Rimosse le panchine della discordia di piazza Duomo: spazio per le Barette

Rimosse le panchine della discordia di piazza Duomo: spazio per le Barette

Francesca Stornante

Rimosse le panchine della discordia di piazza Duomo: spazio per le Barette

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martedì 27 Marzo 2018 - 06:06

La decisione di rimuovere le panchine era stata presa già qualche giorno fa e si è rivelata necessaria per consentire il passaggio della processione delle Barette. Questo tempo però servirà anche per decidere cosa fare di quelle panche che tante polemiche hanno suscitato

Le panchine della discordia sono state tolte. Piazza Duomo è stata liberata dalle panche in legno che tanto hanno fatto discutere in queste settimane. Quegli arredi costati circa ventimila euro e che dovevano servire per abbellire un’area pedonale ancora troppo spoglia, sono stati un vero e proprio boomerang per il Comune che aveva deciso di investire questa somma per rendere Piazza Duomo ancor più a misura di pedone e invece si è ritrovata con quelle panche adatte ad un’area pic nic ma non di certo alla piazza del centro città, sede del Duomo e meta di migliaia di croceristi che qui fanno tappa obbligata anche per osservare il campanile.

Ieri le panche sono state rimosse, così com’era stato stabilito nei giorni scorsi. Una rimozione che in realtà dovrebbe essere temporanea e necessaria a garantire lo svolgimento della tradizionale processione delle Barette in programma nel giorno del venerdì santo, cioè il prossimo 30 marzo. Allo stesso modo, se le panche verranno ricollocate nuovamente a piazza Duomo, dovranno essere tolte anche per il Vascelluzzo, la Madonna della Lettera e per la Vara, perché la posizione scelta, sia dal lato di via Primo Settembre che dal lato che porta al corso Cavour ostruisce il passaggio delle processioni. Di conseguenza si andrebbe incontro ripetutamente anche a quelle operazioni di montaggio con colate di cemento sul basolato lavico di piazza Duomo che rischiano di danneggiare seriamente la preziosa pavimentazione della piazza. Quindi adesso questo tempo servirà agli uffici di Palazzo Zanca e Soprintendenza per decidere cosa fare di quegli arredi oggettivamente inadatti al luogo, sia per struttura che per materiali.

Francesca Stornante

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