I 26 dipendenti, che al momento non sono ancora licenziati ma neanche in mobilità e dunque senza sussidi, oggi hanno impedito l'accesso agli stabilimenti di un camion che probabilmente doveva iniziare a ritirare parte dei macchinari. Lunedì avranno un incontro in Prefettura.
Hanno trascorso le ultime settimane a presidiare giorno e notte l’ingresso dello stabilimento in cui hanno lavorato per una vita. Oggi la rabbia è esplosa quando hanno visto arrivare un tir che con molta probabilità doveva entrare a ritirare i macchinari. Macchinari che per loro, al momento, sono l’unico appiglio ad un lavoro che non hanno più. I 26 dipendenti della Sicilia Limoni non si arrendono e difenderanno con le unghie e con i denti quello che si stanno vedendo strappare via. Lo scorso 2 gennaio, mentre tutti erano in ferie per la pausa natalizie, a sorpresa arrivarono le lettere di licenziamento. Un fulmine a ciel sereno per gli operai che sapevano di aver già pronte delle commesse per il nuovo anno, che erano sicuri di lavorare in una realtà che non ha pagato come molte altre aziende la crisi degli ultimi anni e che avevano la certezza di un contratto di solidarietà che scadeva il prossimo giugno. Oggi, di fatto, i 26 dipendenti si sentono in una specie di limbo. Sanno che la proprietà ha deciso di mettere in liquidazione la società anche se la Sicilia Limoni Srl, spiegano, risulta ancora normalmente iscritta al registro di Confindustria senza alcuna modifica. Hanno in mano quelle lettere. Ma ufficialmente non sono stati ancora licenziati, non sono in mobilità, né in cassa integrazione, soluzione quest’ultima già respinta dall’azienda, dunque non hanno nemmeno alcun sussidio. Ecco perché non lasceranno entrare nessuno nello stabilimento fino a quando non sapranno quale sarà il loro futuro. Il prossimo 1 febbraio saranno in Prefettura, l’obiettivo adesso è mantenere paralizzata la situazione fino al vertice prefettizio. Oggi a portare loro solidarietà e sostegno il Segretario cittadino del Pd Grioli e il consigliere comunale Cucinotta. Vogliono provare a capire se esistono margini per evitare l’ennesimo dramma sociale, per evitare che Messina continui a perdere posti di lavoro e realtà produttive. Al momento dall’azienda sembra non esserci nessuna apertura. Si potrebbe provare a studiare soluzioni simili a quelle che al momento si stanno vagliando per la vertenza Triscele. In questo caso però pare che dietro la chiusura di questo stabilimento ci sia la volontà di spostare altrove la produzione, probabilmente in Svizzera, a differenza di quanto accaduto per la Triscele. A maggior ragione i 26 lavoratori si sentono presi in giro, sfruttati fin quando hanno fatto comodo e adesso buttati via come panni vecchi. “Almeno ci avessero proposto un trasferimento poi sarebbe toccato a noi valutare se era possibile o no spostarsi a migliaia di chilometri da casa. Ma neanche questo hanno fatto. Non è giusto” dice Francesco Buonasera insieme ai colleghi che mostrano le famose bottigliette di estratto di limone che producono da quarant’anni. Aspetteranno l’incontro del prossimo lunedì in Prefettura sperando che nel frattempo non accada qualcosa che peggiori ulteriormente la loro condizione. Nel frattempo resteranno a presidiare quei cancelli giorno e notte perché lì ci sono il loro pane e il loro futuro. (Francesca Stornante)