Il ricordo di monsignor Cannavò, Arcivescovo di Messina, che disse la messa di Natale del 1979 in fabbrica
MESSINA – Nel ricordare il centenario della nascita di monsignore Ignazio Cannavò, che fu Arcivescovo di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, ricordiamo un gesto forte che il monsignore fece durante il Natale del 1979.
Quell’anno, in seguito al licenziamento di 220 operai dell’Industrie Meccaniche Società per Azioni di Maregrosso, i lavoratori occuparono la fabbrica. L’Arcivescovo, convinto da Giuseppe Pracanica, decise di dire la messa di Natale non in Cattedrale, ma in fabbrica. Un gesto forte testimoniato anche dal Bollettico Ecclesiastico Messinese dove è stata pubblicata l’omelia di monsignor Cannavò di quella notte.
“Questo è il quarto Natale che vivo a Messina da Vescovo. Gli altri li ho celebrati nella nostra cattedrale. Quest’anno lo celebro con voi – esordì nell’omelia monsignor Cannavò rivolgendosi agli operai in fabbrica -. Gesù è nato nel freddo di una grotta. E qui nasce Gesù quest’anno, in quest’officine fredda, che ci ricorda la fredda grotta di Betlemme. Nasce qui perché gli uomini con cui ha amato e ama identificarsi sono i poveri, i bisognosi, i senzatetto, i senza lavoro, i perseguitati”.
Il ricordo di Giuseppe Pracanica
“Da quando, nel 1976, mia moglie, che lo aveva avuto professore di Filosofia nel Collegio “Pennisi di Floristella” di Acireale, mi fece conoscere monsignore Ignazio Cannavò, venuto a Messina come Ausiliare di monsignore Fasola, il mio rapporto di devozione, stima, affetto nei suoi confronti non è mai venuto meno.
Oggi che si commemorano i cento anni della sua nascita vorrei ricordare un Natale speciale di questo sant’uomo. Nell’ottobre 1979, l’ingegnere Carlo Rodriquez, proprietario dell’Industrie Meccaniche Società per Azioni di Maregrosso, non ritenendo più redditizia l’attività di riparazione dei carri merci, ed anche perché aveva deciso di potenziare la sua attività cantieristica navale dedicata alla costruzione dei famosi aliscafi, licenziava in tronco i 220 operai che vi lavoravano.
Immediatamente gli operai, sostenuti dai sindacati, occupavano la fabbrica. Io allora andai da monsignore Cannavò e lo convinsi, facilmente, a far visita agli operai che occupavano la fabbrica, anche se era la prima volta, se non sbaglio, che un Vescovo lo facesse in Italia. Quando ci presentammo all’Imsa, c’era con noi anche il suo fedelissimo segretario, padre Salvatore Alessandrà, che poi, per trent’anni, sarà cappellano delle carceri di Gazzi, gli operai, dopo un primo momento di straniamento e meraviglia, lo accolsero festosamente.
Chi lo prendeva sotto braccio per fargli vedere il suo posto di lavoro, chi gli ricordava quale triste destino li attendesse. Aveva deciso di destinare loro un mese della sua congrua, che allora era di 390 mila lire, ed a lui che si scusava per la pochezza del suo contributo un operaio, scherzosamente disse, “lei non paga casa, non ha figli da mantenere, che motivo ha di lamentarsi?”. Poiché, non si era trovata soluzione apprezzabile alla vertenza, a Natale gli operai continuavano ad occupare la fabbrica, per cui monsignore Cannavò invece di dire la messa in Cattedrale, decise di andare a dirla in fabbrica, come riportato dal Bollettino Ecclesiastico, dove si legge anche la sua omelia”.
Come mai non ha inveito contro i datori di lavoro ?
Sant’Antonio inveiva contro i poteri forti infatti lo volevano avvelenare con la minestrina avvelenata.
Non facciamolo Santo per una messa di Natale ?