La società Navalmeccanica ha seguito una filosofia aziendale improntata al rispetto della legalità e della sicurezza e le ordinanze di sospensione dell'attività emanate dal Comune sono state sospese da un ricorso al Tar.
Dall’avvocato Alessandro Billè, legale della Navalmeccanica Pavone srl di via Aspa, riceviamo e pubblichiamo le richieste di chiarimenti in merito alla puntata de L’Appeso di Alessandro Silipigni pubblicata su Tempostretto.
“La società da me rappresentata si è suo malgrado dovuta riconoscere in alcuni passaggi del servizio relativo alle presunte emissioni provenienti da officine meccaniche operanti ed attive, tra l’altro, nella Via M. Aspa, atteso il riferimento del giornalista ad attività di cantieristica navale, che in quel contesto sono svolte esclusivamente dalla Navalmeccanica Pavone.
La circostanza ha nuociuto non poco all’immagine di un’impresa che opera nel settore da generazioni ed è titolare di importanti commesse da parte di aziende marittime a partecipazione pubblica di primaria importanza nazionale ed ha conseguentemente ingenerato il serio timore che da cattive quanto infondate “referenze” ammannite da un cittadino scarsamente informato, possa derivare un serio pregiudizio per il ragguardevole livello occupazionale che garantisce stabilmente la sopravvivenza di numerose famiglie, se non addirittura per il futuro stesso dell’attività.
E' per questa ragione che riteniamo opportuno fare i dovuti distinguo e le dovute precisazioni, essendo necessario fugare ogni dubbio circa la condizione di piena legalità e trasparenza, oltre che di rispetto per la sicurezza dei lavoratori, dell’ambiente e dei cittadini, in cui opera la società da me rappresentata.
Ciò a fortiori, poiché con il servizio in questione, nel dare voce alle lamentele di alcuni cittadini, si è preteso di fornire – attraverso la loro opinione – una informazione circa il presunto mancato rispetto della legge da parte delle imprese che esercitano la loro attività in Via Aspa, che, al contrario, si è rivelata una grave forma di disinformazione a solo danno dei miei assistiti.
Non risponde, assolutamente al vero, infatti, come appurato negli atti ufficiali di più Enti Pubblici che di seguito si indicano, che all’attività della Navalmeccanica Pavone – che non è industria – siano applicabili le disposizioni di legge citate nell’intervista, né è corrispondente a verità che gli accertamenti relativi alle immissioni denunciate (rivelatesi inesistenti) siano stati svolti in maniera superficiale e che una diversa modalità di accertamento avrebbe sortito un diverso esito delle decisioni del TAR.
Trattasi, in realtà, di materia disciplinata da specifiche normative di settore la cui corretta applicazione non può di certo essere giudicata da un comune cittadino che si erge ad interprete della legge.
Innanzitutto, si evidenzia come, almeno dal 2009, è stato certificato dalla Usl – Dipartimento di Prevenzione SPRESAL U.O.S. Controllo e Vigilanza che “per l’attività di saldatura e smerigliatura svolta all’interno della suddetta attività lavorativa, non vi siano obblighi a carico della ditta per quanto concerne la disciplina del D. Lgs. 152/06 in materia di emissioni in atmosfera.
Ma, si rappresenta, al contempo, come la Navalmeccanica Pavone s.r.l. non si sia accontentata di essere in regola con le norme in materia ed abbia, a partire dal 2015, migliorato la zona dedicata alla saldatura mediante l’installazione di una piccola cappa con sistema di filtrazione a carboni attivi e reimmissione all’interno dell’ambiente di lavoro, come accertato con sopralluogo del 29/07/2015 da parte dei Funzionari della Provincia Regionale di Messina VIII Direzione Ambiente e chiarito in una nota (del 30 Luglio 2015) a firma del Dirigente Arch. Gabriele Schifilliti, indirizzata, tra gli altri, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina.
Ancor prima, in data 25.05.2015, l’impresa Pavone si è premurata di sottoporsi alle verifiche dell’ente di certificazione “Sicurezza 81 s.r.l.”, che ha rilasciato documento di valutazione rischi ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 9 Aprile 2008 n. 81 (T.U. Sicurezza sul Lavoro).
Nonostante l’evidente filosofia aziendale, improntata al rispetto della legalità e della sicurezza, tuttavia, il Comune di Messina si è peritato per ben due volte nel tentativo di stroncare l’attività di un’impresa attiva in un settore strategico per lo sviluppo commerciale e turistico della città, come la cantieristica navale, emettendo due ordinanze di sospensione dell’attività lavorativa della Navalmeccanica Pavone s.r.l., sul presupposto di presunte emissioni nocive, già accertate, per due volte, come inesistenti dagli enti pubblici sopra indicati.
Entrambe le ordinanze – la prima notificata in data 5 Maggio 2015 e la seconda in data 7 Ottobre 2015 – sono state sospese, rispettivamente, dal C.G.A. e dal Tribunale Amministrativo Regionale di Catania – per carenza di istruttoria e per evitare grave ed irreparabile pregiudizio all’impresa, non ravvisando alcun pericolo per l’igiene e la salute.
Non è chi non veda come – a prescindere dal contesto generale cui il servizio televisivo in oggetto si riferiva – la Navalmeccanica Pavone sia un impresa che agisce ed opera nel rispetto delle regole è come tale merita di essere riconosciuta, non senza manifestare un comprensibile rammarico per essere ingiustamente additata come impresa che merita di essere castigata, piuttosto e giustamente, come fiore all’occhiello (ormai una rarità) delle aziende che operano nell’inopinatamente martoriato settore delle cantieristica navale.