Con un'interpellanza trasmessa ai Ministri ai Trasporti e al Lavoro, il deputato del M5S accende i riflettori sui traghetti che navigano nello Stretto
I contratti dei lavoratori marittimi di Rfi sullo Stretto di Messina finiscono sui tavoli del Ministro ai Trasporti De Micheli e del Ministro del Lavoro Catalfo. Con un’interpellanza, il deputato alla Camera Luciano Cantone punta i riflettori su quella che definisce “una delle categorie più martoriate in ambito lavorativo, i marittimi, costretti pur di lavorare a accettare contratti precari in violazione dell’ordine giuridico e incidendo in modo del tutto ingiustificato sulla spesa pubblica”.
“I reclami dei lavoratori del comparto sono legittimi e già lo scorso luglio la Commissione Ue ha sollecitato l’osservanza della direttiva e l’applicazione delle relative sanzioni. Se non lo ha ancora fatto, ora intervenga lo Stato” dice il portavoce del Movimento 5Stelle.
Le accuse rivolte sono gravi: “L’abuso di contratti a tempo determinato di Rfi per coprire le carenze di organico degli equipaggi sulle navi in servizio sullo Stretto di Messina va avanti fin dal 1995, tanto che a oggi ufficiali di macchina e personale con altre qualifiche sono costituiti praticamente solo da precari. Inoltre Rfi sta ripetutamente utilizzando l’ufficio di collocamento “Gente di mare” come se fosse un suo dipartimento privato, attraverso chiamata dal turno generale con stipula di contratti (prima) a viaggio e (poi) a tempo determinato per 78 giorni come “clausola di sicurezza”, in palese non conformità all’art. 326 del codice di navigazione”.
“Non solo – aggiunge Cantone – le violazioni dei principi della direttiva 70/99/CE, relativa al lavoro atipico nel settore pubblico e privato, e dell’art. 19 del Ccnl, sono evidenti, così come le esigenze permanenti e durevoli della società di armamento. Non sono mancati i contenziosi: la Corte di giustizia dell’UE, con la sentenza Fiamingo del 3/7/2014 ha riconosciuto l’applicabilità della direttiva 70/99/CE al lavoro marittimo, con conseguente obbligo di osservanza per lo Stato e le società pubbliche e contestuale rinvio al giudice nazionale per l’interpretazione conforme.
Nel 2015 sono stati proprio i lavoratori a chiedere alla Capitaneria di porto di verificare il numero di marittimi imbarcati ogni anno e la singola qualifica, dimostrando senza possibilità di errore che gli imbarcati con contratti a tempo determinato erano ben superiori al 18% di quelli a tempo indeterminato, in violazione alla clausola di contingentamento prevista dal Ccnl. Nonostante RFI sia stata condannata a convertire molti contratti di lavoro e corrispondere le retribuzioni maturate ai lavoratori, anche per somme di notevole importo tanto da aver subito il pignoramento della nave Logudoro (procedura ancora in essere), sta perseverando nell’abuso e stipula di contratti a termine”.