Largo Avignone, l'architetto Galeano: ecco perchè il palazzo is.96 è di pregio

Largo Avignone, l’architetto Galeano: ecco perchè il palazzo is.96 è di pregio

Largo Avignone, l’architetto Galeano: ecco perchè il palazzo is.96 è di pregio

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lunedì 22 Gennaio 2018 - 06:09

Attraverso le note dell'architetto Galeano proviamo a tracciare un quadro del contesto relativo all'edificio attiguo all'area delle demolizioni

La seguente nota è una breve cronistoria rispetto a quanto accaduto nell'area.

1. Presistenza: Prima della demolizione del 1985 la pre-esistenza edilizia è costituita da un “frammento” di tessuto urbanistico delle Messina settecentesca, posto lungo l’antica via Porta Imperiale, dal riallineamento della stessa, in epoca post terremoto 1908 verrà realizzata l’attuale via Cesare Battisti.

Trattasi di una cortina continua di edifici , definibili come residenze borghesi di pregio. Tipologicamente gli edifici ospitano al piano terra delle botteghe con ammezzati superiori e quindi un piano nobile , in due casi esiste anche una terza elevazione fuori terra sopra il piano nobile sopradetto.

Le facciate sono adornate con pietra da taglio finemente lavorata in corrispondenza delle bucature e delle paraste divisorie fra i singoli edifici.

2. La proprietà Merenda in occasione della prima demolizione del 1985 non operò una vendita delle proprie unità immobiliari ai Costruttori ma fu oggetto di un Esproprio ( 1983 )

L’esproprio era finalizzato alla realizzazione di un edificio residenziale multipiano che prevedeva l’integrale demolizione degli edifici interessati dall’area di intervento di progetto.

3. All’epoca del primo esproprio non gravava sull’area nessun vincolo conservativo. La prima richiesta di vincolo, da ritenersi tardiva, della Soprintendenza intervenne nell’Ottobre del 1985, contestualmente alla prima demolizione che non fu possibile impedire.

4. La Demolizione coatta del 4 ottobre 85 a cura dell’allora costruttore, del nucleo meridionale di Largo Avignone, venne eseguita, a nostro avviso, senza le dovute opere provvisionali per la salvaguardia degli edifici coevi limitrofi lato nord rispetto alla demolizione. L’assenza di opere provvisionali a questa demolizione sarà causa primaria del successivo degrado del plesso, pressoché irreversibile. Seguiranno nello scorso decennio le altre demolizioni finalizzate alla rimozione delle parti del plesso residuo nel frattempo divenute pericolanti. E’ bene inoltre ricordare che la proprietà Merenda non avrà mai riscontro documentale, da parte degli attori delle demolizioni, di opera di conservazione dei reperti lapidei residuali dalle opere di demolizione e destinati alla ricostruzione per anastilosi, per come prescritto dalla Soprintendenza. La proprietà Merenda, successivamente ai fatti del 1985, non ha potuto intraprendere materialmente alcuna opera di salvaguardia preventiva su un bene danneggiato pressoché irreversibilmente dalla prima demolizione coatta dei recenti anni ottanta.

5. Ogni definizione del plesso architettonico di largo Avignone, quale “ruderi” o “edilizia fatiscente”, finalizzata a non attribuire il corretto valore storico ed artistico all’architettura settecentesca, non può che essere considerata fuorviante e non rispettosa della memoria dei luoghi. A sancire il valore del plesso in oggetto intervengono un vincolo urbanistico di Piano regolatore generale, che pone l’area in zona A1, e quindi soggetta alla tutela e salvaguardia dei Beni della Soprintendenza ai Beni Culturali, e quindi il più recente Vincolo Paesaggistico del 31 Marzo 2017 che di fatto pone vincolo integrale sull’area sancendo l’inedificabilità della stessa.

Architetto Antonio Galeano

Un commento

  1. A questo punto intervenga la magistratura per scoprire la verità.Mi piacerebbe sapere come queste case dei poveri sono finiti ad una unica proprietà ?

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