Il segretario metropolitano dèm: una riforma risolverebbe le questioni giudiziarie in corso. Il sottosegretario alla Cultura: via le norme giustizialiste
REGGIO CALABRIA – Naturalmente, dalle parti del centrosinistra la musica è completamente diversa. E su più piani.
Il primo è quello dei comunicati di solidarietà: un po’ in serie, come da tradizione, ma anche netti nei toni.
Articolo Uno: correggere le rigidità della ‘Severino’
«Esprimiamo piena e totale vicinanza al sindaco Giuseppe Falcomatà ed alla sua compagine di governo indebitamente penalizzati da una legge che evidenzia limiti ed eccessi, come la legge Severino, e dall’irragionevolezza di un reato come l’abuso d’ufficio»: così la Federazione metropolitana di Articolo Uno, che «conferma indiscutibilmente il proprio sostegno a Falcomatà e invita ad una seria riflessione sulla Severino, che è una norma eccessivamente rigida».
D’altro canto – riflettono i seguaci di Roberto Speranza – serietà, onestà, rettitudine e Dna del sindaco sospeso «non possono essere infangati da una delibera che non ha sortito alcun effetto né ha procurato vantaggi e che crea l’ennesimo precedente per chi vuole accettare la sfida delle Amministrazioni locali, ossia ritrovarsi stetti in un morso di vipera che frena l’attività amministrativa e distorce la volontà popolare espressa dal libero voto. Tutto questo va inevitabilmente rivisto».
Non senza sottolineare il «mandato popolare» in capo al primo cittadino, per quanto temporaneamente impossibilitato a esercitarlo in prima persona.
Italia Viva: basta con queste normative ‘forcaiole’
Similmente Italia Viva mette l’accento su «una pronuncia su un reato che, da ogni parte, si vuole abrogare ed ancor più abnorme per gli effetti che comporta sulla comunità cittadina, a causa di una legge iniqua e profondamente sbagliata qual è la Severino. Nata per assecondare gli istinti forcaioli della piazza – così i renziani – e oggi contestata persino da quanti, all’epoca, gonfiavano col vento dell’antipolitica le vele della propria proposta politica, la norma che porta il nome dell’ex Guardasigilli del governo Monti si conferma un chiaro ed evidente colpo al principio della presunzione di non colpevolezza, oltre che un torto profondo alla volontà popolare».
E gli adepti di Matteo Renzi non sono affatto convinti dell’«avanzata dei “purissimi”, di quelli che pensano basti un passaggio in lavanderia per togliere anche lo sporco più ostinato od ai sermoni in carta patinata», che peraltro «avalla la sindrome da “paura della firma”».
Ordine di scuderia: silenzio almeno fino al Consiglio
Secondo crinale, quello delle prese di posizione chiare e individuali. Magari davanti a un microfono, a una telecamera, a un taccuino.
Ecco allora che consiglieri delegati e assessori tentennano e con garbo ‘passano la mano’: ci si mette un decimo di secondo a intuire che non si tratta certo di convincimenti personali, ma di una linea comune ben definita in sede congiunta.
In separata sede, qualcuno che ‘ne mastica parecchio’ spiega anche il motivo: «Un conto sono le note stampa. Ma per il resto aspettiamo il giorno del Consiglio: assumere posizioni differenziate non sarebbe una buona cosa. In più, siamo tutti convinti che, allo stato, oltre le dichiarazioni ‘a caldo’ non sia opportuno andare».
Una strategia; rispettabile come ogni altra, ma sempre strategia. Cui si somma l’opportunità politica forte d’attendere il ritorno da Roma del neosenatore e segretario regionale del Partito democratico Nicola Irto.
Vice “bloccati” & meccanismi compensativi
E poi c’è un terzo profilo. Paolo Brunetti e Carmelo Versace sono i vicesindaci (al Comune e alla Città metropolitana rispettivamente), entrambi terzopolisti, scelti da Giuseppe Falcomatà con qualche minuto d’anticipo sulla prima sentenza di condanna. Adesso, la sospensione continua dunque – anche volendolo – Falcomatà non può sostituirli.
Ma gli altri partiti di coalizione, Pd in testa, in questa fase si sentono fortemente sottorappresentati rispetto all’asse Renzi-Calenda: è probabile che, nelle sedi partitiche giuste, di meccanismi compensativi (rimpasti, incarichi di sottogoverno…) si parlerà già nei prossimi giorni.
Morabito (Pd): Brunetti e Versace votati, dunque legittimati
Sono giusto un paio le voci che si levano.
Intanto, il segretario metropolitano del Partito democratico Antonio Morabito. «La sentenza? Sì, dopo il deposito delle motivazioni sarà sicuramente impugnata in Cassazione. Lo scenario della prescrizione? Lo stesso Falcomatà, così come i suoi legali – fa presente Morabito, di professione avvocato –, desiderava una sentenza nel merito e ha fatto lui stesso un’istanza al riguardo, in quanto sicuro del suo operato».
Ma proprio il Pd è fra quanti chiedono con forza la riforma della “Severino”: c’è la questione dell’irretroattività delle norme, una riforma risolverebbe o no il problema per Giuseppe Falcomatà & C.? «Intanto, non è il Pd ma sono i sindaci, è l’Anci stessa a premere in questa direzione. Dopodiché, riformare la ‘Severino’ o i reati di falso e d’abuso d’ufficio di cui tanti amministratori della cosa pubblica vengono accusati, spesso a torto, risolverebbe anche la situazione di questi amministratori, e non solo quelle future, in forza del principio del favor rei».
Quanto al versante più squisitamente politico, «continueremo a seguire lo stesso solco di sempre e a far risorgere questa città: certo, Comune e Città metropolitana debbono proseguire. Sì, è vero, nel migliore dei casi la Cassazione potrebbe definire il giudizio entro quest’ulteriore anno di sospensione e sarebbero ormai tre anni di governo cittadino e metropolitano dei “facenti funzione”. Ma è vero pure che non sono esterni: sono stati votati anche loro, Brunetti e Versace vantano comunque piena legittimazione»
Sgarbi: sciocchezze giustizialiste, rimedi il ‘mio’ Governo
Altra voce che si erge a difesa di Giuseppe Falcomatà, apparentemente a sorpresa – ma in realtà in modo del tutto coerente rispetto alle battaglie pregresse –, è quella del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi.
«Falcomatà è un ottimo sindaco: lo dico da sempre, io conoscevo anche suo padre. D’altronde, ne ho parlato anche con l’ex ministro Paola Severino, questa grottesca misura che supera la Costituzione, che ci dice che un indagato è innocente fino a condanna definitiva, crea anomalie. Per esempio, una condanna a 6 mesi a fronte di una sospensione di 2 anni: una serie di stupidaggini d’epoca giustizialista cui spero anche la Sinistra capisca che occorre rimediare, visto che Giuseppe Falcomatà l’ha vissuta in prima persona: bisogna sospendere chi è stato dichiarato colpevole, non sospenderlo in attesa che lo sia. Quindi, spero che così facciano il ministro Carlo Nordio, come ha già detto, e il Governo; che pure ha una tradizione giustizialista… ma ‘giustizialismo’ significa punire i colpevoli, non punire gli innocenti, il che è una forma di prepotenza della Giustizia che pretende di ‘commissariare’ la politica. Del resto, essere indiziati di qualcosa non basta a garantire alcuna colpa: quindi la sospensione di Falcomatà è del tutto iniqua, e io mi auguro che sia il Governo di centrodestra a riparare a questo grave errore di una legge sbagliata».