Morra: “I Giornalisti non sono paladini della giustizia”

Morra: “I Giornalisti non sono paladini della giustizia”

Emma De Maria

Morra: “I Giornalisti non sono paladini della giustizia”

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giovedì 18 Aprile 2013 - 17:28

Il secondo appuntamento della serie di seminari inauguratasi lo scorso 16 aprile, su iniziativa del dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università peloritana, ha visto questa mattina, ospite dell’Accademia dei Pericolanti, il dott. Antonio Morra, responsabile della segreteria di redazione del Corriere della Sera e figura storica del celebre quotidiano milanese.

I volti della gente, le storie di vita, la realtà di ogni giorno: sono questi elementi a rappresentare l’essenza intorno alla quale nasce e si rinnova ancora oggi il Corriere della Sera, anche nell’era del giornalismo digitale.
Il secondo appuntamento della serie di seminari inauguratasi lo scorso 16 aprile, su iniziativa del dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università peloritana, ha visto questa mattina ospite dell’Accademia dei Pericolanti il dott. Antonio Morra, responsabile della segreteria di redazione dello storico quotidiano milanese.
Figura storica nella redazione del Corriere, la professione giornalistica, incredibilmente, non era però tra i sogni del giovane Morra.
Studi tecnici, come perito meccanico, ed una straordinaria passione per motori ed architettura hanno caratterizzato la formazione del giornalista, milanese doc, laureatosi in Lettere e filosofia con un tesi, dettata dalla sua passione per storia e geografia, in demografia storica dei flussi migratori a Sesto San Giovanni, sua città natale.
Giornalista per caso o per fato, prima all’Avvenire e dal 1978 al Corriere della Sera, Morra ha seguito le più importanti inchieste giudiziarie ed i più clamorosi casi di sequestro di persona avvenuti in Lombardia tra gli anni 70 ed 80.
“Non sono venuto a Messina per fare una lezione di giornalismo – ha premesso il giornalista – ma a riflettere insieme a voi intorno a dinamiche che sono la base dell’organizzazione e della gestione di un quotidiano che, nato nel 1876, ha visto cambiare profondamente il modo di fare informazione”.
E, pragmaticamente, Morra entra subito nel merito del lavoro di redazione all’interno dello storico quotidiano: “Un disordine organizzato: si può riassumere così l’essenza del lavoro di redazione per un giornalista impegnato nella gestione di notizie che si susseguono a ritmo frenetico.
Le notizie e le informazioni – ha precisato Morra – devono essere distinte, gestite e selezionate, individuando tra queste la più importante.
Occorre in poche parole realizzare una sorta di sequenza, un lavoro preliminare attraverso il quale segnare la prima traccia di un cammino che ci accompagnerà all’ impaginazione.
Un buon giornalista ogni mattina dovrebbe consultare e confrontare almeno due, tre quotidiani – ha spiegato uno dei collaboratori più stretti di Ferruccio De Bortoli – sia carattere nazionale che di carattere e locale.
Un esercizio che il direttore del Corriere svolge ogni mattina, intorno alle 7 – ha raccontato Morra ad un’attenta platea – sia al fine di verificare la differente modalità di approccio con la quale, due differenti testate, raccontano la medesima notizia sia con l’obiettivo di individuare parametri di approfondimento da fornire il giorno dopo ai lettori.
Un lavoro preliminare in seguito al quale si arriva alla riunione di redazione, intorno alle 11,00 nella sala Albertini, con i più stretti collaboratori della Segreteria di Direzione.
Qui – ha spiegato il giornalista – si discute della composizione della prima pagina, che sarà pressoché definita intorno alle 18,30 ed andrà in stampa introno alle 23”.
Antonio Morra, al Corriere della Sera dal 1978, si sofferma a lungo sulle differenze tra piattaforma online e cartacea e sui costi di gestione: “E’ difficile trovare continuità tra le due dimensioni – ha spiegato – la gratuità dell’accesso al sito può rappresentare una difficoltà per un giornale che, per il solo fatto di esistere, si trova a dover sostenere delle spese.
Ad esempio: se un nostro corrispondente dovrà recarsi in Siria o in un’altra zona calda del mondo, il giornale dovrà sostenere un costo inerente la copertura assicurativa dell’inviato.
Così come la necessità di muoversi in una realtà resa complessa da difficili condizioni di sicurezza ed instabilità politica – ha raccontato il giornalista del Corriere – comporta per il corrispondente la presenza di un valido autista che conosca bene luoghi ed aree a rischio: un costo di circa 1000 dollari, moltiplicato per ogni volta che si entra ed esce dal paese.
Portare un giornale in edicola comporta anch’esso dei costi – ha spiega ancora Morra – ed è del tutto evidente come le entrate legate alla vendita siano poco remunerative: senza la pubblicità sarebbe difficile far quadrare i conti.
Sono i giornali che godono di maggiore autonomia economica i più liberi – ha aggiunto il responsabile di redazione – un’autonomia che deve essere naturalmente nutrita dalla presenza di giornalisti capaci e competenti e da una struttura editoriale solida: una struttura complessa ed un prodotto di qualità passano anche attraverso conti stabili ed in ordine.

Esistono costi di gestione che necessitano di un riscontro oggettivo – ha chiosato Morra – che la piattaforma online, per la sua natura gratuita, non è in grado di garantire”.
Dimensione cartacea e sito web del Corriere della Sera si differenziano anche per l’esistenza di due distinte redazioni, circa 350 giornalisti, che si interfacciano e cooperano nella realizzazione del prodotto.
“Il sito ha il compito di dare la notizia – ha ricordato il giornalista – che non può rimanere in pagina per più di un’ora, mentre il cartaceo permette un approfondimento, fatto di grafici e tabelle, in grado di garantire al lettore una maggiore comprensione di dinamiche, cause ed effetti che non troverebbero spazio online.
Si tratta di piattaforme convergenti ma non interscambiabili: una predilige la velocità, l’altra l’approfondimento”.
Il responsabile della segreteria di redazione del Corriere volge poi lo sguardo al lavoro del giornalista ed alla sua capacità di riconoscere la notizia: “E’ la scelta della notizia che fa la differenza – ha spiegato – queste devono essere scelte, capite e verificate: è questo che differenzia un prodotto medio da uno interessante e di qualità ed ancora un cattivo ed un bravo cronista, il primo racconta ed il secondo pensa.
Dovrete sempre mettere in difficoltà il vostro capo – ha poi affermato Morra rivolgendosi alla platea di studenti e non solo intervenuti ad ascoltarlo – verificate le notizie senza mai esprimere giudizi o prendere posizione, ricordatevi – ha ammonito – che il vostro racconto riguarda persone non oggetti: i giornalisti non sono paladini della giustizia – ha concluso – questo compito spetta ad altri”.
Emma De Maria

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