Un libro concreto, che spazia dalla visione storica, ma mai nostalgica, del passato all'analisi della crisi per indicare le possibili strade per un futuro completamente nuovo
Se guardiamo Messina attraverso le pagine del libro “La città ad un passo da noi”, di Michele Limosani (edizioni Di Nicolò), ci appare come uno scrigno chiuso, che basta aprire per svelare doni che non pensavamo neanche di avere, antiche eredità, radici dimenticate, tesori rimasti a lungo nascosti.
Attraverso la formula dell’intervista con il giornalista Fabio Bonasera, lo scrittore spazia da una visione storica, ma mai nostalgica, della città, all’accurata analisi di una profonda crisi fino allo sguardo prospettico di un presente diverso per un futuro completamente nuovo. Non a caso il professor Limosani, docente di Politica economica e Pro Rettore, nonché tra i più attivi protagonisti del dibattito economico e politico cittadino, cita George Berkeley: “Alcune verità sono così vicine a noi e così evidenti che basta aprire gli occhi per vederle”.
Se i nostri occhi sono chiusi è per l’indolenza, per l’incapacità che abbiamo di ritrovare un orgoglio sopito nel tempo ma anche per una certa superbia che ci spinge a ritenerci diversi da come in realtà siamo ed a disprezzare “il vicino”, sia esso quello di casa che quello di “territorio”.
Non c’è tema che Limosani non affronti in questo libro, ma soprattutto non c’è settore o vicenda per la quale non provi a tracciare una soluzione, un percorso da intraprende, un destino diverso rispetto alla situazione attuale.
Il punto di partenza, come spesso ha dichiarato è “Messina città malata”, incapace di generare opportunità di lavoro su larga scala e di creare le condizioni per migliorare la qualità della vita. La crisi ha origini lontane ed anche precise responsabilità da parte di una borghesia locale che ha “cambiato volto”, trasformandosi da produttiva in assistita, passando dalla produzione alla rendita. Un patto politico scellerato firmato nel dopo terremoto ma più volte confermato con la complicità della classe politica e dirigente. Le ricchezze da rendita si sono consolidate grazie al duplice controllo della spesa pubblica e del potere politico. Un’alleanza che continuiamo a pagare e che soprattutto ha letteralmente cancellato la classe media.
“Il ceto medio ha creato la società moderna fondata sull’economia di mercato, sullo Stato nazionale e sulla libertà dell’individuo e soprattutto ha inventato la democrazia- scrive Limosani- La città ha bisogno della sua classe media, ma di una classe dinamica, in grado di mettersi in gioco, di contribuire sul piano delle idee, degli investimenti”.
La rinascita non è né impossibile né lontana. E’ sotto il nostro sguardo ed è nelle nostri mani.
Nei capitoli successivi la visione del futuro parte da un presente che ci ostiniamo a non guardare: il porto, lo Stretto, il Mediterraneo. Sì quel mare che per gran parte di altre realtà (Grecia, Spagna, Portogallo, Egitto), è diventato strumento di sviluppo.
Siamo città cerniera ma anche città ponte, siamo città dell’accoglienza e dei servizi.
E Limosani non guarda solo al mare, ma ad un sistema integrato con i Parchi, con le colline, con tutto ciò che rappresenta la nostra “unicità”.
Il raddoppio del Canale di Suez è stata la vera rivoluzione nel campo del traffico internazionale delle merci. Solo l’Italia non lo ha capito, solo la Sicilia non ha rivendicato un ruolo centrale, solo Messina non è stata in grado di capirne le straordinarie opportunità.
Ce lo diciamo da tempo, ma il dibattito non supera i confini delle sale convegni, non entra nelle stanze della politica.
Nell’intervista Limosani tocca tutti i temi, dall’Autorità Portuale all’accorpamento con Gioia Tauro, al Ponte sullo Stretto “la madre di tutte le infrastrutture”, alla questione dei migranti, fino alla sicurezza ed ai distretti produttivi, senza dimenticare la rigenerazione delle periferie. Ma è il porto il cuore della rinascita. Il porto ed il mare.
Urge una rivoluzione copernicana nei rapporti Regione-territorio, ma soprattutto serve ritrovare l’identità. Solo così argineremo la fuga dei giovani.
E’ un libro concreto, non lascia spazio al pessimismo e non indulge in facili assoluzioni o generiche strategie, indica strade, ostacoli, canali di finanziamento. Soprattutto mette al centro di ogni possibile rinascita l’uomo. Se non cambiamo noi non potrà cambiare Messina.
Come scrive il professor Dario Caroniti nella prefazione: “E’ necessario che il lavoro di Limosani funga da chiamata alle armi della cultura per quanti devono, per interessi e capacità, coinvolgersi in un dibattito che porti alla redazione di un’agenda politica per lo sviluppo dello Stretto e della Sicilia”.
La Città a un passo da noi è quella Città Metropolitana che sogniamo e che soltanto noi, ogni giorno, possiamo rendere reale.
Rosaria Brancato