Il “padre” della legge, il ministro Alfano: «Non è un privilegio ma un legittimo diritto a sottoporsi a processo senza non poter adempiere al proprio mandato»
Non è facile trovare qualcuno pronto a sostenere la tesi del “no”. Chi, infatti, vorrebbe che tutto rimanesse così com’è dopo il voto del 12 e 13 giugno, fa campagna più per l’astensionismo che per il “no”, puntando a evitare che si raggiunga il quorum. Sul legittimo impedimento il più convinto sostenitore non può che essere il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il “padre” della legge che si intende abrogare col referendum. «Sono convinto – sostiene Alfano – che il legittimo impedimento altro non sia che il diritto a governare da parte di chi ha vinto le elezioni partendo non da un privilegio ma da un legittimo diritto a sottoporsi al processo senza che questo gli impedisca di governare. E’ una strada che consente di coniugare il diritto del cittadino presidente del consiglio a difendersi nel processo con il dovere del presidente del consiglio ad adempiere al proprio mandato di governo che gli è stato conferito dal voto degli elettori».