Tutti assolti in appello ex sindaco, assessori, dirigenti e revisori del comune di Messina, imputati dei bilanci falsi tra il 2009 e il 2012
Si chiude con l’assoluzione di tutti gli imputati il processo di secondo grado sui bilanci del Comune di Messina tra il 2009 e il 2012 che erano, secondo la Procura, “truccati” per aderire al patto di stabilità e non dichiarare il default.
La Corte d’appello (presidente Tripodo) ha ribaltato il verdetto di primo grado, emesso dal Tribunale il 6 marzo 2019 e ha detto no anche alle richieste della Procura Generale di condannare, se pur ad una pena più lieve, i soli dirigenti comunali e i revisori dei conti.
Assolti, quindi, l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca e gli ex assessori Carmelo Capone, Dario Caroniti, Orazio Miloro, Giuseppe Puglisi, Roberto Sparso, Salvatore Magazzù, Franco Mondello, Elvira Amata, Giuseppe Corvaja, Giuseppe Isgrò, Carmelo Santalco e Giorgio Muscolino. Assolti anche i revisori dei conti Giovanni Di Leo, Carmelo Giardina, Giancarlo Panzera, Domenico Maesano, Roberto Aricò, Domenico Donato e Dario Zaccone, come i dirigenti Franco Aiello, Antonio Amato, Attilio Camaioni, il ragioniere generale Ferdinando Coglitore, Domenico Maesano, Vincenzo Schiera.
Assolto anche l’ex vice sindaco Gianfranco Scoglio. Uscito in primo grado per prescrizione, ha chiesto che l’Appello riesaminasse la sua posizione ed è stato scagionato nel merito.
I giudici hanno fatto cadere tutte le accuse, ritenendole in parte infondate del tutto, in parte non ascrivibili all’imputato che ne era accusato, infine per alcuni capi d’imputazione ha dichiarato che non vi sono rilievi penali. Applicati in alcuni casi le prescrizioni nel frattempo maturati.
La Corte d’appello ha rigettato la richiesta di risarcimento avanzata da Palazzo Zanca e dall’avvocato Rosario Cucinotta, creditore del Comune, che si era costituito parte civile.
L’inchiesta della Procura si basava sui verbali del consiglio comunale e i rilievi di alcuni consiglieri, e sulla consulenza del professore Vito Tatò che aveva analizzato le carte “contabili” del Comune e aveva puntato i fari in particolare sui debiti fuori bilancio e i crediti delle partecipate. Le accuse inizialmente ipotizzate erano di falso e abuso d’ufficio.
Il processo ha visto impegnati gli avvocati Antonello Scordo, Lori Olivo, Nino Parisi, Alfonso Polto, Salvatore Giannone, Carmelo Vinci, Marcello Scurria, Nino Favazzo, Carmelo Scillia, Luciano Scoglio, Diego Foti, Bonni Candido, Enrico Ricevuto, Alberto Gullino, Isabella Barone, Salvatore Sllvestro, Bonaventura Candido, Nino Cacia, Massimiliano Pantano, Pietro Giannetto.
“E’ stato un processo lungo e complicato“, commenta l’avvocato Scurria “ma finalmente è stata restituita dignità agli imputati. I bilanci non erano falsi, giustizia è stata fatta”.
“La formula utilizzata dalla Corte d’Appello per assolvere il dott. Zaccone, il fatto non sussiste, dimostra che la sua condotta è sempre stata improntata alla massima professionalità e correttezza, come abbiamo sostenuto e dimostrato in questi cinque logoranti anni di processo-commenta il difensore avvocato Polto – Aspettiamo di leggere la motivazione della sentenza, anche se la causa di assoluzione, totalmente liberatoria, non lascia spazio a dubbi sulla sua totale estraneità ai fatti che gli sono stati contestati e sulla sua innocenza.”
I bilanci dell’amministrazione Buzzanca erano stati esaminati anche dalla Corte dei Conti, che aveva fatto cadere le ipotesi di irregolarità contabili avanzate.
La Procura intanto ha messo sotto la lente, più o meno per gli stessi profili, anche i bilanci dell’anno successivo, esitati dall‘amministrazione Accorinti. Gli accertamenti sono terminati e adesso sull’esito dell’inchiesta il verdetto di oggi non può che influire.