La sentenza del Tar sgombera il campo da equivoci, nubi e incertezze sulla continuità amministrativa. Da oggi non ci sono più alibi nè per la giunta, nè per il Consiglio Comunale, nè per i partiti. Si registrano le prime reazioni alla decisione dei giudici amministrativi e da ogni parte il messaggio è lo stesso: "Da adesso servono i fatti".
Da oggi il quadro è netto, non ci son nubi all’orizzonte, non ci sono incertezze. Soprattutto non ci sono più alibi per nessuno, né per chi amministra, né per chi sta in Consiglio Comunale, né per chi è all’opposizione di questa giunta.
La sentenza del Tar ha sgomberato il campo da ogni possibile appiglio e ha fatto sì che la città non debba più vivere i prossimi mesi con un “punto interrogativo” sopra Palazzo Zanca. Il sindaco è Accorinti e lo sarà fino al 2018.
Il Tar di Catania (come da sentenze pubblicate negli articoli di ieri) di fatto ha giudicato inammissibili e improponibili i ricorsi, sia il 1738 che il 1910, presentati a luglio dopo il risultato del ballottaggio. In sintesi, i giudici amministrativi hanno ritenuto inammissibili le istanze sia per difetto d’interesse che nel merito. Per difetto di interesse dal momento che i ricorrenti, sia come candidati (non eletti) al Consiglio Comunale che in quanto semplici elettori, non avrebbero avuto, in caso di eventuale proclamazione di Calabrò con il riconteggio dei voti, alcun vantaggio diretto dalle conseguenze dell’accoglimento del ricorso. Il ricorso, in sostanza, per essere accolto, sarebbe dovuto essere presentato direttamente ed in prima persona da Felice Calabrò, in quanto candidato sindaco. Il secondo profilo di inammissibilità, quello che entra nel merito, riguarda la mancanza “dell’onere della prova”, vista , come si legge nella sentenza “la genericità delle censure riportate”. Secondo il Tar i ricorrenti, richiedendo il riconteggio delle schede per aver riscontrato lacune nelle verbalizzazioni e nelle operazioni elettorali, “non hanno precisato quali dovrebbero essere i risultati corretti, né hanno fornito prove di una diversa ricostruzione. In sostanza, i ricorrenti mirano ad un nuovo scrutinio sezionale, ma non riescono a dimostrare che dagli affermati vizi di verbalizzazione delle sezioni, con la conseguente assegnazione di voti da parte dell’Ufficio centrale ai candidati alla carica di sindaco, sia effettivamente derivata una alterazione del risultato elettorale”. Il Tar ha quindi ritenuto prevalente il valutare l’attendibilità delle prove fornite nell’istanze per evitare il rischio che “sulla base di accertamenti istruttori, il decidente finisca per realizzare in via giudiziaria una inammissibile revisione, totale o parziale, del procedimento elettorale”. In sintesi i giudici hanno sottolineato il rischio, in caso di accoglimento dei ricorsi senza una valutazione accurata delle prove fornite, di cambiare attraverso una sentenza e quindi attraverso vie giudiziarie quello che è stato un risultato elettorale.
Passiamo adesso alle reazioni.
“I Progressisti democratici che hanno sostenuto per primi, e senza se e senza ma, la candidatura alle primarie di Felice Calabrò- scrivono in una nota Daniele Zuccarello e Nicola Barbalace- sottolineano come il Pd debba aprire immediatamente una fase nuova che porti alla costruzione di un progetto politico in grado di vincere alle prossime elezioni affrontando gli avversari sul campo. Per questo occorre creare una nuova classe dirigente che sappia fare opposizione costruttiva all’amministrazione Accorinti e che si adoperi lavorando per riconquistare gli elettori che non ci hanno votato e che sono stanchi di logiche che appartengono al passato”.
La sentenza del Tar, per Barbalce e Zuccarello, rappresenta l’inizio di un nuovo percorso che può far crescere e confrontare un nuovo Pd “sul campo” e non attraverso altri terreni, compresi quelli giudiziari. Un Pd che sappia anche fare opposizione costruttiva all’amministrazione Accorinti, che ha nei fatti dimostrato il fallimento, di fronte ai messinesi, della vecchia politica e dei vecchi metodi.
“Cambiamo verso- concludono- come dice Renzi, rimbocchiamoci le maniche e proponiamo soluzioni politiche, solo così potremo restituire dignità alle Istituzioni e provare a vincere, alla prossima occasione, al primo turno”.
Il movimento Cambiamo Messina dal Basso interviene sulla coincidenza temporale che ha portato, a distanza di poche ore, a due sentenze del Tar: la prima sull’ordinanza anti-tir (con il rigetto della sospensiva richiesta da Caronte-Tourist) e la seconda relativa all’elezione di Accorinti.
“Due procedimenti legali- si legge nella nota-lanciati a cannonate sulla sindacatura di Renato Accorinti,sono stati rigettati dal TAR di Catania. Le Forze e i Partiti che appoggiavano il candidato a sindaco Calabrò avevano perso già a giugno ma si sono appoggiati attraverso i nomi delle seconde file alla speranza dei ricorsi giudiziari; le forze e i poteri economici della città hanno avviato altri ricorsi in giudizio contro le decisioni del governo della città. Entrambi i tentativi di fermare l’esistenza o l’azione del Sindaco e della sua Giunta sono oggi falliti . Il Movimento CMdB invita tutti a tornare sul terreno della città e del cambiamento, invita le forze sociali economiche e i partiti a svolgere il loro ruolo sul terreno della Politica, della proposta cosi come dell’opposizione. Invita il proprio Sindaco a spingere con più forza e velocità l’azione sul cambiamento per ricostruire una città diversa e solidale, giusta e sostenibile, attraverso azioni di discontinuità visibile. Oggi è il tempo di ricostruire la possibilità di vita per tutti in una città oppressa dai debiti e dalle macerie di tanta bellezza sciupata”.
Si registra anche l’intervento della Cgil che sottolinea come adesso venga sgomberato il campo da qualsiasi incertezza sulla continuità amministrativa e ci si metta al lavoro sulle emergenze, senza più appigliarsi ad alcun alibi.
“La città si libera così dalla eventualità di una quarta interruzione traumatica della continuità amministrativa- scrive il segretario generale della Cgil Lillo Oceano– Oggi il Sindaco si vede restituito “l’intero mandato” e, insieme al Consiglio Comunale, la piena responsabilità sulle sorti della nostra comunità. Avevamo auspicato una operazione verità e trasparenza. Avevamo chiesto di fare chiarezza e di avviare un risanamento dei conti che non fosse fatto pesare sulle spalle dei soliti noti. Avevamo chiesto un confronto sulle politiche di bilancio, che si avviasse il riassetto delle partecipate, garantendo servizi e occupazione ed interrompendo la grave emorragia finanziaria. Avevamo chiesto che si avviasse un confronto complessivo sul sistema di welfare comunale, su tipologia, qualità, costo dei servizi sociali, direttive chiare e univoche sul sistema degli appalti e sulle tipologie di gara, garanzie sui diritti dell’utenza e rispetto dei diritti dei lavoratori. .Purtroppo l’Amministrazione non è ancora riuscita a sciogliere alcun nodo, ma neppure a individuare alcun percorso sulle materie più urgenti. Anche la mancata individuazione delle misure più idonee a far uscire l’Ente dal rischio default, le incertezze, i tentennamenti, l’assenza di competenza, non si sono ridotti nonostante il tempo trascorso. Sarebbe gravissimo scivolare verso il default perché non si fa nulla per evitarlo o per indecisione, per errori di inesperienza o di ingenuità, per supponenza o orgoglio, perché non ci si confronta”.
L’appello da parte di tutti, dal Pd alla Cgil, allo stesso Movimento Cambiamo Messina dal basso è quindi quello di “iniziare a rimboccarsi le maniche” e questo vale per tutti, dalla giunta ai consiglieri comunali fino alle forze partitiche esterne al Comune. Altrimenti il baratro è già alle porte.
“Il PD di Messina, ricorra a recuperare linee di profonda riflessione e concreta azione politica- scrive Emilio Fragale- Soltanto, un Pd autorevole nella proposta può ricondurre questa legislatura sui binari di una responsabilità istituzionale scevra da propaganda, demagogia, anarchia, improvvisazione. A partire dalla Segreteria Provinciale, passando per il c.d. "Gruppo di Lavoro", per finalizzare con le espressioni in consiglio comunale e circoscrizionale possiamo affermare valori, idee, progetti per il bene comune”.
Rosaria Brancato
La sete di libertà
Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.
Platone
Cosa vi fa pensare che un gruppo di incapaci diventi, di colpo, un esempio virtuoso di sana amministrazione?
Inutile sperare nei consiglieri, gente attaccata al gettone ed alle prebende.
I consiglieri potrebbero, con la forze dei numeri, bocciare la relazione annua che il sindaco è tenuto a presentare.
A questo punto, il Sindaco chiederebbe la fiducia e, non avendola, si andrebbe a nuove elezioni.
Pensate che gente che rischia di perdere il posto si comporterebbe in tale maniera?
Io penso di no.
Quindi, ciò significherà una progressiva caduta nel buco nero della pessima amministrazione e dell’ulteriore disastro economico.
Come ho scritto, da sempre, in maniera chiarissima, i debiti che attanagliano il comune di Messina sono stati causati dalle pessime amministrazioni che hanno preceduto la presente, ma è forse peggio essere governati da gente che non sa cavare un ragno dal buco, ma che si crede premi Bobel dell’Economia..
Poveri Messinesi.
George
Il PARTITO DEMOCRATICO utilizzi questa grande occasione storica di CAMBIAMO MESSINA DAL BASSO, il sindaco non ha una maggioranza, le sue proposte possono essere discusse ed emendate con successo, rispetto all’era del dittatore Peppino Buzzanca, non comprendere che nel voto a RENATO sindaco ci sia stato quello libero di opinione, significa prenotare, a Messina, una sconfitta sicura alle elezioni europee. Evitate di ripetere il madornale errore della TARES, una strumentalizzazione spudorata, sancita dalla presenza di Felice CALABRO’ a piazza Municipio. Nel vostro partito Francantonio GENOVESE e Felice CALABRO’ sono il vecchio, i perdenti, il vostro Francesco PALANO QUERO è il nuovo, il vincente, affidategli il partito, non commettete l’errore di andare contro corrente rispetto al resto d’Italia.