Ponte e sicurezza sismica, la prudenza non è mai troppa

Ponte e sicurezza sismica, la prudenza non è mai troppa

Marco Olivieri

Ponte e sicurezza sismica, la prudenza non è mai troppa

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mercoledì 29 Gennaio 2025 - 19:25

Il dibattito sulla grande opera e la necessità di tutelare un equilibrio già messo a dura a prova nel passato

di Marco Olivieri

Il tema ponte sullo Stretto è destinato ancora a occupare lo spazio mentale dei messinesi e degli italiani. Si vedrà, nei prossimi mesi e anni, se occuperà anche una dimensione concreta. Però già si può rilevare che, a fronte delle continue rassicurazioni espresse da Webuild e società Stretto di Messina, la necessità di agire con cautela e prudenza è una priorità. E i temi fondamentali sono due, su tutti. Ancora prima di quello non secondario della gestione di una città già così problematica. Il primo è la sostenibilità ambientale. E la tutela di un patrimonio simbolico e reale così potente come lo Stretto. Le più di sessanta prescrizioni, legate al via libera ambientale, non hanno sciolto questo nodo.

Il secondo argomento è quello della sicurezza sul piano sismico. Nonostante le delucidazioni tecniche, sempre da parte di Webuild e Stretto di Messina, rimangono in mente alcune dichiarazioni di esperti, rilanciate dal programma Report. Ha sottolineato Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, massima autorità in campo sismico in Italia, in questo periodo al centro di polemiche con la società Stretto di Messina: “Che il ponte insista in un’area logicamente viva, e che sia una struttura che possa essere area epicentrale (zona interessata e coinvolta da un sisma, n.d.r.), non ci sono dubbi. Facendo una ricostruzione della sismicità che è avvenuta dal 1908 a oggi, prendendo Villa San Giovanni come centro, per un raggio di 40 chilometri, noi come Istituto abbiamo registrato oltre seimila terremoti”.

“Servono maggiori studi sismici per verificare la fattibilità del ponte”

La risposta di Pietro Ciucci, l’amministratore delegato della Stretto di Messina, è stata che non si tratta di una faglia sismogenetica“. Ovvero, non sarebbe in grado di produrre terremoti. Ma il presidente Doglioni ha manifestato più volte la necessità di maggiori studi per verificare la fattibilità del ponte. Soprattutto ha chiesto che venissero utilizzati “coefficienti di accelerazione più alti per verificare il rischio sismico”.

L’ingegnere de Miranda: “Sulle faglie la Stretto di Messina contraddice il progetto”. E la risposta della società

A sua volta, l’ingegnere e progettista Mario de Miranda afferma all’Ansa Sicilia: “Sulle faglie la Stretto di Messina contraddice il progetto. Nel disegno di progetto (numero PB_0010, n.d.r.) si mostra chiaramente la presenza di una faglia sotto il pilone lato Calabria definita ‘certa’. E qualificata come ‘attiva’. E in un altro (numero AMW_3010, n.d.r.) si mostra chiaramente che l’area in cui cade la faglia e la fondazione del pilone lato Calabria è definita area di faglie attive”. La società Stretto di Messina aveva già risposto sul tema, spiegando che il documento AMW_3010 riporta la carta di microzonazione Calabria – Comune di Villa San Giovanni, basandosi sul catalogo delle faglie capaci redatto da Ispra (Ithaca). “Per quanto riguarda le faglie di Cannitello e di Pezzo presenti nel catalogo Ithaca, occorre precisare che l’Inventario delle Faglie Attive e Capaci in Italia (Catalogo Ithaca a cura di Ispra) è un prodotto di sintesi a carattere meramente bibliografico”.

La tutela sismica e ambientale devono avere sempre la prevalenza

Anche su questo ci saranno pareri contrapposti. Ma, come nel caso giuridico del principio d’innocenza, la tutela dai pericoli sismici e di ogni altro tipo, compresa quella ambientale, deve avere la prevalenza. E ogni approfondimento, fatto da realtà autorevoli e neutrali, è fondamentale. In più, tocca alla politica avere un “piano b”, un progetto di modernizzazione della Sicilia e del sud alternativo a un’opera così invasiva. Infrastrutture e reti di collegamento che in pochi anni rendano il Meridione e l’Isola davvero competivi a livello mondiale.

Il ponte e un quid in più di giudizio e prudenza

Insomma, nel dibattito che si è animato, non va mai dimenticata la necessità di tutelare un equilibrio già messo a dura a prova nel passato. Pensiamo ai frequenti scempi ambientali e agli attacchi alla bellezza della natura. Avere un quid in più di giudizio e prudenza, e saper prevedere soluzioni meno impattanti, non è una questione di poco conto.

Nella foto Carlo Doglioni, dal programma Report.

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3 commenti

  1. Mi chiedo come hanno fatto in Giappone, una delle zone del pianeta a maggior rischio sismico, a costruire ponti come l’Akashi Bridge, grattacieli e ferrovie avanguardistiche. Mi chiedo come mai in un’area fortemente antropizzata come quella della cosiddetta riserva di capo peloro, all’interno della quale sono presenti abitazioni di tutte le fattezze, locali commerciali, uffici postali, bar, ristoranti, supermercati, un’area nella quale circolano e parcheggiano liberamente autoveicoli di tutti i tipi a due passi dal mare, si parli di tutela ambientale con tale foga come se fosse un paradiso naturale? Ma l’avete mai vista una vera riserva naturale?? Perché tutti questi ambientalisti, per esempio, non insistono per creare il Parco dei Peloritani, area realmente in gran parte incontaminata?
    Io non so se il ponte tecnicamente si possa realizzare, ma se dovesse essere possibile occorre realizzarlo senza alcun dubbio e nel modo migliore possibile.

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  2. Forse Antonio in Giappone INGV (loro) è stato coinvolto.
    Qui sembra che vogliano fare tutto di testa loro.
    Forse in Giappone non hanno un ministro delle infrastrutture che al question time della camera era assente, ma che nello stesso momento pubblicava contenuti sui social.
    Forse in Giappone non hanno neanche la lunghissima storia di corruzione che abbiamo noi in Italia.

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  3. Arcistufo 2.0, se sommiamo i fattori Salvini+sud+corruzione allora tanto varrebbe fermare qualsiasi opera pubblica per un decennio, solo per precauzione, e lasciare Messina a marcire in particolare. Se invece si iniziasse a pensare al Ponte come opportunità di realizzare un collegamento stabile tra le due coste, possibile vettore per l’alta velocità, elemento di unione geopolitica con il resto dell’Europa anche funzionale ad un maggiore “controllo” dell’area mediterranea e del Canale di Sicilia, ecco che forse invece di insistere a guardare il dito potremmo iniziare a scorgere la luna, indipendentemente da Salvini e sodali. Tra l’altro, personalmente, ho una considerazione talmente bassa delle istituzioni di questo Paese che non mi stupisce che un privato provi “a fare tutto da sé”, giusto o sbagliato che tale atteggiamento possa apparire.

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