giugno 2008. Tutto ciò è obiettivamente assurdo, e bisognerebbe intervenire al più presto anche sui doppi incarichi dei parlamentari nazionali».

«Ma nonostante la sentenza della Corte – prosegue Ialacqua – Buzzanca dichiara che per ora non si dimetterà da nulla. A sostenere l’incompatibilità delle sue cariche, occorre ribadirlo, non è un rivale di partito, un esponente dell’opposizione, un organo d’informazione, ai quali si può replicare con “sarcasmo” o facendo finta di niente, ma nientemeno che la Corte Costituzionale, il più alto organo di garanzia costituzionale in Italia. Ci si aspetta il massimo rispetto delle istituzioni da chi ricopre incarichi istituzionali come quelli di primo cittadino e di deputato regionale: se sindaci e parlamentari non rispettano la Costituzione e le sentenze della Corte, perché dovrebbero farlo i cittadini? Cosa dovrebbe fare Buzzanca? Semplice: dal punto di vista istituzionale e giuridico riteniamo che non abbia altra scelta se non quella di optare tra i due incarichi che la corte Costituzionale ha dichiarato incompatibili. Cosa temiamo farà? Sicuramente nulla, per varie ragioni, alcune delle quali espresse pubblicamente dall’interessato, ma tra le quali non vorremmo vi sia anche l’inconfessata ragione che il primo dei non eletti ha cambiato partito e ciò potrebbe rafforzare la risicata maggioranza di Lombardo. Come sbloccare la situazione? I deputati dei vari partiti rappresentati all’Ars, Pd compreso, potrebbero probabilmente fare ricorso proprio alla legge regionale n.8/2009 che all’art. 1 recita: “I ricorsi o i reclami relativi a cause di ineleggibilità o di incompatibilità, ove presentati all’Assemblea, sono decisi secondo le norme del suo Regolamento interno.… Nel caso in cui venga accertata l’incompatibilità, dalla definitiva deliberazione adottata dall’Assemblea, decorre il termine di dieci giorni entro il quale l’eletto deve esercitare il diritto di opzione a pena di decadenza”. Ma chi avrà il coraggio di farlo? Nell’attesa, Messina e la Sicilia continuano a non essere governati».

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