Posta non recapitata a Messina, a processo i 6 impiegati di via Olimpia

Posta non recapitata a Messina, a processo i 6 impiegati di via Olimpia

Alessandra Serio

Posta non recapitata a Messina, a processo i 6 impiegati di via Olimpia

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sabato 21 Settembre 2019 - 11:22

Rinviati a giudizio i 4 dirigenti e i 2 portalettere di Poste Italiani denunciati dalla Polizia per la posta al macero anziché recapitata

Vanno tutti sotto processo i sei impiegati dell’ufficio di Poste Italiane di via Olimpia, denunciati dalla Polizia perché mandavano al macero la corrispondenza anziché recapitarla. Un modo “furbo” per intascare i “premi produttività” riconosciuti dall’azienda senza “sbattersi” più di tanto.

Ieri il giudice per l’udienza preliminare Eugenio Fiorentino ha ritenuto necessario il vaglio processuale per stabilire se i sei sono colpevoli o meno e, accogliendo la richiesta del PM Antonio Carchietti, titolare del caso, ha rinviato a giudizio l’ex direttrice Angela Cingari, i capisquadra Giuseppe Scarcella e Alfio Chiarenza e il portalettere Marco Ciraolo – sospesi a maggio scorso per interruzione di pubblico servizio e truffa aggravata – Domenico Giacoppo e Carmela Perrone.

La prima udienza davanti al giudice monocratico è stata fissata al 19 ottobre del prossimo anno. Tra le parti civili, oltre a Poste Italiane, c’è un altro portalettere allora in servizio nel centro di smistamento della zona nord cittadina, sul quale altri due colleghi hanno cercato di far ricadere la colpa dei disservizi segnalati a più riprese dai tanti cittadini ai quali non arrivava corrispondenza importante.

Proprio le tante proteste hanno spinto la Squadra Mobile, nel 2017, ad occuparsi del caso. Così gli investigatori di Franco Oliveri, ex capo sezione, oggi in pensione, hanno messo sotto controllo il centro e rinvenuto, da un rigattiere della zona sud, oltre 500 plichi postali che in teoria avrebbero dovuto essere stati consegnati.

Leggi qui I DETTAGLI dell’indagine

Venivano tutti dal centro di via Olimpia. Le intercettazioni telefoniche hanno poi consentito di restringere il cerchio dei sospettati alle sei persone che ora si dovranno difendere davanti al giudice, difesi dagli avvocati Nino Favazzo e Andrea Borzì.

In pratica gli impiegati certificavano come recapitata, e in fretta, una gran mole di posta che in realtà andava al macero senza mai arrivare al destinatario, così da aver riconosciuti i premi produttività.

Le proteste degli abitanti della zona nord e le denunce sindacali in questi anni si sono susseguite numerosissime. Qui in allegato potete leggere le prime segnalazioni, raccolte dal nostro giornale, risalenti addirittura al 2012.

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Un commento

  1. PROF. ARISTOGITONE 22 Settembre 2019 14:41

    Ora capisco perche’ non mi è piu’ arrivata posta in quel maledetto periodo. E devo ringraziare costoro perchè grazie alle loro furbate ho perso documenti, l’iscrizione ad una comunita’ e posta varia.

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