L'arch. Francesco Cappello entra nel merito di una delle previsioni del Piano Regolatore Portuale: il porticciolo turistico progettato nell'area dell'ex degassifica. Secondo Cappello, sarebbe più utile realizzarlo nell'area retrostante al forte San Salvatore
L’intesa che affida all’Autorità Portuale la gestione della Zona Falcata riapre la strada al Piano Regolatore Portuale. “La Regione – si legge nel testo dell’intesa – si impegna ad istruire la Valutazione Ambientale Strategica del Prp nel minor tempo possibile dal ricevimento del medesimo, assicurando, in conseguenza del buon esito della procedura, un’approvazione rapida del previsto strumento urbanistico”.
In attesa dell’approvazione da parte della Regione, si apre il dibattito sui contenuti del Piano Regolatore Portuale. L’arch. Francesco Cappello, in particolare, entra nel merito del progettato porto turistico nell’area dell’ex degassifica. “La mia ipotesi – scrive – è diversa ed è quella di realizzare un approdo per yacht di grandi dimensioni a ridosso del forte San Salvatore, con annessa struttura turistica ricavata nell’area retrostante, di proprietà della Marina Militare, con una spesa relativamente contenuta sia per lo specchio d’acqua, dove bisognerebbe migliorare gli ormeggi, sia per il retroterra, che andrebbe riorganizzato e in parte riadattato, visto che è già infrastrutturato per le esigenze della Marina Militare”.
L’ipotesi del Prp, invece, – secondo Cappello – è meno vantaggiosa e più dispendiosa. “Il nuovo porto turistico verrebbe realizzato dragando un’enorme area sulla quale attualmente si trovano i resti inquinati della vecchia stazione di degassifica. Operazione con 2 tipi di costi esorbitanti: quelli di disinquinamento e quelli di dragaggio opere foranee. Inoltre le infrastrutture turistiche necessarie (Darsena, Yacht Club, Residenze, Locali tecnici, ecc.) verrebbero costruite ex novo. Infine, dal forte San Salvatore le manovre degli yacht sarebbero enormemente più semplici poiché, uscendo in mare aperto dall’area ex-degassifica, si è costretti ad affrontare immediatamente le onde con rischi e svantaggi notevoli, oltreché limitazioni nell’uso del porto, specie per le grandi imbarcazioni”.
Da qui, tre domande per aprire il dibattito:
1) – Quale privato affronterebbe spese simili (tempi di ammortamento, costi elevati per posto barca, ecc…), rispetto ad un progetto molto più redditizio e quasi pronto?
2) – Chi dovrebbe eseguire i lavori di bonifica? I privati? Nessuno investirebbe dovendo pagare costi di bonifica.
3) – Se i costi li affronterà la collettività, quanto verrà a costare il profitto generato dal nuovo porto?