Lo chiedono Barbalace, Caprì e Zuccarello alla luce della sentenza del Cga sulle aree della zona falcata. Ma l’assessore provinciale Bisignano insiste: l’Ente Porto va sciolto
Il Comune lo approvò grazie ad un “colpo di penna” dell’allora commissario straordinario Gaspare Sinatra. Era il 15 novembre 2007. Poi il Piano regolatore del Porto si è perso nei meandri della burocrazia, ma nel frattempo le condizioni sono cambiate, con la sentenza del Cga che ha riperimetrato le aree della zona falcata “a favore” dell’Ente Porto. E oggi tre consiglieri comunali del Pd, Nicola Barbalace, Giorgio Caprì e Santi Zuccarello chiedono ufficialmente: quel “colpo di penna” di Sinatra va annullato, serve un nuovo Piano regolatore del Porto. La richiesta è forte e viene avanzata attraverso una proposta di delibera che verrà messa all’ordine del giorno del consiglio comunale (Sinatra, infatti, approvò il Prp coi poteri del Consiglio). «Il Comune – spiegano i tre – risulta essere titolare di circa un terzo delle aree consistenti la zona falcata, pertanto con la summenzionata approvata da Sinatra il Comune è stato di fatto spogliato del potere di disposizione su tali aree». Poi c’è il fattore nuovo: la sentenza del Cga che impone la riperimetrazione delle aree della zona falcata riconsegnandola quasi per intero all’Ente Porto, per la quale è ormai imminente la presa d’atto di tale sentenza da parte del ministero delle Infrastrutture. Dall’analisi dell’attuale Prp, affermano Barbalace, Caprì e Zuccarello, «emerge chiaramente come tutte le aree che con apposita legge erano state individuate per la realizzazione del Punto Franco sono state destinate ad altri usi con grande penalizzazione di quelle che potevano essere le grandi potenzialità per tutto il territorio». Il Cga, invece, ha ribadito che «l’area del punto franco di Messina ha un perimetro accuratamente delimitato dalla stessa legge che lo ha istituito», accertando «la pertinenza al demanio regionale dell’area in questione».
Ad oggi il Piano è ancora in fase di definitiva approvazione da parte degli Organi regionali competenti. Al suo interno, secondo i tre esponenti del Pd (vicini al deputato regionale Giuseppe Picciolo che a sua volta è tra i più vicini al governatore Raffaele Lombardo), «è stata operata una drastica riduzione delle aree destinate ai traffici commerciali e ciò prevede una più approfondita analisi che dovrebbe determinare una visone strategica e complessiva dell’intero territorio, tenuto conto anche della normativa vigente. Le potenzialità della parte commerciale del porto sono da considerarsi di fondamentale importanza, oltre a costituire il mantenimento dei livelli occupazionali. Risulta imprescindibile la necessità di un nuovo waterfront per Messina altrettanto importante è la necessità di evitare di creare un deserto produttivo dentro un porto che conosce una rilevante tradizione nei settori della cantieristica navale e che significherebbe solo definitiva eliminazione di aree di lavoro in settori altamente specializzati». E’ quindi «necessario restituire al dibattito pubblico la fondamentale questione della pianificazione dell’area della zona falcata di Messina, per cui ci sono chiari ed evidenti motivi per rivedere la pianificazione delineata all’interno del Piano Regolatore del Porto».
Sul presupposto di base da cui partono Barbalace, Caprì e Zuccarello, la sentenza del Cga sulla riperimetrazione delle aree e la presa d’atto del ministero, si era già pronunciato nei giorni scorsi il parlamentare del Pdl Enzo Garofalo, chiedendo al ministro Matteoli di sospendere eventuali decreti senza prima aver approfondito meglio la questione. Un’iniziativa, quella di Garofalo, che trova il sostegno dell’assessore provinciale alle Partecipate Michele Bisignano: «E’ stata opportuna e spero che oltre a quella dell’on. Garofalo ce ne siano altre dello stesso tipo, come le proposte di legge avanzate dall’Udc all’Ars, alla Camera e al Senato. Voglio ricordare che la Provincia ha già approvato un atto di indirizzo chiedendo lo scioglimento dell’Ente Porto, così come ha avviato il procedimento per uscire dalla compagine sociale dello stesso ente. Adesso abbiamo chiesto un parere al collegio di difesa per definire meglio le procedure, in quanto è molto complessa la tematica sulla natura giuridica dell’Ente Porto. Una cosa è chiara: sento adesso parlare di varie attività che si vorrebbero realizzare nella zona falcata, ma l’Ente Porto nasce solo ed esclusivamente per realizzare il Punto Franco. A questo punto – conclude Bisignano – vorremmo capire quali sono le vere finalità della Regione nella zona falcata».
L’ente porto deve essere sciolto.
La regione attraverso l’ente porto blocca ogni opportunità di sviluppo di Messina.
La zona falcata può essere recuperata nella sua storia e dotata di prestigiosi alberghi, ristoranti e porti turistici come e meglio della penisoletta del Castel dell’Ovo di Napoli.
Una manifestazione importante, che chiede l’autonomia di Messina da questa regione-taglione, questo si aspetta l’elettore di centrosinistra.
Invece si avverte un silenzio che impietrisce e insospettisce… che la sinistra sia complice della regione nel ridimensionamento di Messina a semplice approdo di traghetti privati, forse l’unico vero interesse di questa sinistra.