Una task force istituzionale per riqualificare i laghi di Ganzirri

Una task force istituzionale per riqualificare i laghi di Ganzirri

Una task force istituzionale per riqualificare i laghi di Ganzirri

venerdì 05 Febbraio 2010 - 11:43

Capitaneria di Porto, Provincia, Comune e Asp presentano i risultati delle operazioni di bonifica effettuate tra dicembre e gennaio. E rilanciano sul futuro della riserva naturale

Le istituzioni intervengono in sinergia per dare nuovo lustro alla riserva naturale di Ganzirri. Una riserva che, purtroppo, oggi lascia poco spazio al turismo e molto al degrado e che attende da Palermo la certificazione per la classificazione delle acque, vero enigma dal quale dipende un’economia, quella della molluschicoltura, sempre in bilico tra il lecito e l’abusivo. Una vasta operazione di bonifica è stata effettuata a cavallo della fine del 2009 dalla Capitaneria di Porto di Messina, in sinergia, appunto (termine spesso abusato ma oggi appropriato), con la Provincia, l’Asp, il Comune, Messinambiente e gli interventi della Polizia municipale e del 3° Nucleo Subacquei Guardia Costiera di Messina. Più che soddisfatto il comandante Nunzio Martello, che con il presidente della Provincia Nanni Ricevuto condivide l’obiettivo di massima: «Lasciarsi alle spalle il passato e guardare il futuro». Ma per farlo non basta lasciare alle spalle ciò che è stato, perché il passato troppo spesso è stato caratterizzato da illeciti che hanno fatto dei laghi una terra di nessuno.

L’operazione di bonifica, che ha interessato il Lago piccolo, si è svolta in due tranche, dal 10 al 18 dicembre scorso e al 18 al 27 gennaio. Con numeri importanti: sono stati posti sotto sequestro: 7.250 chili di molluschi bivalvi (ostriche ma soprattutto 6950 chili di cozze) allevate abusivamente, nonché 38.019 chili di materiale altamente inquinante (materiale ferroso, plastica, carcasse di bombole di gas, cime di cavi, etc…). Sequestri convalidati dai Pubblici Ministeri di turno presso la locale Procura della Repubblica. Il materiale, dopo apposita pesa pubblica che ne ha certificato il peso, è stato avviato alla distruzione presso la discarica comunale. I mitili, sequestrati e distrutti, dichiarati non idonei al consumo umano dal medico dell’Asp, sarebbero stati immessi nel mercato cittadino, in spregio alle norme sanitarie, che impongono il controllo da parte dei veterinari, costituendo un pericolo per la sanità pubblica.

Alla conferenza stampa di stamattina, che ha offerto l’occasione per fare il punto sulla riserva di Ganzirri, hanno preso parte anche l’assessore provinciale al Territorio, Gaetano Duca, il dirigente del 5° dipartimento “Parchi e Riserve”, Silvana Schachter, la responsabile delle Riserve Orientate della Provincia, Maria Letizia Molino, l’assessore comunale alla Mobilità, Melino Capone, l’amministratore unico di Messinambiente, Nino Dalmazio, e il veterinario responsabile dell’Unità Operativa Area B dell’Asp di Messina, Santi La Macchia. Con il quale si è sfiorato l’incidente diplomatico, quando si è parlato dell’istruttoria avviata dalla Regione per la riclassificazione dei laghi (in particolare del lago grande). «Noi non ne sappiamo nulla – ha dichiarato stupito La Macchia – ma questa non è la sede adatta per fare polemiche».

Da Capone e Ricevuto sono giunti aggiornamenti sulle idee in corso di elaborazione a Palazzo Zanca e a Palazzo dei Leoni per dare un senso “turistico” alla Riserva. L’obiettivo è consentire ai turisti di fruire davvero, dall’interno, dei laghi, con barche a remi e possibilità di degustazione dei prodotti tipici (rigorosamente col “bollino” sanitario). Parallelamente Capone, insieme all’Atm, sta pensando all’istituzione di minibus elettrici (e dunque ecologici) con i quali poter visitare i vicoli del borgo di Faro. Tante cose, però, si sono sempre dette su Faro e sui laghi, ma oggi a farla da padroni sono solo i ratti che zampettano allegramente sul lungolago. Lo stesso Ricevuto ha ricordato: «Non dobbiamo pensare solo all’interno del lago, ma anche a ciò che lo circonda». Che non è proprio un belvedere.

(foto Dino Sturiale)

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