Malaponti (Comitato Pendolari Siciliani): «Se -in Italia- si va verso l'alta velocità, in Sicilia non si completano opere cominciate quarant'anni fa. I nostri politici dovrebbero arrossire»
Quando si parla di trasporti sembra che “Sicilia” faccia rima con “arretratezza infrastrutturale”.
E’ Giosuè Malaponti, coordinatore del Comitato Pendolari Siciliani a portare avanti questa riflessione, alla luce della rivoluzione ferroviaria che porterà in Italia l’alta velocità, che però non interesserà la nostra regione.
«I collegamenti ferroviari ad alta velocità andranno da Torino a Salerno dal cambio
orario del 12 dicembre 2009: questo è l’annuncio da parte dell’amministratore
delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, dal Meeting di Rimini di qualche giorno fa.
Questo annuncio dovrebbe far riflettere e arrossire tutta la nostra deputazione
siciliana, mentre dovrebbe far pensare e correre ai ripari i Siciliani, in
considerazione del fatto che la Sicilia anno dopo anno, viene sempre più isolata in
materia di trasporto pubblico ferroviario da parte di Trenitalia e tagliata fuori
dagli investimenti infrastrutturali ferroviari da Rete ferroviaria Italiana».
«Mentre l’Italia del centro nord corre sui binari dell’alta velocità – continua Malaponti – la Sicilia corre sui binari della lentezza infrastrutturale e su opere che da oltre quarant’anni non hanno ancora visto il loro completamento e mi riferisco alla dorsale tirrenica Palermo-Messina ed alla dorsale jonica Messina-Catania-Siracusa».
Malaponti si rivolge ai politici locali: «cosa ha fatto e/o cosa sta facendo la classe politica siciliana per ridurre questo enorme gap infrastrutturale tra nord e sud? Chiedo inoltre, ai nostri politici siciliani se hanno mai viaggiato su un treno regionale e/o su un treno a lunga percorrenza? Sicuramente mai, viste le condizioni. Desideriamo cogliere l’occasione per invitare il presidente della regione On. Raffaele Lombardo, l’assessore regionale ai trasporti sen. Nino Strano, il direttore generale del dipartimento regionale trasporti avv. Giovanni Lo Bue a viaggiare su un treno regionale, assieme a noi pendolari, per rendersi conto di persona in quale stato il cittadino-utente siciliano è costretto a viaggiare. Non è concepibile immaginare un territorio meraviglioso che tutto il mondo ci invidia in questo stato di arretratezza infrastrutturale e siamo convinti che a salvare la Sicilia non siano utili solo le campagne internazionali di promozione-turistica per attrarre flussi ma, un’attenta programmazione e realizzazione di infrastrutture viarie e ferroviarie a breve e a medio termine e di una mobilità sostenibile regionale basata non sull’offerta ma sulla domanda da parte dell’utenza».