La Stu Tirone tra tutela del territorio e spaccature politiche. E il progetto continua a cambiare…

La Stu Tirone tra tutela del territorio e spaccature politiche. E il progetto continua a cambiare…

La Stu Tirone tra tutela del territorio e spaccature politiche. E il progetto continua a cambiare…

martedì 13 Aprile 2010 - 14:48

Dibattito in commissione Urbanistica con il vicepresidente della Stu Cavallaro, il presidente del IV Quartiere Quero, l’arch. Marabello e i consiglieri comunali

Il centro commerciale? Non c’è più, o comunque sarà più piccolo, diverso. E l’edificio di edilizia residenziale pubblica sarà a terra, non più sopra il centro commerciale. Sul progetto (non sui cantieri, che non esistono ancora) della Stu sulla riqualificazione del Tirone è appeso il cartello “work in progress”. Le idee cambiano, si evolvono, gli interventi spariscono e riappaiono sotto forme diverse, di nuovi ne vengono integrati, le volumetrie diventano oggetto di dibattito. La sostanza è che quanto hanno in mente oggi i progettisti della Stu è diverso dalle linee guida approvate dal consiglio comunale nel 2006. E questo basterebbe affinché della questione torni ad occuparsene il massimo organo politico cittadino. Ma secondo qualcuno non basta. Il consigliere dell’Udc Giuseppe Melazzo andrà fino in fondo nella sua idea di proporre un referendum, sulla questione, dando la parola ai cittadini: «Il 12 aprile ho depositato agli atti della segreteria comunale la richiesta di avvio delle procedure referendarie, nonostante la macchina che si oppone al referendum si sia già messa in moto. Sarà un referendum propositivo: potremmo chiedere, ad esempio, che il Comune esca dalla Stu, il che ne comporterebbe inevitabilmente lo scioglimento».

Questo è solo parte di quanto emerso dal lungo dibattito tenutosi stamani nella seduta della commissione Urbanistica, presieduta da Domenico Guerrera, dedicata alla vicenda Stu Tirone. Ma è una parte sostanziale, perché indica come sulla questione si profili un’ampia spaccatura politica all’interno della maggioranza, rafforzata dall’iniziativa dell’Mpa di avviare una raccolta firme che nel solo primo giorno ha già raggiunto quota 600. Non a caso il capogruppo del Pdl, Pippo Capurro, finisce per chiedere una verifica di maggioranza sul caso Stu, investendo della questione direttamente il sindaco Giuseppe Buzzanca.

Ma andiamo con ordine. Ospiti della commissione, oggi, erano il vicepresidente della Stu, l’ing. Franco Cavallaro, il presidente della IV circoscrizione, Francesco Quero (il Quartiere pochi mesi fa si era pronunciato nettamente contro i progetti della Stu) e l’arch. Luciano Marabello, promotore insieme ad altri professionisti di Messina e Reggio Calabria di un documento che ha sollevato non poche perplessità sul progetto. Qualche perplessità l’ha sollevata anche Guerrera, che ha preannunciato la richiesta di un parere legale al collegio di difesa del Comune sulla compatibilità tra la Stu e la legge regionale n. 7 del 2002 sulle procedure inerenti gli appalti per le opere pubbliche.

«La Stu “il Tirone” – ha chiarito Cavallaro – è stata costituita a seguito di gara europea. E non è l’unica a maggioranza di privati, anzi». Ma il primo, duro affondo arriva da Melazzo: «C’è una sensibilità diffusa di totale avversione nei confronti di quanto previsto dalla Stu. A mio avviso è una totale speculazione edilizia, che legittimamente viene proposta dai privati, ma è discutibile quando questa proviene dalla pubblica amministrazione». Segue a ruota Sebastiano Tamà, capogruppo dell’Mpa: «L’obiettivo non è la stagnazione, non siamo contro la Stu, riteniamo però che il campo di applicazione andrebbe spostato altrove. La Stu dovrebbe occuparsi della riqualificazione di un’area come quella di Maregrosso, piuttosto che di un fazzoletto di terra che di tutto ha bisogno tranne che di una massiccia edificazione. Ancor più se si pensa ai tanti piccoli fenomeni di dissesto idrogeologico che caratterizzano l’area di Montepiselli, a monte della zona di intervento». Concetto che, evidentemente, non è condiviso da tutte le componenti dell’Mpa, visto che per Ivano Cantello «se viene fatto tutto nella legittimità, non vedo perché non andare avanti».

Per Felice Calabrò (Pd) «emerge un dato politico: Udc e Mpa fanno parte di questa amministrazione, e se vero è che l’Udc sta predisponendo un referendum e l’Mpa avvia una raccolta firme, devo dedurre che l’amministrazione voglia uscire dalla Stu. Vorrei capire qual è la vera linea dell’amministrazione comunale». Sembra sulla stessa linea Bruno Cilento dell’Udc: «La situazione del territorio messinese, oggi, è diversa da quella del 2001. Dopo Giampilieri, la sensibilità verso certi argomenti è maggiore. Ma il problema politico è un altro: non ho mai sentito dire una parola al sindaco sulla questione Stu». Non mostra avversione, tutt’altro, Paolo Saglimbeni del gruppo Misto: «Vogliamo riqualificare il Tirone? Vogliamo rilanciare l’economia cittadina? Vogliamo dare le case a 35 famiglie? Se questi sono gli obiettivi, mi chiedo: davvero pensiamo di intervenire con intento distruttivo, bloccando chi vuole fare qualcosa, dopo che per cinquant’anni non si è fatto nulla?». Non è distante la posizione di Capurro: «Questa è ormai la città delle incompiute, nessun privato viene più a Messina per le difficoltà che crea la controparte pubblica. Sono disponibile a rivedere i progetti, non sono d’accordo con un referendum». Gaetano Gennaro (Pd) non usa mezzi termini: «La maggioranza frana su questo argomento. Se il consiglio comunale, nel corso degli anni, si è espresso più per fede nei confronti dell’amministrazione di turno che per coscienza, oggi la palla è giusto che venga ripassata ai cittadini. La domanda è un’altra: in questa città esiste una classe imprenditoriale che non abbia bisogno del paracadute pubblico per andare avanti?»

La parola anche agli ospiti. Così Quero: «Si parla di idee, di possibilità. Ma finché non abbiamo davanti dei progetti definitivi, sarà difficile dare un giudizio e per quanto mi riguarda continuano le perplessità. Andrebbe chiarito, ad esempio, se il recupero della scalinata S. Barbara avverrà con i fondi del contratto di Quartiere o con quelli del Cipe, come detto dall’assessore Amata. E’ chiaro che si tratta di un piano sempre in divenire, dunque il consiglio comunale dovrà inevitabilmente tornare a pronunciarsi». Perplessità sulle progettazioni “in divenire” anche da parte dell’arch. Marabello: «Apprendo che le cose cambiano, ma la legislazione urbanistica regionale non ha strumenti flessibili. Alla parte pubblica chiedo: che senso ha l’idea di densificare ulteriormente questa zona? E ancora: un parcheggio a sei livelli implica anche un bisogno “indotto” nella zona. Il vincolo di panoramicità, che esiste sulla circonvallazione, con quale atto viene derogato? Non capisco poi perché questo procedimento non dovrebbe prevedere la Vas (Valutazione ambientale strategica)».

Alcune risposte prova a darle Cavallaro, che sottolinea: «Nel 2006 fu fatto un gran lavoro in commissione, dunque a mio avviso il consiglio comunale non votò per fede. Riguardo al possibile dissesto idrogeologico, le indagini geognostiche sono state fatte, altrimenti non avremmo avuto il via libera del Genio Civile. Nuove indagini verranno poste all’attenzione della prossima conferenza dei servizi. Abbiamo lavorato di concerto con la Soprintendenza, tant’è vero che il parcheggio si trova nell’unico posto dove lo potevamo realizzare, cioè scavato nella roccia lì dove non possono esserci ritrovamenti archeologici». E per chi parla di speculazione edilizia, Cavallaro tira fuori la definizione di Wikipedia (!), suscitando la reazione stizzita di Melazzo. Cavallaro evidenzia poi che «la maggior parte degli interventi riguardano servizi pubblici. Produrremo circa 12 mila metri cubi all’anno di edilizia privata, rispetto ad una media di 230 mila all’anno. L’edificio di 15 piani di uffici pubblici di via Cadorna è pensato per concentrare in un’unica struttura tutti gli uffici regionali dislocati in varie parti della città». E qui Calabrò fa giustamente rilevare: «Esiste un accordo con la Regione perché vi vengano trasferiti gli uffici?». «Ci stiamo lavorando», la risposta del vicepresidente della Stu. «Non è vero – prosegue Cavallaro – che Messina ha uno standard alto in termini di prima casa, anzi. E sulla Vas chiarisco che dalla Regione ci è stato risposto che per l’esiguità dell’intervento, trattandosi di un’area inferiore a 10 ettari, non era necessaria. Sul vincolo di panoramicità, infine, rientra tra le deroghe di cui usufruisce il Piano particolareggiato. In ogni caso pensiamo di utilizzare i varchi dei piani terra degli edifici per tutelare la visione del panorama i pedoni». Hai la casa vista mare? Peccato, il panorama è andato in deroga.

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