Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sulla Variante al Prg e sul dibattito in corso sulla tematica della pianificazione urbanistica
Ho lasciato il PD per cominciare una nuova esperienza politica e, come diceva Pietro Ingrao, “qui e ora” sento l’ansia del neofita e la voglia di tornare a guardare, anche alle questioni più propriamente tecniche, di cui mi sono occupato in questi anni, con il grand’angolo della politica.
Avevo deciso di restare in silenzio, ma ora sento la necessità di dare il mio modesto contributo, al dibattito politico, che per ora è assente, sulle questioni che riguardano la pianificazione territoriale che va sempre finalizzata alla definizione di un futuro migliore.
Mi sono chiesto cosa farebbero La Pira, Argan, Valenzi, grandi sindaci del passato, o anche cosa farebbero don Luigi Sturzo o Enrico Berlinguer, grandi leaders politici , se fossero stati il Sindaco di Messina; ho cercato di pensare, senza naturalmente paragonarmi ai personaggi richiamati, a come si sarebbero comportati e a cosa avrebbero fatto in una fase storica che si preannuncia piena di veleni.
Per questo ragiono come, immagino, dovrebbe fare il Sindaco Renato Accorinti
Lo scontro che si è aperto sulle questioni urbanistiche in generale e sulla variante in particolare viste le premesse, non potranno dare , di certo, risultati positivi ed efficaci per la città, almeno fino a quando non si ricreeranno le condizioni di un confronto proficuo e sereno tra le parti in causa.
Per prima cosa sgombriamo il terreno da false considerazioni : non siamo in presenza di uno scontro fra chi difende il territorio e chi invece ne vuole trarre comunque profitto perseverando nella sua aggressione
E’, invece, possibile ritenere che le ricette offerte non siano le migliori?
Il P.R.G. approvato nel 2002 non era, certamente, quello di cui la città aveva bisogno, probabilmente fu realmente sovradimensionato e stravolto dagli oltre 800 emendamenti votati dal Consiglio.
Ma approvato il P.R.G. il problema vero risiedeva nella sua gestione che, data, l’insipienza e l’irresponsabilità di una burocrazia, nata e cresciuta nella cultura della coltivazione dell’interesse dei pochi, ha prodotto il disastro che è , oggi, sotto i nostri occhi.
– La mancata approvazione del P.P.A. ( piano particolareggiato di attuazione) che avrebbe dovuto dettare tempi e modi di attuazione del PRG
– L’aver consentito l’assalto dissennato della fascia ricompresa tra la Consolare Pompea e la Panoramica, stralciata e quindi salvata dal vecchio Piano Tekne, senza aver pensato e voluto normarne l’edificazione con un Piano Esecutivo preventivo
– Lo svuotamento dei Piani Quadro, che nell’idea dei progettisti del piano, avrebbero dovuto essere del piani particolareggiati semplificati, in modo da governare l’edificazione in tutt’uno con la realizzazione delle urbanizzazioni primarie e secondarie,
– La mancata redazione dei Piani particolareggiati, pur previsti nel PRG, che avrebbe, positivamente, indirizzato le attività edilizie su quei territori
– La segretazione, di fatto, delle tavole allegate al PRG sulla scarsa suscettibilità edificatoria, di recente riscoperte e ricomprese nella delibera 15 del 2002, che ha consentito l’edificazione in quelle aree individuate come “a rischio……..”.
– Il disinteresse con cui si è registrata la decadenza dei vincoli e quindi l’impossibilità di programmare la realizzazione di quei servizi, previsti nel PRG, dei quali la città avverte e paga la mancanza.
In tutto ciò sta la responsabilità vera del sacco edilizio di questi 15 anni
L’idea di nuovo P.R.G. di per sé fu una buona idea nell’ottica del ridisegno della città, capace di promuovere azioni positive, in grado di dare fiato alla sua economia; nelle more della sua approvazione la proposta dell’Assessore Corvaja prevedeva, per le nuove edificazioni norme più restrittive e preventivi studi di dettaglio oltre ad una variante specifica, mirata ad escludere dalla edificabilità le aree a rischio individuate con la delibera n. 15 del 2012
L’assessore De Cola, ha rilanciato sul tema della Variante, radicalizzandone la proposta, fino a prevedere l’eliminazione di tutta, o quasi tutta, la residua potenzialità edificatoria del P.R.G. , con l’obiettivo di congelare e preservare tutto il territorio in attesa del novo P.R.G.
Ma una tale scelta porta con sé immediate conseguenze
Il fermo totale dell’edilizia, tanti altri lavoratori del settore disoccupati, tante altre imprese fallite e con esse le tante attività industriali, artigianali e commerciali collegate; insomma l’intera economia cittadina in ulteriore picchiata
Ma, ancora, la retrocessione a verde agricolo o ambientale delle tantissime aree ricomprese nella variante, farà crollare le entrate relative alla tassazione comunale sui terreni edificabili, e il capitolo degli oneri di urbanizzazione diventerà più asfittico di quanto non lo sia già; le conseguenze per il bilancio comunale potrebbero essere disastrose
Meno salari, meno acquisti, meno denaro in circolo…….. Messina subirebbe un ulteriore tracollo fino a livelli forse irreversibili
Allora che fare? Dovremo adattarci ad assistere inermi ad un ulteriore assalto delle nostre colline e del nostro territorio?
La variante progettata, è il prodotto della sovrapposizione di vincoli che già esistono e che possono, anzi devono, porre i rimedi necessari, basta solo volerlo! Se un’area è interessata da Habitat prioritari, se è ad alta pericolosità di frana, se è già inserita nel PAI e/o nella proposta del suo aggiornamento, se interessa una faglia o un sito geomorfologicamente e/o idraulicamente a rischio, gli strumenti normativi per impedirne la edificazione ci sono già, non c’è bisogno di cassarne preventivamente l’edificabilità con una variante.
Una estenuante discussione su di essa, viste le premesse, con il rischio reale della sua bocciatura avrebbe il solo effetto di far perdere alla città l’ennesima occasione di rinascita
Il Laboratorio Propositivo Permanente, che in se racchiude personalità, fondazioni, sindacati, ordini professionali, associazioni di categoria e ambientaliste, ha da tempo elaborato la ricetta, utile, anche, ad evitare il commissariamento regionale che si profila all’orizzonte.
Allora se gli obiettivi, fra le parti in causa, sono comuni, come realmente lo sono, se fossi Renato, ritirerei la proposta di variante, portando in consiglio la delibera di rielaborazione del PRG, prevista dalla legislazione regionale , che senza modificare le tavole del PRG vigente e quindi senza necessità di preventiva VAS, aggiorni i vincoli preordinati all’esproprio, il Regolamento Edilizio e le Norme di Attuazione, nella direzione suggerita, consentendo da subito il rilancio di un’attività edilizia virtuosa, che attorno al recupero urbanistico ed edilizio delle vaste zone B5 di recupero, delle aree ricomprese nei Piani di Risanamento e al PIAU , potenziale motore di attività culturali, ricreative turistiche e di formazione, che può retrocedere quel territorio alla sua naturale vocazione ,in continuità con le aree della falce, dia, nel giro di pochissimi mesi, uno strumento urbanistico virtuoso e soprattutto condiviso, che finalmente possa ridare fiato non solo al settore dell’edilizia ma soprattutto a tutta l’economia cittadina.
Si proceda, poi, con i tempi giusti e chiamando alla sua elaborazione il meglio dell’urbanistica nazionale, alla redazione di un nuovo P.R.G. che ridia il giusto risalto alle bellezze naturali di Messina e nuovo fiato, lungo, alla sua asfittica economia
Angelo Libetti