Intendo dare anch’io il mio contributo di idee in merito a quanto pubblicato prima dal Direttore, Rosaria Brancato rispetto al nostro DNA e successivamente da una lettrice.
Su Messina, da buoni lagnoni, sappiamo esprimere, noi che ci viviamo, solo espressioni negative. Oppure siamo sornioni, cioè tutto ci scivola addosso, facendo finta che non succeda mai niente. E poi, è meglio farsi sempre gli affari propri. Così non si sbaglia mai. Tutto questo succede da tanto tempo. Si può dire che è nel nostro DNA ? Non lo so. Singolarmente presi, siamo tutti delle brave persone. Sensibili, solidali, pronti a commuoverci, per quanto abbiamo appreso dalla TV, col vicino di casa. Ma sono discorsi che non vanno oltre il vicino caseggiato. Quando si tratta di mettersi assieme e di condividere qualcosa di serio, casca l’asino. Non riusciamo a decidere nulla in comune neanche in una riunione di condominio. Figuriamoci le scelte più importanti.
Votiamo per qualcuno e subito dopo lo disprezziamo, anche se possiamo trovare dei buoni motivi per non farlo. In tutto ciò, c’è qualcosa che non funziona. Siamo fatti tutti male, oppure ormai prevale l’assuefazione completa, la sfiducia ?
Eppure non è e non è stato sempre così. Quando c’è qualcosa che ci interessa veramente sappiamo coinvolgerci.Appunto, quando ?
Allora, per una volta proviamo a partire da noi stessi, non dagli altri, che sappiamo non fare il proprio dovere. Non dall’esterno. Dalle nostre famiglie. Dal piccolo al grande. Quanta confusione di ruoli ritroviamo nelle nostre famiglie ? Non manca certamente la dedizione reciproca, ma spesso soffriamo tutti di grande solitudine e nonostante una presenza assidua, a volte assillante, fra i congiunti, non ci sentiamo capiti. A questo punto i rapporti sociali diventano molto complessi. Se ci mettiamo pure di mezzo un elemento atavico di sfiducia nel prossimo, alimentato da altre frustrazioni derivanti da problemi economici e lavorativi, il quadro è completo. Prima di confrontarsi con gli altri bisognerebbe fare i conti con questo retroterra personale. Siamo stati sempre così ? Più o meno. Forse dovremmo attingere ad una base che man mano riconosciamo essere in comune. Come in una grande famiglia in cui si cerca di far tornare alla mente le antiche esperienze dei progenitori, e provare a impossessarcene, a sentirle come nostre. Significa ricercare le nostre radici e saperle accettare come appartenenti ad un numero sempre più elevato di persone. Operazione non facile. In una famiglia è più semplice, in una comunità che man mano si allarga è molto più complicato. Per questo in tanti finiscono per chiudersi nella propria famiglia d’origine. Che si parli di una famiglia o di una intera comunità o di una città come Messina o di una Nazione il concetto è sempre lo stesso.
Senza radici comuni, che vanno riconosciute, accettate, difese e portate avanti a costo di grandi sacrifici, non si va da nessuna parte. Quale memoria ci può offrire Messina ? Si dice : quel che non fece il terremoto lo fece la mano ingorda dell’uomo. Quindi il maggior danno l’ha fatto sempre l’uomo e non la natura! Per cui vorrei invitare tutti, prima di attardarci in rimpianti sul come eravamo, a cercare di capire come vorremmo essere. L’esperienza positiva passata ci può essere di sprone per ricercare un futuro migliore. Per tale motivo, ho scritto di recente, che bisogna Ricostruire i luoghi della memoria, di un passato non troppo lontano. Esistono anche a Messina. E’ una specie di caccia al tesoro ! E si può cominciare da subito !
Pino Currò