L'addebito mosso dal presidente del Consiglio regionale rispetto al capoluogo regionale, la 'sua' Catanzaro: strategia poco chiara, per il 'big' leghista
REGGIO CALABRIA – «Definite le liste per le elezioni del 25 settembre, dopo giorni intensi di discussioni e rifiniture, osservo con rammarico misto a incredulità, che i vertici del centrodestra hanno tenuto in poco conto l’esigenza del capoluogo della Calabria di essere adeguatamente rappresentato in Parlamento.
Infatti, in posizione utile per l’elezione, su mandato di un territorio così importante, c’è un solo candidato espressione di Fdi. Nessuno di Forza Italia e neppure della Lega, pur esprimendo quest’ultima forza politica, l’unico consigliere regionale di Catanzaro.
Nessuna speranza di eleggere, nelle file della Lega, un deputato o senatore, da parte di un’area che è magna pars del baricentro del sistema-Regione e che, quando si è rinnovato il Consiglio comunale di Catanzaro, ha ottenuto, con le due liste civiche ad essa riferibili, ben 6.500 voti e cinque consiglieri».
Ma perché questo rimpianto espresso da un Mancuso al quale invece, nelle settimane scorse, è stato rinfacciato – talora pure con toni aspri – di non volersi impegnare abbastanza in campagna elettorale e tantomeno con la disponibilità a candidarsi personalmente? «In sostanza, da ciò che emerge, sembrerebbe che nelle aree dove più, in Calabria, la Lega ha avuto buoni risultati, meno si è scelto di rappresentarle, deludendo le aspettative di militanti, simpatizzanti, elettori e dei relativi territori. A pensar male si fa peccato, diceva Andreotti, ma spesso ci si azzecca. Tuttavia, se non c’è stato alcun intento iniquo o discriminatorio, sarebbe bene si chiarisse qual è la strategia che ha orientato le scelte, al momento sottotraccia e poco intelligibile».