Non riescono a dire quasi nulla le ragazze che lavorano nel negozio di casalinghi di Via La Farina, lo stesso in cui Provvidenza Grassi ha trascorso gli ultimi sette anni della sua vita. "Era una collega ma soprattutto un'amica".
“Vogliamo solo riaverla, riavere il suo corpo e dargli l’ultimo saluto”. Sono le sue colleghe a parlare, le ragazze che per sette anni hanno lavorato insieme a lei, in quel negozio di casalinghi di Via La Farina.
“Non riusciamo a dire nulla, il dolore è troppo”. Non hanno voglia di parlare, al sol sentir nominare “Provvy” la loro voce si incrina. “Eravamo le sue colleghe, sì, ma eravamo anche le sue amiche”.
Per sei mesi, da quella notte tra il 9 e 10 luglio, anche loro hanno sperato di poter riabbracciare, un giorno o l’altro, Provvidenza Grassi ed hanno sperato che, magari senza preavviso, una mattina lei si sarebbe ripresentata a lavoro, come se nulla fosse successo, e le avesse salutate dicendo semplicemente “ragazze sono tornata, rimettiamoci a lavoro”.
Non hanno voglia di commentare quello che sta accadendo, le ipotesi che di giorno in giorno si susseguono dentro e fuori il tribunale, nei reparti del Ris, tra i carabinieri. Il dolore è troppo anche per seguire le indagini, l’ipotesi di incidente stradale, tamponamento o sinistro autonomo. Loro non voglion dire nulla di questo, vogliono solo ricordare Provvy com’era, sempre sorridente, semplice, solare, come in quella foto che per mesi ha fatto il giro dell’intera Italia. Seduta sul bancone, col maglioncino nero, i capelli corti rossi e quell’espressione enigmatica sul viso.
“Era una ragazza sempre allegra, simpatica, scoppiava di vita”. E’ un sorriso fugace quello che si illumina sul loro volto, solo un istante, che lascia subito spazio al buio più profondo.
Veronica Crocitti
povera cucciola, mi dispiace tanto…n.b. licenziate quei carabinieri indegni