"La pasta al forno nun si pò fari cusì? Ma cu tu dissi: la cambiamo!". Simonetta Agnello Hornby, a Messina per firmare le copie del suo nuovo libro "Il pranzo di Mosè", incanta i lettori intervenuti alla libreria Bonanzinga.
"Il pranzo di Mosè" è il libro che accompagna l'omonima trasmissione in onda da qualche settimana su Real Time. Una trasmissione che non è prettamente di cucina, anche se si danno delle ricette, e che non è di costume. Si tratta di uno spaccato molto familiare, intreccio di storie e di piatti di casa Agnello.
Lunedì, alla libreria Bonanzinga, è intervenuta Simonetta Agnello Hornby per incontrare i lettori e firmare le copie della sua ultima pubblicazione "Il pranzo di Mosè".
Il protagonista, più che Simonetta Agnello Hornby è Mosè, la tenuta di famiglia.
Mosè si trova a pochi chilometri da Agrigento, comprata all'inizio dell'Ottocento dal trisnonno della mamma di Simonetta Agnello, voluta fortissimamente dal padre di Simonetta, che la fece rinascere dopo i danni dei bombardamenti, e goduta da tutta la famiglia, come centro nevralgico dello stare insieme, della condivisione, della famiglia stessa.
L'autrice, coadiuvata dall'attenta Daniela Bonanzinga, si è intrattenuta con ognuno, raccontando episodi della sua vita personale e ricette con uguale calore, entrando in sintonia con ogni lettore, un flusso continuo di storie e di pietanze…
Ha raccontato la cucina di casa sua, una cucina intesa come evoluzione, gli adattamenti dovuti al bisogno oltre che all'estro: "La pasta al forno nun si pò fari cusì? Ma cu tu dissi: la cambiamo!"
Ha spiegato con attenzione ad un collega giornalista come cuocere un uovo fritto, destando i commenti delle signore intervenute, un confronto continuo…
Tra un consiglio sulla caponata e un libro dedicato a mogli, figlie e sorelle di qualcuno dei presenti, Simonetta Agnello Hornby risponde alle domande di Tempostretto.
Dal suo ultimo libro "il pranzo di Mosè", come da "Un filo d'olio" traspare l'amore per Mosè (la tenuta della famiglia Agnello in cui si trascorrono le vacanze estive da 5 generazioni), per la campagna, i pranzi, le tavole imbandite… Ma lei a Londra cosa cucina? Cosa mangia?
"Io cucino esattamente quello che si cucina in Italia, trovo tutto, a parte certo la tuma e alcuni tipi di pesce. Non trovo le sarde, prendo sgombri, grossi, ma pur sempre sgombri. Certo le melanzane le compro al supermercato, non posso farne a meno…"
"…Ho spesso gente a pranzo, e mi piace mantenere sempre l'ordine delle pietanze, non è rigore, perché la parola "rigore" ti fa sentire in colpa, uno deve godere mangiando…"
E quando lei organizza per i suoi ospiti, che sia a Mosè o a Londra, è il cibo che si adatta all'ospite o gli ospiti si adattano al cibo?
" Il concetto di mia madre era che la padrona di casa deve pensare al benessere dell'ospite, per cui…
Inoltre io ho letto Brillat-Savarin (gastronomo francese dell'Ottocento) per cui devo pensare agli ospiti che vengono. A casa nostra abbiamo sempre avuto un paio di pietanze vegetariane, innanzitutto perché ci piacciono, e poi perché c'è gente che non mangia carne.
Io, per esempio, non preparo un pranzo vegetariano se la gente viene a mangiare e non mi avvisa prima, io non chiedo mai, se vogliono gli ospiti me lo dicono".
"A chiederlo si rischia che ognuno dica la sua e che io non cucini più…", aggiunge con una risata, "… a casa Hornby se non chiedono non hanno, se chiedono cibo speciale in qualche modo li si accontenta."
"Si diceva che mio nonno fosse intollerante al formaggio, non mangiava formaggio, mia nonna aveva un da fare a cucinare la roba senza formaggio solo per lui… sulle sue cose cui si mettevano stecchini per segnare…
Per evitare di mangiare la roba del nonno?
"No, macché! Per sapere che erano senza formaggio, perché nessuno di noi voleva la roba senza formaggio!"
"Una volta mamma lo dimenticò e cucinò tutto col formaggio, lo mise in tutte le pietanze… La cameriera la chiamò e le chiese cosa fare. La mamma rispose: "Tentiamo", e mise stecchini su sette cose "a muzzo".
Mamma a tavola era preoccupata, lo osservava, mamma voleva molto bene a nonno, ma… non successe nulla. Nonno non ebbe nessun problema. E da allora mamma non cucinò mai più roba a parte per nonno.
Ma la cameriera diceva sempre alla mamma: "Baronessa deve mettere lei gli stecchini, 'nsamà Dio sta male!
Nonno visse benissimo mangiando sempre tutto col formaggio!"
Cosa non può mancare in un bel pranzo?
"Innanzitutto la tovaglia da tavola. Ci deve essere una tovaglia. Non importa che sia bella, ricamata o preziosa. Basta che sia ben stirata. Vede, la tovaglia è importante, unisce, io non sopporto la moda di queste tovagliette individuali in cui ognuno ha il suo spazio. La tavola deve essere unica. E per fare questo ci vuole una tovaglia ben stirata, anche se è vecchia, logora, "ripizzata", come lo sono alcune mie, deve essere ben stirata, e poi ci vuole un bel centrotavola. A me piace mettere un bel vasetto di basilico, gli metto l'acqua prima del pranzo, così il profumo del basilico "sbummica" e fa godere gli invitati…"
Com'è nata l'idea della trasmissione televisiva?
"Me l'ha proposto Discovery, io non ci avevo pensato completamente…"
Come ci si è trovata in questa avventura televisiva?
"E' stata una bella esperienza per due motivi, cioè per due persone: i "Pesci combattenti" (la società di produzione) a cui è dedicato questo libro, sono due fratelli, Cristiana e Riccardo, e hanno conquistato mio cugino Silvano e mia sorella, sono stati gentili, educati, non intrusivi, delicati.
Molto diversa come esperienza da quelle avute in passato con altre troupe televisive, anche in Inghilterra… E'stato anche stancante perché ripetere la stessa frase 17 volte non è piacevole per nessuno e se un filo d'olio aggiusta tutto e ti mangi un boccone, tre fette di pane, la pancia piena… Rifare una strada tante volte perché il sole va e viene…"
Come definirebbe la sua trasmissione, non è una classica trasmissione di cucina, di quelle che fioriscono in questi anni in tv? Come si colloca?
"Non lo so. Non ne ho idea di come la definirei, io non guardo la televisione, quindi non conosco le trasmissioni di cucina. Io guardo la tv quando stiro, però è poco perchè stiro spesso e quindi per poco tempo alla volta. Non ho mai avuto il tempo di guardare la televisione, a casa nuova non l'ho messa ancora. E poi di solito guardo la tv inglese. Il telegiornale di tanto in tanto, ma niente di più…"
"Certo mi dispiace, potevo dire che un po' la guardo…", conclude con un sorriso.
E, tra un saluto e una pasta di mandorla, torna a firmare i libri dei lettori in fila…
Mimma Aliberti