Quando uno vale zero, riflessione sul caso Assange

Quando uno vale zero, riflessione sul caso Assange

Redazione

Quando uno vale zero, riflessione sul caso Assange

Tag:

domenica 19 Dicembre 2021 - 06:37

Sul caso Assange, sempre più vicino all'estradizione negli Usa, l'opinione di Giovanni Frazzica che evidenzia la differenza di peso tra cittadino e sistema

Ha generato stupore e sgomento l’Alta corte di Londra che ha ribaltato la sentenza che negava l’estradizione di Julian Assange (nella foto Ansa). Per assumere tale grave decisione i giudici inglesi avrebbero accolto le rassicurazioni sul futuro trattamento in carcere di Assange, una volta estradato negli Usa, fatte dalle autorità americane al fine di evitare un temuto suicidio.

“Questo rischio è a nostro giudizio escluso dalle rassicurazioni che ci vengono offerte” ha detto il presidente della Corte, Lord Burnett. Washington ha fornito rassicurazioni affermando che la condanna per aver pubblicato migliaia di documenti top secret sulle guerre in Afghanistan ed Iraq. Washington ha fatto sapere che Assange non verrebbe sottoposto a particolari restrizioni nelle carceri di massima sicurezza, né prima né dopo il processo, a “meno che non si rendano necessarie”.

Le accuse contro Assange

Il leader di Wikileaks deve rispondere di 18 capi di imputazione, 17 dei quali afferiscono all’Espionage Act. Ma anche su questo gli avvocati del governo Usa hanno affermato che la condanna potrebbe comportare tra i 4 ed i 6 anni. “Un grave errore giudiziario” dice Stella Moris, compagna di Assange e membro del suo team legale. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, definisce “vergognoso” questo verdetto (non si sa però se ha mai commentato il caso Navalny).

Una “parodia della giustizia” è invece la definizione che Amnesty International dà della decisione. “Assange non solo rischia un processo per accuse sulla base dell’Espionage Act, deve temere anche possibili violazioni dei diritti umani a causa di condizioni di detenzione che possono corrispondere a tortura ed altri maltrattamenti”.

Gli altri casi che indignano

Per tirare fuori da un carcere duro egiziano Patrick Zaki il mondo democratico internazionale, Stati Uniti compresi, ha impiegato 22 mesi, ma non è finita, deve affrontare un processo in cui rischia ancora cinque anni di carcere. Di Alexei Navalny, una volta spenti i riflettori accesi durante le fasi dell’arresto e del processo, non si sa più nulla, eccezion fatta che per l’assegnazione del premio Sakarov consegnato alla figlia mentre lui rimane in carcere.

Sulla scena ora ci sono i carri armati al confine con l’Ucraina e le ansie che genera ai governi europei Gazprom. Ma anche Amazon non scherza, è così potente, con più della metà del mercato dello shopping online, che ha utilizzato la sua posizione dominante per arricchire se stessa ed i commercianti che la pagano a scapito di quelli indipendenti. E i colossi californiani come giustificano il loro surplus di liquidità e di potere? Sono talmente convinti di aver realizzato con propria forza e capacità i loro
imperi, che oggi affermano: «there is no such thing as a free lunch», nessuno ti dà da mangiare gratis.

Differenza di peso

Si potrebbero sviluppare anche altri esempi per dimostrare la enorme differenza di “peso” che c’è tra il cittadino e il sistema, cioè tra l’uno e lo Stato o la Multinazionale, sia essa un monopolio pubblico o un colosso privato. Ci si accorge della differenza di peso tra il cittadino e il sistema quando leggi del caso Regeni, di Zaki, di Assange, ma anche più semplicemente quando aumentano senza motivo le bollette di luce e gas o c’è un contenzioso con un colosso Assicurativo che ritarda i pagamenti dovuti. Ci sono di quei momenti in cui ci si accorge che è ingannevole sostenere che uno vale uno, talvolta uno vale zero, zero virgola, forse.

Giovanni Frazzica

Articoli correlati

2 commenti

  1. Il gigante Occidentale della punizione sa mettersi bene in moto per ‘punire’ il traditore, ma nel caso dei citati Navalny e Zaki, ad essere messa in pericolo era l’immagine di un’Occidente sempre piu impiccione e pronto alla guerra. Mandiamo la gente a frugare negli affari degli altri, dandoli in pasto alle istituzioni locali che, giustamente, difendono i loro confini e questo ci indigna… ma un giornalista che verrà mandato negli USA a morire tutti zitti, perchè è cosi che va il mondo.

    2
    0
  2. OTTIMO ARTICOLO da 👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏QUESTA è la STAMPA che mi piace perché È VERITÀ quando SCRIVE e NON OMETTE quando c è di mezzo il POTERE qualunque esso sia !!!!BRAVISSIMI !!!!!

    2
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007