Nella relazione sul bilancio consuntivo 2012 di Palazzo Zanca, il Collegio dei revisori dei Conti ha lanciato l’allarme su una serie di criticità, invitando il Comune e la sua società speciale ad invertire la rotta, per evitare che la crisi dell’azienda trasporti trascini nel baratro anche il Comune e viceversa
Conti in rosso, bilanci non approvati da anni, mezzi insufficienti, stipendi per i dipendenti a singhiozzo. L’Atm non è “solo” in crisi, è nel baratro. E allo stato attuale, la risalita sempre impossibile. L’amministrazione comunale ha più volte detto, per bocca del sindaco Renato Accorinti e dell’assessore al ramo Gaeteano Cacciola,di voler mantenere pubblica l’azienda che si occupa del trasporto pubblico locale. Il problema è che alle dichiarazioni di intenti non sono ancora seguiti atti concreti che mettano nero su bianco la volontà politica della giunta Accorinti. E così, gli ultimi atti amministrativi che riguardano l’Atm risalgono addirittura all’era Buzzanca.
Fu proprio durante l’amministrazione dell’ex sindaco di centro-destra che venne approvata dal Consiglio Comunale la delibera sulla liquidazione della società speciale del Comune, portata in Aula dall’esecutivo di Palazzo Zanca,stravolta dagli emendamenti presentati dall’Udc e votata con la complicità del Pd (vedi correlato). In base a quel provvedimento, l’amministrazione avrebbe dovuto predisporre, nei 60 giorni successivi, un atto deliberativo riguardante lo statuto ed il piano industriale dell’azienda; e, nei 90 giorni successivi, la delibera sulla costituzione della Società per azioni. Senza quegli adempimenti non si sarebbe potuto procedere alla vera e propria messa in liquidazione dell’Atm. Che, di fatto, sino ad oggi è stata solo annunciata ma mai avviata.
L’amministrazione Buzzanca lasciò, infatti, l’iter incompleto, limitandosi a presentare –nell’agosto 2012, quindi ben oltre i 60 giorni indicati nella delibera votata dal Civico Consesso – il piano industriale della Spa che avrebbe dovuto sostituire l’Atm. Solo pochi giorni dopo, Buzzanca si dimise per candidarsi all’Ars, cadde l’intera giunta ed il percorso intrapreso si interruppe bruscamente. Restò in stand-by anche il contratto di servizio tra Comune ed Atm che l’ex sindaco ed i suoi assessori avevano approvato a luglio del 2012, ma che – poi- non fu mai discusso in Consiglio Comunale.
Durante la gestione Croce, nonostante qualche timido tentativo da parte del commissario straordinario di palazzo Zanca e di quello dell’azienda di via La Farina, Enrico Spicuzza (nominato da Croce dopo le dimissioni di Alligo) la situazione restò impantanata ed il futuro sell’Atm sempre più in bilico. Esattamente come oggi che c’è una nuova amministrazione, ma non ancora una strada da seguire.
Numeri alla mano, anche i revisori dei conti hanno lanciato l’allarme, invitando l’ente e la sua società speciale ad invertire la rotta, per evitare che la crisi dell’azienda trasporti trascini nel baratro anche il Comune e viceversa.
Nella fotografia scattata nella relazione sul bilancio consuntivo 2012 di Palazzo Zanca, il Collegio dei revisori dei Conti ha evidenziato i numeri della crisi dell’Atm, che vi proponiamo di seguito.
Per il servizio di trasporto pubblico «sono stati impegnati a carico dell’Ente, trasferimenti in conto esercizio per € 20.900.000, di cui € 15.787.633,06 corrisposti e € 5.112.366,94 iscritti fra i residui».
Zaccone, Zingales e Basile hanno inoltre certificato che il patrimonio netto della società ammonta a € – 20.825.691.
Dal bilancio della società relativo all’esercizio chiuso al 31.12.12 , i tre tecnici contabili hanno ricavato i seguenti dati significativi:
Capitale sociale € 16.297.708
Riserve di capitale € 2.497.371
Perdite esercizi precedenti € – 39.260.868
Risultato d’esercizio 2012 € – 359.899
Patrimonio netto al 31.12.12 € – 20.825.688
Dai documenti contabili, i revisori dei conti hanno inoltre verificato che i crediti verso il Comune di Messina (controllante) ammontano al 31 dicembre 2012 ad euro 18.222.631, di cui euro 5.197.593 per fatture pari ad euro ed euro 13.025.038 e per contributi , politiche tariffarie e lavori straordinari Tramnvia .
Quanto ai residui attivi (cioè le entrare accertate non ancora riscosse) verso l’Atm, i revisori hanno accertato dalla documentazione in loro possesso che «non risultano in bilancio, esposti residui attivi nei confronti dell’azienda A.T.M. Messina» I residui passivi (cioè le somme impegnate e non pagate al termine dell’esercizio) relativi al rapporti economici con l’azienda speciale Atm, rilevati dal Bilancio Comunale ammontano invece ad euro 7.884.624,74, derivanti da trasferimenti Atm per concorso spese esercizio , trasferimenti Atm , ripiano perdite esercizi precedenti Atm, potenziamento trasporto pubblico.
Sui debiti fuori bilancio verso Atm, i revisori scrivono nella loro relazione che «non risultano censiti debiti fuori bilancio nei confronti dell’azienda speciale »
C’è, infine, un ultimo dato preoccupante evidenziato da Zaccone, Zingales e Basile e che , tra l’altro, attesta il disallineamento tra la contabilità di Palazzo Zanca e quella dell’Azienda di via La Farina : «Atm – scrivono i revisori dei conti – rileva nel proprio bilancio crediti in misura superiore rispetto ai residui passivi indicati nel Bilancio del Comune al 31.12.12 per € 8.748.307,15 ».
Il quadro che viene fuori dall’analisi del Collegio dei revisori dei conti è sconfortante, ma è da qui che l’amministrazione Accorinti deve partire per dire come intende salvare un’azienda che ad oggi rende un pessimo servizio di trasporto pubblico e al contempo contribuisce a prosciugare le già asfittiche casse comunali. (Danila La Torre)
salvare??? ma da questi numeri si evince che non si può salvare nulla…
E ci sono ancora sindacati che vogliono mantenere in vita questo carrozzone che sta affogando il comune ed i cittadini onesti che pagano le tasse e le imposte comunali!!! Privatizzare subito come a Genova: da noi il pubblico non regge, la gente non paga sugli autobus, i lavoratori non rendono, aspettano solo lo stipendio.
Attenzione a dire che i lavoratori non rendono….che i sindacati vogliono mantenere il carrozzone…
..perchè sappiamo benissimo che la privatizzazione sarebbe devastante per l’equilibrio politico della città…
ma i salvatori della patria che stanno facendo dopo 6 mesi??
C’èèèèèèèèèèèèè qualcunooooooooooooooooooo che mi sa dire quanti chilometri fa un autista in un anno ???
C’èèèèèèèèèèèèè qualcunooooooooooooooooooo che mi sa dire qual è il costo standard per chilometro percorso ???
C’èèèèèèèèèèèèè qualcunooooooooooooooooooo che mi sa dire quanti chilometri percorrono all’anno i pochi bus che circolano a Messina ???
Quuesti sono i dati aziendali che contano, quelli che danno un riferimento preciso se l’azienda funziona !
Il resto è debito !!!
Caro gio, chi l’ha detto che il servizio pubblico sarebbe devastato? In questo momento l’unico ad essere devastato è il Comune di Messina o meglio quei 40.000 messinesi che pagano le tasse sopra i 6.000 euro. Ciò significa che ci sono altri 200.000 messinesi, molti perché sotto i 18 anni, che vivono a sbafo non pagando manco il biglietto. Privatizzare significa fare in modo che il servizio essenziale funzioni, la gente che sale sul bus paga il biglietto ed il Comune copra i villaggi periferici attraverso dei contratti di servizio. Non è possibile ridurre ogni attività a pura assistenza. Il lavoro deve essere vero e produttivo. Non ce la facciamo più a pagare tutte queste imposte e tasse senza avere un servizio.
MAAA io non ho voluto darle torto…anzi.
Se lei legge tra le righe oltre a darle ragione le faccio notare che privatizzando, e quindi facendo funzionare finalmente ATM come azienda e non come crogiolo di voti(da qui la devastazione politica), avremmo un consistente calo del personale allontanato per giustificatissimo motivo.
E un azienda che se non verrebbe “resettata” comunque ci si avvicinerebbe.
E tutto a favore della comunità sia per il fattore economico(i rami malati si tagliano di solito),anche se troverebbero comunque degli escamotage da sopprimere all’istante… sia per il fattore dei servizi…
La città è invasa da autobus privati che società private utilizzano per il trasporto da e per le facoltà universitarie decentrate.
Poichè ritengo che il “privato” non svolge un servizio ai giovani (che non pagano il biglietto) per rimetterci dei soldi, mi farei spiegare da loro che vivono e guadagnano come si fa. Non penso che i contributi siano superiori al deficit che procura l’ATM, forse registrano meno assenze del personale.
Qualcuno ha mai pensato di fare un inventario delle forze lavoro?