Dal 1998 gli uffici comunali “bocciano” i consuntivi presentati dall’azienda perché le somme iscritte negli atti finanziari «non sono documentate e documentabili». Il dg dell’Atm Conte respinge l’accusa e passa al contrattacco: «il Comune ha fruito del servizio erogato dall’azienda speciale senza pagarne il costo». In questo scontro frontale, il prezzo più alto lo pagano i cittadini costretti ad affidarsi al trasporto pubblico, mai così insopportabilmente scadente
Seicentoventi dipendenti sul registro contabile; circa 30 autobus in circolazione – ed altrettanti chiusi in deposito in attesa, da anni, di essere riparati – per una città di 250 mila abitanti; una crisi di liquidità che si aggrava di anno in anno e fa lievitare i debiti, che oggi ammontano a più di 50 milioni di euro; un rapporto “perverso” con l’ente proprietario, il Comune che, invece di tendere la mano, rifiuta ogni sostegno alla sua società speciale che garantisce il trasporto pubblico in città attraverso i bus e dal 2003 anche il tram. La fotografia che viene fuori dell’azienda trasporti municipalizzata, per tutti Atm, un tempo “solo” sbiadita oggi è addirittura inguardabile. Lo sanno bene i politici locali , i vertici aziendali, i dipendenti , i sindacati, ma lo sanno soprattutto gli utenti, cioè i cittadini, costretti ad usufruire di un servizio scadente ed insufficiente, pagando sulla loro pelle il peso di scelte sbagliate o ancora peggio le conseguenze di decisioni mai prese.
L’attuale amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Buzzanca, ha proposto – con tanto di delibera di giunta – la sua soluzione per uscire dalla crisi più che decennale dell’Atm: la messa in liquidazione dell’azienda, considerata unica strada possibile per accertare la reale entità dei debiti e dei crediti dell’azienda speciale. Perché è proprio sul buco finanziario dell’ Atm che si gioca la guerra “familiare” tra l’azienda di via la Farina ed il Comune, che ormai da 13 anni non riconosce le somme iscritte nei documenti economico- finanziari dell’Atm, decidendo di non mettere a posto i conti in rosso dell’azienda e lasciandola, di fatto, affondare in un mare di debiti e guai finanziari, che rendono impossibile qualsiasi tipo di programmazione ma ardua persino la gestione quotidiana del trasporto pubblico locale, mai così insopportabilmente inefficiente.
Dal 1998 gli Uffici comunali esprimono costantemente parere negativo sui consuntivi presentati dall’Atm, con la motivazione che debiti e crediti iscritti negli atti finanziari aziendali non sono documentati e documentabili. Un’accusa ben precisa respinta, però, con forza dal direttore generale dell’azienda Claudio Conte. «Si dicono amenità sulla vicenda dei bilanci – spiega Conte – fino ad affermare che i nostri Revisori dei Conti, nella loro relazione di accompagnamento al nostro Consuntivo 2009, hanno asserito che i Bilanci ATM non sono veritieri. Viene, infatti, omesso che questi stessi professionisti nominati dal Comune elencano nel documento le innumerevoli inadempienze, omissioni ed indefinizioni nei rapporti economico-finanziari fra i due Enti, originate dall’ente proprietario. L’Azienda – continua il manager – si ritrova impossibilitata a redigere oggi un bilancio completo, nonostante il costante e qualificato apporto di esperti contabili esterni, anch’essi indirettamente fiduciari del Comune ,in quanto nominati dai C.d.A/Commissari ATM nominati dal Comune stesso». Secondo il direttore generale dell’Atm Conte, il graduale declino dell’Atm ha cause ben precise, che hanno di fatto consentito al Comune di Messina «di fruire del servizio pubblico erogato dall’azienda speciale senza pagarne il costo, lasciando che l’Azienda si indebitasse progressivamente: l’assenza del Contratto di servizio prescritto dalla legge, unico strumento che avrebbe potuto garantire la necessaria trasparenza e legalità nei rapporti fra le parti; il blocco dei trasferimenti economici dal Comune all’ATM dal 1999 al 2011 (sempre fermi a 13 milioni di Euro/anno); la tariffa del biglietto ferma a 0,50 € fino al marzo 2010, contro 1,20 Euro imposti dalla normativa regionale; e l’aver omesso di riportare la situazione della ATM nei Bilanci del Comune dal 1998 ad oggi.
Conte, inoltre, nega categoricamente che non esista prova documentale sulle somme riportate nei vari bilanci aziendali – tesi invece confermata telefonicamente dal Ragioniere generale di Palazzo Zanca Ferdinando Coglitore – e, anzi, punta l’indice contro il Comune , a cui «l’Atm ha provveduto ad inviare, ogniqualvolta ne abbiano fatto richiesta, corpose note esplicative – con tanto di fatture allegate comprovanti spese e costi sostenuti – alle quali – aggiunge Conte non sono mai seguite controdeduzioni o contestazioni. E allora – si chiede il direttore generale – perché la bocciatura dei bilanci da parte degli uffici comunali e dal 2004 al 2006 anche da parte del Consiglio comunale, che all’ordine del giorno ha ancora i bilanci consuntivi 2007- 2008 e 2009? Un vero e proprio giallo» , afferma Conte, che puntualizza: «anche qualora il Consiglio comunale bocciasse i bilanci ATM – come qualcuno suggerisce in quanto continuano a riportare crediti verso il Comune che quest’ultimo non riconosce – tali somme, ove non riconosciute quali crediti, transiterebbero nelle perdite di esercizio, che comunque la legge pone sempre a carico dell’Ente Comune». Polemiche sterili quindi quelle che arrivano da palazzo Zanca , che equivalgono a «parlare del nulla» secondo Conte, al quale abbiamo anche chiesto cosa pensa del percorso tracciato dall’amministrazione comunale in merito alla messa in liquidazione dell’azienda trasporti. «Innanzitutto – afferma – devo dare atto a Buzzanca di essere stato i pochi soggetti istituzionali che hanno battuto i pugni nei palazzi della regione Siciliana per vedersi riconosciuti i contributi chilometrici della tranvia a partire dal 2003. Sulla liquidazione posso solo dire che è una scelta di natura politica, io sono un organo tecnico e non posso entrare in merito». Non lo dice chiaramente, ma forse il direttore generale avrebbe preferito un’altra soluzione per l’Atm.
Buzzanca e Conte su una cosa però sono in perfetta sintonia: per dirimere la questione e fare luce sulla reale situazione finanziaria dell’Atm, quantificando i debiti ed accertando i crediti, serve un soggetto terzo, obiettivo ed imparziale, che per il primo cittadino può essere solo un commissario liquidatore , mentre per il direttore generale dell’azienda trasporti potrebbe essere il prefetto Francesco Alecci, già intermediario nella vicenda Asm di Taormina.
Parole, ipotesi, soluzioni possibili, ma l’azienda è in agonia: adesso servono fatti, non più chiacchiere. Anche il Consiglio comunale ha il dovere di decidere cosa intende fare dei bilanci consuntivi incardinati nei lavori d’aula e soprattutto della delibera relativa alla trasformazione della mobilità urbana (già bocciata in Commissione partecipate), che prevede appunto la messa in liquidazione dell’Atm. Si tratta una proposta che, se non condivisa, può sempre essere emendata o respinta e “rimpiazzata”con altre proposte, di cui al momento, però, non c’è traccia. I giorni passano, i debiti aumentano, Comune e Atm continuano a non dialogare. Il tutto con un’unica, gravissima, conseguenza: il trasporto pubblico – quello che un tempo andava incontro alle esigenze di mobilità di anziani, studenti e fasce deboli – muore ogni giorno un po’ di più. (Danila La Torre)
Prima di dare notizie che potrebbero rilevarsi infondate, sarebbe utile documentarsi. Ricordo che nel 1998, sindaco Provvidenti, furano acquistati dal Comune diecui nuovi Bus e che sempre durante l’amministrazione Provvidenti, lo scrivente ragioniere generakle del Comune, furono risanati per cirsa 180 milioni le pendenze fra amministrazione comunakle ed atm. Se, come dicono i revisori e da voi pubblicato i filanci non sono veritieri, ed allora significa che sono falsi. E’ un dilemma che il consiglio comunale ha, per legge l’obbligo di risolvere apptovando o bocciando i “Bilanci consuntivi” presentati dall’ATM relativi agli esercizi 2009 e precedenti. La mancara apptrovazione di detti bilanci , inoltre, mette a rischio l’approvazione del previsionale 2011
Mi permetto di “autocommentare” l’articolo, contrariamente alle mie abitudini. Induce alla riflessione il fatto che invece all’AMT di Catania, afflitta da una situazione debitoria più che doppia rispetto all’ATM di Messina, le parti sociali e datoriali (Vertici burocratici e politici del Comune, Vertici AMT e Sindacati) hanno raggiunto un accordo all’unanimità sul salvataggio dell’Azienda che è passato attraverso un serio e condiviso Piano Industriale “da lacrime e samgue”, già approvato con delibera di Consiglio Comunale. Personalmente ritengo purtroppo impraticabile quel metodo per Messina per una drammatica considerazione: a Catania possono sempre fare affidamento su corposi contributi regionali connessi alle consistenti percorrenze chilometriche dei loro bus. Da noi, invece, il totale ed ultradecennale disinteresse negli investimenti sulla flotta (compreso tram) ha provocato una drammatica riduzione di percorrenze e quindi di contributi. Ecco perchè tra l’altro ho dato pubblicamente atto al Sindaco Buzzanca ed all’Ass. Capone di aver “rotto” l’ultradecennale disinteressamento per l’ATM, ottenendo dalla Regione gli arretrati sui contributi della tranvia (a parziale copertura dei costi reali) a partire dal suo avvio (3.4.2003). Anche questo “buco” nelle casse dell’ATM, oltre all’aver attribuito ad essa negli anni la funzione di “ammortizzatore sociale” (che qualunque imprenditore privato avrebbe rifiutato) impedisce oggi di apporre il parere positivo sui bilanci ATM, visto che dovendo cercare solo oggi rimedio al disinteresse di oltre dodici anni, dare parere favorevole sui nostri bilanci porterebbe in astratto finanche al dissesto finanziario il Comune, e/o alla rinuncia al Patto di Stabilità. Ing. Claudio Conte D.G. ATM Messina
Mi vedo costretto a rispondere ad “inesattezze” che continuo a leggere, scritte da certo sig. Saia in questi commenti, anche queste inquadrabili agevolmente (fatta salva la buona fede di chi le ha scritte in questo caso particolare) nel più ampio disegno mirato a delegittimare negli ultimi tre anni l’ATM ed i lavoratori onesti che ci sono, anche fornendo agli organi di informazione notizie “non corrispondenti al vero” e/o tendenziose. Ebbene:
1) E’ vero che nel 1998 sono stati forniti una decina di autobus all’ATM. Ma essi oggi hanno 13 anni di vita (nel nord vengono alienati dopo 7 anni circa) ed hanno lavorato per circa 20 ore/giorno. L’ATM è pronta a regalare quelli che sono rimasti, in cambio di un paio di autobus freschi. Tralascio ogni commento, e mi limito a far rilevare che io infatti ho sempre parlato di “ultradecennale assenza di investimenti in bus”, quindi mi pare che ci siamo…. no?
2) In relazione alla “favoletta” che ancora oggi aleggia nei corridoi del Palazzo circa i “180 milioni dati all’ATM nel 1994” come asserisce il lettore, (fatto anche questo che, fatta salva la buona fede di chi scrive, si inquadra anch’esso nei tanti maldestri tentativi di delegittimazione dell’ATM e dei lavoratori onesti che vi operano) va chiarito al sig. Saia che nel 1994 esisteva ancora la lira, e quindi l’operazione riguardò circa 140 miliardi di vecchie lire, e non 180 milioni. Si trattò di una cortesia che l’ATM riservò al Comune, visto che si trattava di irrituali anticipazioni di cassa che negli anni precedenti il Comune aveva trasferito all’ATM per i normali contributi di esercizio spettanti per legge, utilizzando il predetto artifizio finanziario. Il Comune nel 1994 decise quindi di regolarizzare la partita e, nel conguaglio, pervennero all’ATM circa tre miliardi di vecchie lire, visto che la restante parte era già pervenuta negli anni precedenti per i predetti contributi di legge. Conservo traccia documentale di quanto qui asserito.
Preciso che per l’avvenire non ribatterò più a qualunque “inesattezza” dovessi ancora leggere, preferendo meglio utilizzare il mio tempo, ed utilizzando sedi più appropriate per i chiarimenti. Ing. Claudio Conte D.G. ATM
Oh.. ecco intervenire i diretti “interessati”, solo quando loro conviene, cioè per salvaguardare il loro inopinabile operato.
Bene. Vogliamo iniziare a rendere meno gravoso il bilancio dell’ATM, a partire da subito (!) ed in ossequio alla constatazione amichevole dello stato inefficace, inefficiente ed antieconomico del servizio?
So bene che rischio di farmi piovere addosso critiche e insulti, ma tant’è…
Applicate l’art.3 della Legge 604/1996, che cito per Vostro favore:
Il licenziamento per giustificato motivo con preavviso è determinato da un notevole
inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro ovvero da ragioni inerenti
all’attività produttiva, all’organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa.
Con particolare riferimento alla seconda parte di detto articolo, non appare alquanto astruso mantenere (con tutti i disagi del caso) 600 dipendenti per 20 mezzi (eccettuati i tram) circolanti allo stato attuale?
Non sarebbe più auspicabile, organizzare la struttura rispondendo al principio di adeguatezza (ricavato dall’art. 118 della Costituzione), che stabilisce la necessità di avere un’organizzazione adatta a garantire l’effettivo esercizio?
Nella Pubblica Amministrazione vige il principio della continuità amministrativa, quindi è inutile alienare le proprie responsabilità con la dietrologia più meschina, stigmatizzando l’operato dei precedessori.
Inoltre, sapete Voi che il (dis)continuo perdurare del (dis)servizio a danno dei cittadini, confligge con un diritto costituzionalmente riconosciuto?
Sapete Voi che questo configura un reato di interruzione di pubblico servizio, ex art. 331 del Codice Penale?
A Catania, l’azienda trasporti locale sarà pure messa peggio (sic!), ma ci sono stato di recente: il servizio funziona; il biglietto minimo vale 90minuti e costa 90cent/euro… ma non si era recepita un’ordinanza regionale in merito agli aumenti tariffari?
Potrei continuare all’infinito… ma Vi prego solo di non stare a scervellarVi e cavillare in merito ai bilanci, ai debiti ed ai crediti aziendali.
Questo è un aspetto, per quanto importante, che non sta all’origine di tutti mali.
Tuttavia la società civile (non la qualifico così per caso), vorrebbe un servizio degno per una città di 250mila abitanti; ha il sacrosanto diritto di non prendere l’automobile per spostarsi.
E Voi, dirigenti pubblici, nominati e pagati dai contribuenti avete il sacrosanto DOVERE di servire adeguatamente la cittadinanza!
I miei ossequi.
Il palleggiamento delle responsabilità denota solo un fatto: l’ATM è stata gestita male DA SEMPRE. Il servizio ATM è sempre stato deficitario. Un tempo (e parlo già di 40 anni fa) le uniche linee che funzionavano erano il 2 e il 12, +++++++++++++++++ Tutte le altre linee erano allo sbando.
La linea più schifosa era il 4, con passaggi, tra una corsa e l’altra, anche di 70/80 minuti.
La prima differenza piacevole con Messina, quando arrivai a Milano (e stiamo parlando di 27 anni fa)fu verificare che i tempi di attesa dei mezzi pubblici erano, negli orari di punta, di circa 3 minuti; 6 minuti negli orari di stanca; 9, massimo 10 minuti, la domenica ed i festivi. Adesso le cose vanno ancora meglio.
L’ATM è stata ed è solo uno stipendificio ed una ottima macchina elettorale. La perla si ottenne con l’assunzione, senza necessità operativa alcuna, delle “autiste”.
Ricordo ancora una scena tragicomica di fronte al Liceo Maurolico, esattamente nella curva che si inserisce in piazza Duomo (dove una volta c’era il fruttivendolo Mondello).
La volenterosa e corpulenta autista prese la curva larga e rimase incastrata fra i cassonetti della spazzatura ed una macchina.
Dopo questo lasso di tempo, complice una paurosa crisi di nervi, dovette arrivare un altro autista che, parcheggiato il suo autobus, su sollecitazione dei vigili urbani, con due manovre mise in carreggiata l’autobus.
Due anni fa, in una delle mie sempre più diradate visite a Messina, ebbi la ventura di utilizzare un autobus guidato da una gentile autista, molto spericolata, con contorno di telefono cellulare (e molte bestemmiate).
Anticipai la mia discesa e ringraziai Dio di essere ancora vivo.
A MIlano sono molte le autiste, ma tutte brave e professionali.
A Messina furono assunte per sistemare le articoliste che sarebbero rimaste senza lavoro, pur in presenza di paurosi esuberi (anche all’epoca il numero delle macchine efficienti non ha mai superato il numero di 40).
Per concludere: chiudete tutto e licenziate il personale.
A Messina non se ne accorgerà nessuno.