Il Consiglio di Stato annulla l'incarico da procuratore capo reggino: «Ignorate le esperienze del ricorrente nel contrasto alla criminalità organizzata»
REGGIO CALABRIA – A distanza di quattro lunghi anni, “salta” la poltrona di procuratore distrettuale di Reggio Calabria, fin qui occupata da Giovanni Bombardieri. L’ha deciso il Consiglio di Stato (presidente, Roberto Giovagnoli).
Ribaltato il giudizio del Tar del Lazio
La decisione fa seguito al ricorso proposto dall’ex procuratore capo di Lucera – importante centro del Foggiano – e oggi magistrato in forza alla Procura generale presso la Corte di Cassazione Domenico Angelo Raffaele Seccia contro la delibera con cui il Consiglio superiore della magistratura l’11 aprile del 2018.
In prima istanza, peraltro, lo scorso anno il Tar del Lazio aveva ritenuto ineccepibile la decisione dell’organo d’autogoverno dei giudici, con sentenza numero 3.374.
Sottovalutati i risultati di Seccia contro la mafia garganica
Stando allo stesso Seccia, però, nel giudizio comparativo rispetto a Bombardieri la scelta del Csm sarebbe stata viziata dalla sottovalutazione dei risultati ottenuti da Seccia nel contrasto alla “mafia garganica”, della sua esperienza specifica di lotta alle ‘ndrine – essendo stato Domenico Seccia anche procuratore aggiunto a Catanzaro – e delle sue esperienze di funzioni direttive inquirenti.
Altre censure riguardavano il giudizio ad avviso dell’ex procuratore di Lucera carente rispetto alle proprie capacità di natura organizzativa, relazionale e informatica, come pure rispetto all’acquisizione del parere attitudinale e alla valutazione del progetto organizzativo per l’ufficio da conferire.
Annullato l’incarico da procuratore di Reggio Calabria
Il massimo organo della Giustizia amministrativa ha optato per l’annullamento dell’incarico di procuratore capo di Reggio Calabria tributato a Giovanni Bombardieri.
Ad avviso del Consiglio di Stato, la delibera del Csm sarebbe carente per non aver minimamente considerato l’esperienza dell’antagonista Seccia nei processi sui reati associativi, anche in ragione dell’incarico da coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Bari già ricoperto dal magistrato ricorrente, e quella che viene definita «ingiustificata e illogica prevalenza attribuita al dottor Bombardieri per la maggiore conoscenza del fenomeno criminale ‘ndranghetista. La sua collocazione geografica nel distretto di Reggio Calabria – argomentano i magistrati amministrativi – non vale infatti a giustificare sul piano normativo e del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria una preferenza sul piano attitudinale di un aspirante magistrato rispetto agli altri».
Giudizio comparativo da riformulare
Il Consiglio superiore della magistratura, adesso, dovrà dunque riformulare il giudizio comparativo in conformità a quanto accertato nel giudizio in sede di Consiglio di Stato.