Triennale opere pubbliche: centrodestra e opposizione ai ferri corti, oggi la possibile svolta

Triennale opere pubbliche: centrodestra e opposizione ai ferri corti, oggi la possibile svolta

Triennale opere pubbliche: centrodestra e opposizione ai ferri corti, oggi la possibile svolta

martedì 29 Settembre 2009 - 13:36

Mattinata frenetica, ieri, a Palazzo Zanca: la maggioranza con una conferenza stampa denuncia l’ostruzionismo del centrosinistra e chiede di ritirare i 300 emendamenti. Poco dopo in Consiglio il Pd li mantiene e prolunga ancora i lavori

E’ stata una lunga mattinata, ieri, a Palazzo Zanca. Una mattinata che ha visto cristallizzarsi lo scontro ormai totale tra centrodestra e centrosinistra, con sullo sfondo due dati di fatto: la paralisi del consiglio comunale, che da luglio si arrovella sul Triennale opere pubbliche ma che solo oggi ha accelerato in maniera decisa sui 312 emendamenti presentati dal Pd; la mancanza di dialogo col sindaco Buzzanca, primo e assoluto motivo scatenante dell’azione ostruzionistica dell’opposizione. La conclusione della mattinata, che ha portato al rinvio del Consiglio a questa mattina alle 10, potrebbe però aprire spiragli per una svolta, quantomeno sul Triennale. Vedremo.

Intanto ve la raccontiamo, la mattinata di ieri. Alle ore 10.30 conferenza stampa del centrodestra, con in prima fila i consiglieri Capurro, Chiarella, Conti e Ticonosco del Pdl, Muscolino dell’Udc, Tamà e Cantello dell’Mpa. Capurro sventola e mostra alla stampa alcuni degli emendamenti presentati dal Pd, tutti cambi di priorità evidentemente strumentali, come del resto ammesso dagli stessi consiglieri d’opposizione. «Sono privi di fondamento e fanno solo perdere tempo alla città – esordisce Capurro – abbiamo più volte invitato il centrosinistra a ritirarli e sebbene alcuni consiglieri siano di questa idea, sono stati mantenuti». Una sorta di denuncia, dunque, rafforzata dal concetto, espresso da Muscolino, che «così viene meno quella rinnovata collaborazione a cui tutto auspichiamo». In realtà quella del centrodestra sembra quasi una resa, che emerge dagli interventi di Chiarella («se volevate dimostrare che non siamo una maggioranza coesa, ci siete riusciti, ma adesso si lavori per la città») e di Ticonosco («il vero malessere è all’interno del centrodestra»). E se per Cantello l’opposizione vuole solo «creare confusione», Tamà pone un quesito: «Se fosse stata raggiunta subito un’intesa preliminare sulla commissione Ponte (“presa” dal Pd dopo settimane di tira e molla) questi 312 emendamenti sarebbero diventati 30, 10? E all’interno del Pd esiste un’intesa univoca?».

Con questi punti interrogativi si chiude la conferenza stampa e si apre il consiglio comunale. Il centrodestra si presenta con tutti i suoi effettivi, una presenza così massiccia non s’era mai vista. L’intenzione di Capurro e soci appare chiara e si concretizza subito dopo: bocciare a colpi di maggioranza, uno dopo l’altro, gli emendamenti del Pd. I cui consiglieri, ribadita la volontà di Caprì e Barbalace («il centrodestra non cerchi alibi addebitando a noi i ritardi d’aula, di questi emendamenti si è iniziato a discutere solo giovedì») di non ritirare gli emendamenti, ne pensano una nuova: è Calabrò a chiedere l’appello nominale per ognuna delle votazioni. Il che significa allungare all’infinito i lavori. Scontro aperto e su tutti i fronti, dunque. Si continua per qualche ora, dopodiché la decisione formale, quella di rinviare i lavori a domani, che ne nasconde un’altra, che il centrosinistra prenderà in queste ore, di mettere fine a questa commedia dell’assurdo con una “soluzione finale”. Il ritiro degli emendamenti? Lo scopriremo più tardi.

s.c.

(foto Dino Sturiale)

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