Camera di Commercio, la Regione “stoppa” il commissario. Sede occupata dai dipendenti

Camera di Commercio, la Regione “stoppa” il commissario. Sede occupata dai dipendenti

Marco Ipsale

Camera di Commercio, la Regione “stoppa” il commissario. Sede occupata dai dipendenti

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giovedì 19 Febbraio 2015 - 17:47

Chiedono che si proceda all’unione con gli altri enti camerali della Sicilia Orientale, per creare la terza Camera di Commercio italiana per numero di imprese iscritte. Confcommercio prova a tranquillizzare gli animi ma assicura che il percorso intrapreso per mantenere l’autonomia non sarà interrotto

Settimane di protesta contro la Regione, soprattutto da parte di Confcommercio ed altre associazioni di categoria. La richiesta: fine del commissariamento ed insediamento del Consiglio camerale, in modo da poter decidere sul futuro della Camera di Commercio. Una richiesta accolta dopo un lungo tira e molla, tanto che adesso l’assessore regionale alle Attività Produttive, Linda Vancheri, su input del presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha comunicato al commissario Franco De Francesco di fermare ogni operazione sul fronte di un eventuale accorpamento con altri enti siciliani.

Ieri la soddisfazione da parte del presidente di Confcommercio, Carmelo Picciotto, oggi la rabbia dei dipendenti dell’ente camerale, che è sfociata nella proclamazione dello stato di agitazione e nell’occupazione della sede di piazza Cavallotti. Per questo, da domani l’accesso al Palazzo Camerale sarà interdetto al pubblico.

Che le opinioni fossero divergenti lo si era capito da tempo ma adesso si è arrivati allo scontro. Confcommercio persegue ancora la strada dell’autonomia dell’ente, nell’ambito delle competenze della città metropolitana; i dipendenti, invece, ritengono che l’unica via possibile sia quella dell’unione con Catania, Siracusa e Ragusa. “Si formerebbe il terzo ente camerale d’Italia per numero d’imprese iscritte – afferma Carmelo Gatto, segretario aziendale Uil Fpl – e non si tratta di perdere qualcosa rispetto ad altri ma solo di unire le forze. I servizi e i posti di lavoro resterebbero tali e quali. Poi si andrebbe a votazione per eleggere un presidente e un segretario regionale, che potrebbero essere indifferentemente messinesi, catanesi, siracusani o ragusani. Il Consiglio camerale non si può insediare dall’oggi al domani, anche perché ci sono ancora delle questioni poco chiare”.

Ciò che per alcuni significa la fine della Camera di Commercio, per i dipendenti significa invece la rinascita. E le ragioni alla base sono anzitutto di tipo economiche. “Il nostro ente ha i bilanci in rosso – prosegue Gatto – perché tutto il ricavato serve per pagare stipendi e pensioni. E nei prossimi anni, con la riduzione del tributo camerale, sarà ancora peggio. E’ vero che ci sono circa 69mila imprese iscritte ma è anche vero che c’è una percentuale di evasione fino al 40 % e, di queste, riteniamo che un 20 % possa trattarsi di imprese cessate che non hanno ancora proceduto alla cancellazione. Per questo, non ha senso un eventuale accorpamento con Enna, che si trova persino in condizioni peggiori delle nostre”. Era l’ipotesi appoggiata da Confcommercio, che adesso punta invece sull’opzione città metropolitana e tenta di sedare gli animi. “Voglio tranquillizzare i dipendenti – afferma il presidente Picciotto – perché la nostra battaglia è anche funzionale alla salvaguardia delle rispettive posizioni lavorative”. Non ci sarebbe diversità d’intenti, dunque, ma piuttosto “la protesta rafforza la nostra battaglia che è rivolta al mantenimento del fondo perequativo mediante un emendamento alla legge che è in discussione al Senato e che prevede l’estensione del beneficio del fondo alle Camere di Commercio delle città metropolitane. In conclusione, siamo dalla parte dei lavoratori e siamo certi che insieme salveremo la nostra Camera di Commercio”.

Il problema è che sono i lavoratori a non essere dalla parte di Confcommercio, perché c’è un’evidente diversità di opinioni, soprattutto in merito all’unione con Catania, vista dai dipendenti come un’opportunità e da Confcommercio come “un disegno strategico tendente a spostare il governo della nostra economia a Catania”. Disegno del quale sarebbero vittime gli imprenditori “che vanno preservati perché, in fondo, sono i veri datori di lavori dei dipendenti dell’ente camerale”. Ed è su questo aspetto che si gioca la partita. “Lo stato di agitazione del personale della Camera di Commercio, rispetto alla battaglia intrapresa dalle associazioni datoriali che vogliono preservare l’indipendenza dell’Ente camerale – conclude Picciotto -, non interromperà il percorso intrapreso e segnato dalla volontà del governatore Rosario Crocetta di insediare il Consiglio camerale”. Un percorso che invece i dipendenti vorrebbero proprio interrompere per virare immediatamente sull’unione con gli altri enti camerali della Sicilia Orientale.

(Marco Ipsale)

4 commenti

  1. imprenditore messinese 19 Febbraio 2015 20:10

    Se qualcuno chiedesse ai 2000 dipendenti del Comune di Messina se accettassero di essere accorpati con il ricco comune di Milano piuttosto che appartenere allo straindebidato comune di Messina , secondo voi cosa scegliere bbero? Meno male che la decisione non spetta loro .. altrimenti invece che poter liberamente continuare ad esclamare minch.. come ci hanno insegnato i nostri padri, ora saremmo costretti a dire ué pirlaa ..

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  2. imprenditore messinese 19 Febbraio 2015 20:10

    Se qualcuno chiedesse ai 2000 dipendenti del Comune di Messina se accettassero di essere accorpati con il ricco comune di Milano piuttosto che appartenere allo straindebidato comune di Messina , secondo voi cosa scegliere bbero? Meno male che la decisione non spetta loro .. altrimenti invece che poter liberamente continuare ad esclamare minch.. come ci hanno insegnato i nostri padri, ora saremmo costretti a dire ué pirlaa ..

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  3. accorpamento??? IO LI CHIUDEREI, giusto com’è ha detto tempo fà Renzi…..

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  4. accorpamento??? IO LI CHIUDEREI, giusto com’è ha detto tempo fà Renzi…..

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