"I respingimenti sono condanne a morte", il cardinale Franco Montenegro, tornato a Messina per un incontro con la comunità che lo ha visto iniziare il cammino, si sofferma sui drammatici eventi di questi giorni "se affondiamo i barconi condanniamo a morte un milione di persone. Il decalogo dell'Unione europea usa solo termini negativi"
“Se affondiamo i barconi condanneremo a morte certa un milione di persone che restano sulla riva”. Il cardinale Franco Montenegro, “padre Franco, se mi chiamate eminenza non vi rispondo”, a Messina per abbracciare la comunità che lo ha visto crescere, lo ha amato, mantenuto nel cuore ed ha gioito per la nomina, non lesina le parole, anche dure, sulle decisioni che a livello europeo si stanno prendendo sulla vicenda migranti.
E’ tornato da cardinale, ma l’incontro di oggi al Seminario arcivescovile è stato, così come sottolineato dallo stesso arcivescovo monsignor Calogero La Piana, “un modo per riabbracciarci ed esprimere gratitudine e profondo affetto nei confronti di chi continuiamo a chiamare padre Franco, anche per evitare che si arrabbi….”. Ad accoglierlo in sala, tra abbracci e sorrisi, la Chiesa della sua città sacerdoti e diaconi che hanno letteralmente “bevuto” ogni sua parola, passata dallo sfogliare l’album dei ricordi fino ad un’analisi lucida della Chiesa di oggi e delle nuove frontiere.
“Non ho pensato ad un discorso ufficiale perché il nostro ritrovarci oggi vuol essere una manifestazione di affetto e gratitudine per il tuo servizio qui- ha detto l’arcivescovo La Piana- Voglio solo ricordare le parole di papa Francesco quando ti ha nominato cardinale e ha sottolineato come il termine provenga da “cardine”, e cioè perno, e tu questo rappresenti, un perno fondamentale. Ha poi ricordato come la carità non deve essere neutra, tiepida asettica. Noi scopriamo il Signore solo se accogliamo l’emarginato”.
Non a caso la breve preghiera che ha preceduto l’incontro è un brano del Vangelo secondo Matteo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, in carcere e siete venuti a trovarmi. In verità vi dico, tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me”.
E oggi, drammaticamente, questi nostri fratelli più piccoli sono quelle migliaia di migranti che scappano dalla morte e dalla disperazione e arrivano sulla nostra isola nudi, affamati, assetati, in lacrime, sofferenti, torturati, feriti nel corpo e nell’anima. E noi li respingiamo. Noi oggi pensiamo che basti affondare un barcone per risolvere il problema e tornare alla nostra indifferenza quotidiana. Come ha tuonato papa Francesco “assistiamo alla globalizzazione dell’indifferenza”. L’ha detto un anno fa invece sembra ieri, sembra oggi, sembra domani.
“I respingimenti sono una condanna a morte- ha detto il cardinale Montenegro- perché rimandandoli indietro andranno incontro a morte sicura, in mare, nel deserto. Una psichiatra tunisina mi raccontava che tornano indietro “sconquassati” nell’anima, ha usato proprio questo termine. E’ gente che scappa, se noi la respingiamo è morta. Il nostro finto buonismo non può farci credere davvero che se buchiamo una barca quel milione di persone che aspetta sulla riva poi farà semplicemente il bagno in acqua. Li condanniamo a morte. Il decalogo dell’Unione europea usa solo termini negativi, tutti verbi negativi”.
Ma padre Franco fa una riflessione su quelle “frontiere” che sono dentro la Chiesa e non solo fuori e lo fa proprio a proposito dell’emergenza migranti, lo fa con il coraggio di chi ama la Chiesa ed il Verbo e di chi sta cercando senza stancarsi mai di compiere la sua missione di “servitore”. Papa Francesco, nel nominarlo cardinale, gli ha consegnato l’anello cardinalizio ma lui, rientrato ad Agrigento, ha detto ai suoi parrocchiani “non è mio, è vostro, appartiene a voi, a questa terra, io lo indosso soltanto”, perché la Chiesa che lui vuole e immagina è quella che percorre i sentieri più duri, ma è sempre in cammino, che vede la strada come sfida e il mondo come campo d’azione.
“Intorno a noi c’è la miseria, la disperazione, la sofferenza. Non possiamo stare giorni e giorni a dibattere sul numero dei fuochi d’artificio da sparare nelle feste, o sulla misura da indicare per l’abito da prima comunione se poi fuori accade tutto questo. Non possiamo gioire del fatto che la domenica le nostre Chiese sono piene, ci sono 200 persone e poi fuori ce ne sono altre 10 mila. Che festa è se non pensiamo a quei 10 mila? Dobbiamo pensare ai credenti. E’ bellissimo sapere che Dio si è fatto Uomo e lo ha fatto inginocchiandosi per lavare i piedi ad un altro. E’ il Dio che esce di casa per accogliere il figliol prodigo. E’ questo il Dio del quale noi dobbiamo essere l’icona. Invece le frontiere adesso sono dentro la Chiesa. Dio ci chiede non solo di portare la parola, il pane, il vino e l’olio ma anche l’acqua. Dobbiamo essere coraggiosi ed il coraggio richiede cuore”.
Ed è stato il cuore a portarlo oggi al Seminario arcivescovile, dove è tornato per dire semplicemente “Grazie, se oggi sono Franco, se oggi sono questo Franco, lo devo solo a voi”. Ed ha impiegato gran parte del suo intervento per ringraziare la comunità dove è nato e cresciuto, dove ha iniziato il suo cammino, la parrocchia di San Luca, il rione Aldisio, la terra dove ha preso i voti e dove ha intrapreso il percorso che lo ha portato ad essere oggi, il cardinale Montenegro, l’eminenza al quale il papa ha affidato una delle più dolorose ferite della nostra era e del nostro Paese, l’immigrazione “loro non sono emigranti, non cercano semplicemente lavoro, loro scappano dalla morte”. Ha ricordato le tappe a Messina e quegli incarichi che monsignor Fasola gli affidava sempre in macchina, lungo il tragitto e lui scopriva di volta in volta cosa avrebbe fatto “alla fine mi stupivo se salendo in auto non aveva nulla da affidarmi….”. E’ grato a questa comunità che lo ha reso quel che è oggi e l’unico modo per farlo, è ripetere quella lezione che lui ha appreso qui e cioè che Chiesa è servire. Perché in fondo se servi il più piccolo dei tuoi fratelli hai servito l’umanità intera.
Rosaria Brancato
sono d’accordo, quindi accogli tutti i bisognosi a casa tua e nel vaticano, che avete soldi e spazio per farlo, e possibilmente TACETE
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MONSIGNORE IN AFRICA SI DEVONO AIUTAE. E’ UN DISEGNO POLITICO, OLTRE AD ARRICCHIRE BASTARDI PREGIUDICATI AFRICANI SULLA PELLE DEI BAMBINI. ROGETTI POLITICI MOLTO PERICOLOSI. VEDA I MUSSULMANI CHE ARRIVANO E’IMPORRANNO LE LORO ABITUDINI IN SILENZIO CON L’AIUTO DEI CATTOCOMUNISTI. E’ VERITA’. LE DICO AL NORD I SINISTRI SI SONO ACCORTI DI CIO’. L’ITALIA, MESSINA, IL NORD E’ POVERO. NON POSSIAMO AIUTARLI TUTTI. SONO EX ALLIEVO DI DON BOSCO LA MIA FAMIGLIA CONOSCE I SALESIANI DA OLTRE 100 ANNI E DON LA PIANA E NON POSSO SPUTARE SULL’INSEGNAMENTO DI DON BOSCO. NON VOGLIO LA CONDANNA DI DON BOSCO MALA SUPER MALA IN DOMO TUA. USANO I BAMBINI PER SCOPI POLITICI PIU’ SPORCHI CHE SI POSSA IMMAGINARE. UN POLITICO NEL 1980 VOLEVA I VOTI DEGLI AFRICANI
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Sarebbe bello poter accogliere tutti,ma non è realistico: anche da noi ci sono i poveri! Certo bisogna salvare le vite umane,ma bisogna distinguere tra profughi e migranti. Va fermato questo traffico pericoloso creando corridoi umanitari e soprattutto impegnandosi in Africa ed Asia per eliminare le cause dell’esodo:guerra, persecuzioni, miseria.E qui ci vuole l’ONU.A chi dice che anche noi siamo stati emigranti ricordo che chi andava negli USA, pur munito di documenti, veniva fermato in un’isola, visitato e a volte rimandato indietro.E lì non gli veniva dato vitto e alloggio, ma si faceva avanti con grandi sacrifici!Evitiamo guerre tra poveri e speculazioni poco pulite su questa gente
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don bosco e altri santi, non hanno nulla a che vedere con questa gente ricca e benestante, che si prende anche l’8 per 1000
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Caro Cardinale, portateli tu in Vaticano.
George
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George
IN QUALSIASI SITUAZIONE SE CI SON BAMBINI HANNO LA PRIORITA’ ASSOLUTA. MI RIFERISCO SOLO AI GIOCHI DI POLITICA BASTARDA CHE HANNO SCOPERTO POTER DISTRUGGERE IL TESSUTO OCCIDENTALE E SOCIALE ITALIANO, PER IL LORO TRADIMENTO POLITICO. SI SONO PRESTATI, PURTROPPO, CON ANIMA E CORPO ANCHE I PRETI CATTOCOMUNISTI. MI DISPACE VEDERE BAMBINI E NEONATI MORIRE PER LA FALSA POLITICA DI ACCOGLIENZA A TUTTI I COSTI IN ITALIA PER UN DISEGNO POLITICO ULTRA QUARANTENNALE. CHI SI RIFERISCE A DON BOSCO, NON E’ IL TENTATIVO DI COINVOLGERLO O, PEGGIO CHE NON ESISTE PER NULLA DI LAVARSI LA COSCIENZA DIETRO IL NOME DI DON BOSCO. MA SONO ORGANIZZAZIONI CHE SPINGONO A VENIRE IN ITALIA CON PROMESSE DI CASE LAVORI SCUOLE GRATIS. VEDIAMO CHI GUADAGNA CON CONTRIBUTI
IN QUALSIASI SITUAZIONE SE CI SON BAMBINI HANNO LA PRIORITA’ ASSOLUTA. MI RIFERISCO SOLO AI GIOCHI DI POLITICA BASTARDA CHE HANNO SCOPERTO POTER DISTRUGGERE IL TESSUTO OCCIDENTALE E SOCIALE ITALIANO, PER IL LORO TRADIMENTO POLITICO. SI SONO PRESTATI, PURTROPPO, CON ANIMA E CORPO ANCHE I PRETI CATTOCOMUNISTI. MI DISPACE VEDERE BAMBINI E NEONATI MORIRE PER LA FALSA POLITICA DI ACCOGLIENZA A TUTTI I COSTI IN ITALIA PER UN DISEGNO POLITICO ULTRA QUARANTENNALE. CHI SI RIFERISCE A DON BOSCO, NON E’ IL TENTATIVO DI COINVOLGERLO O, PEGGIO CHE NON ESISTE PER NULLA DI LAVARSI LA COSCIENZA DIETRO IL NOME DI DON BOSCO. MA SONO ORGANIZZAZIONI CHE SPINGONO A VENIRE IN ITALIA CON PROMESSE DI CASE LAVORI SCUOLE GRATIS. VEDIAMO CHI GUADAGNA CON CONTRIBUTI