Dal presidente del consiglio dell’Unione delle valli joniche dei peloritani, Carmelo Spadaro, la proposta di dare il via a delle iniziative per contrastarne la chiusura: “E’ una misura che colpisce le fasce più deboli della popolazione e rischia di compromettere gli standard minimi per garantire l'inclusione di questi centri nei comuni a vocazione turistica"
Sono quattro nella provincia jonica gli uffici postali colpiti dalla spending review: Casalvecchio Siculo, Misserio-S. Teresa di Riva, Rocchenere-Pagliara e Rina-Savoca. Un semplice avviso per mettere fine a un servizio fondamentale. Dall’Unione dei comuni delle valli joniche dei peloritani si è alzato un grido di allarme per la situazione che si presenterà da lunedì prossimo. Il presidente del consiglio, Carmelo Spadaro, ha infatti proposto di dare il via a delle iniziative per contrastare la chiusura. Gli uffici postali in questione sono stati considerati antieconomici, anche se il bilancio delle poste italiane sembra smentire la preoccupazione in atto. Nel caso della zona jonica a essere colpito è un territorio che forse più di altri necessita di servizi come le Poste. A essere compromessa è la quotidianità già difficile dei piccoli centri. “La chiusura non fa altro che aggravare la situazione d’isolamento dei comuni – ha dichiarato Carmelo Spadaro -, i servizi offerti da Poste Italiane si configurano come essenziali ed indispensabili allo svolgersi sereno della vita civile ed economica dei cittadini e svolgono una funzione di rilevanza sociale soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione”. La preoccupazione è condivisa da tutti i comuni italiani inclusi nella “lista nera” delle Poste Italiane che stanno cercando di ovviare alla problematica. Dove non si parla di chiusura si parla di accorpamento, provvedimento anche questo che minaccia la serenità dei piccoli centri. L’alternativa più plausibile era quella di convertire gli uffici postali in centri multifunzionali, alternativa che però sembra essere sfumata. Il territorio si sente abbandonato, e senza motivo. “Sia dovere di questo consiglio schierarsi a fianco della propria popolazione per sostenere pienamente la difesa dei presidi postali sul nostro territorio”, incalza Spadaro. A preoccupare il presidente del consiglio dell’unione c’è poi un altro fattore. Nel caso della provincia jonica, la chiusura riguarda uffici siti in comuni a vocazione turistica: “Ai gravi disservizi si aggiunge il rischio che ciò potrebbe rappresentare in riferimento alla perdita degli standard minimi per la permanenza all’interno dell’elenco dei comuni a vocazione turistica, con notevole danno economico e di immagine”. Vige l’imperativo di fare qualcosa. Spadaro proponeva di fissare un incontro con il responsabile delle Poste Italiane per perorare la causa: “Il territorio dell’Unione dei Comuni non può e non deve subire ulteriore depauperamento in termini di servizi”. Ma il tempo sembra essere scaduto. Sfuma l’ipotesi di riuscire a frenare il provvedimento intrapreso o, anche, di ottenere una proroga così come è avvenuto in altri comuni italiani. (Giusy Briguglio)
Non è ammissibile ciò che fa o intenderebbe fare Poste Italiane!
Non si può – E NON SI DEVE – parlare di servizio “antieconomico”
I servizi postali in QUALSIASI Paese del mondo si configurano come essenziali ed indispensabili oltre che ricoprire una funzione di rilevanza sociale.
Sarebbe come dire che i vigili del fuoco, i carabinieri, sono “antieconomici” e quindi da limitare/abolire!
NON SCHERZIAMO con i servizi INDISPENSABILI alla cittadinanza!
Consiglio ai naviganti… in alcuni paesini del nord le poste avevano tentato di chiudere molti uffici postali che a detta dell’amministrazione non erano produttivi. C’è stato un tam-tam e tutti hanno chiuso i libretti a risparmio… risultato: a denti stretti le poste sono ritornati sui loro passi…
Basta chiudere i rubinetti e vedrete che improvvisamente gli uffici postali come “magia” diventeranno produttivi…