Il presidente Carmelo Picciotto auspica che la soluzione trovata per la Camera di Commercio possa essere applicata anche per altri enti statali che rischiano di andare via da Messina, a partire dalla Corte d'Appello
“Autorità Portuale, Camera di Commercio, Banca d’Italia e adesso la Corte d’Appello. Messina si appresta a subire l’ennesimo scippo a vantaggio di altre realtà siciliane che, al contrario, continuano a mantenere importanti presìdi dello Stato e, in alcune circostanze, rafforzano le posizione già esistenti”. Il presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto, ricorda che “se è vero che la nostra resistenza porterà a mantenimento della Camera di Commercio nella città dello Stretto, allora è fin troppo evidente che è passato un principio fondamentale: una città metropolitana perché sia tale, non può esistere senza i tradizionali uffici dello Stato. I presìdi dello Stato garantiscono ad un comunità ampia come quella di Messina, i servizi imprescindibili di cui la popolazione ha bisogno, senza doversi sobbarcare ulteriori oneri. Il discorso vale per tutti indistintamente, anche per i professionisti, come nel caso degli avvocati costretti ad emigrare altrove se passerà questo assurdo progetto”.
Picciotto raccoglie l’invito del presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, a sostenere la battaglia in difesa della Corte d’Appello di Messina. “Impensabile che Caltanissetta, guarda caso, una piccola comunità possa avere la Corte d’Appello, e Messina no – conclude il presidente di Confcommercio – . Ritengo che debba passare il principio da noi sostenuto e diventato un emendamento alla legge sul riordino delle Camere di Commercio in Italia, e che prevede la necessità imprescindibile di avere la sede dell’Ente camerale nelle città metropolitane. Lo stesso principio deve valere per la Banca d’Italia, l’Autorità portuale e la Corte d’Appello”.