Report Fedespedi: largamente positivi (in controtendenza rispetto ai competitor) pure i dati relativi al fatturato. I nei? Indebitamento e capitalizzazione
GIOIA TAURO (RC) – Clamoroso risultato operativo del porto di Gioia Tauro. Secondo quanto evidenziato dal rapporto pubblicato in queste ore dal Centro studi Federspedi I terminal container in Italia: un’analisi economico-finanziaria, il porto di Gioia Tauro lo scorso anno ha sfondato il muro dei 3 milioni di container movimentati su base annua.
Mega-incremento in controtendenza
La società che gestisce il porto container gioiese, Mct (Medcenter container terminal) – evidenzia la ricerca – si segnala così per un abbacinante +26,6% rispetto all’anno precedente.
Le compagnie marittime, peraltro, negli ultimi anni sono protagoniste di processi d’integrazione verticale della filiera logistica: questo dato le porta a tenere in massima considerazione dal punto di vista strategico la movimentazione dei contenitori su scala anche internazionale.
Il report annuale Fedespedi analizza i fondamentali economico-finanziari delle società di gestione degli 11 principali terminal italiani. Questi 11 porti, nel loro complesso, nel 2020 hanno spostato 8 milioni 850mila teus, ossia il 79% del totale nel Paese (10 milioni 867mila teus), globalmente facendo registrare un incremento dell’1,6% rispetto al 2019.
E il “rotore” di questa variazione positiva, a dispetto della pandemia, è stato proprio il porto di Gioia Tauro, riuscito a tornare sopra i 3 milioni di container movimentati, insieme a quello di Salerno che – con altri volumi – fa registrare un ottimo incremento del 47,2 per cento.
Dati chiaramente in controtendenza: basta guardare alla morigeratissima crescita dello scalo di Napoli (+1,4%) e al secco smottamento imbroccato dal maggior porto container del Paese, quello di Genova (-13,4% al Sech, -13,5% a Voltri).
Fatturato-boom!
Il fatturato degli 11 porti monitorati da Fedespedi ammonta in totale a 663,8 milioni di euro: -6,4% rispetto al 2019.
Anche qui, quello del sito portuale gioiese è un risultato decisamente in controtendenza rispetto alla media-Paese: Gioia Tauro aumenta i ricavi di uno stratosferico 27,2% (Salerno solo del 10,2%; “giganti” come Genova cedono terreno dal 10,7% per il Southern european container hub al 14,5% per Voltri terminal Europa).
Il dato, tuttavia, va temperato alla luce dell’enorme – rispetto agli altri scali – quantitativo della forza-lavoro, il che naturalmente incrementa i costi relativi al personale.
Il neo: forte sottocapitalizzazione
Non mancano, in tutti i casi, i nei.
Per esempio, il leverage: come da grafico qui accanto, il rapporto tra le passività totali e i soli “mezzi propri” – valore che esprime il grado di dipendenza dal capitale di terzi per finanziare le attività aziendali – ci mostrano Gioia Tauro come il sito portuale più in difficoltà di tutti, con un leverage (6,48) più che doppio rispetto al “livello di guardia” (3) considerato indicatore di una chiara sottocapitalizzazione.
Non è un caso se sempre il porto tirrenico è anche quello nettamente in testa nella poco ambita classifica relativa all’indebitamento bancario, in cui i dati di riferimento sono la risultante del rapporto tra debiti finanziari totali e capitale proprio.