Perché sì: non servono gli incidenti per emettere radioattività

Perché sì: non servono gli incidenti per emettere radioattività

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mercoledì 08 Giugno 2011 - 22:24

Legambiente: in nessun impianto possono essere esclusi disastri. Scorie pericolose, energia poco economica e l’uranio è una risorsa limitata che deve essere importata

Sicurezza? Non esiste la certezza che non possano verificarsi incidenti. E i disastri del passato recente e remoto ce lo insegnano. Così Legambiente spiega perché il 12 e il 13 giugno bisognerà votare sì: «Come dimostrano la tragedia giapponese di Fukushima e il disastro di Cernobyl, non esiste tecnologia che possa escludere il rischio di gravi incidenti con fuoriuscita di radioattività. Un impianto nucleare emette radioattività anche senza incidenti. I bambini che abitano vicino alle centrali corrono maggiori rischi di contrarre la leucemia. L’agricoltura e il turismo rischiano di essere pesantemente penalizzati. Le scorie sono molto pericolose e restano radioattive per decine di migliaia di anni. Non esiste al mondo un deposito definitivo per smaltirle in sicurezza per un periodo così lungo». Energia più economica? No, secondo Legambiente: «L’elettricità dall’atomo, considerando anche la dismissione delle centrali e lo smaltimento delle scorie, costa più delle altre fonti di energia. I maggiori costi inevitabilmente verranno scaricati nella bolletta dei cittadini».

E ancora: «Il nucleare produce solo elettricità (pari a solo il 25% dei consumi energetici dell’Italia) e non viene usato per alimentare il settore dei trasporti, produrre calore per l’industria e per gli edifici. Per questo non ridurrà in modo significativo le importazioni delle fonti fossili: infatti in Francia, noto paese nuclearista, il consumo procapite di petrolio è più alto che in Italia». Inoltre «una centrale in costruzione produce 3.000 posti di lavoro, che si riducono a 300 nella fase di esercizio. In soli 10 anni la Germania può vantare 350.000 addetti nel settore delle rinnovabili, mentre in Italia al 2020 con le fonti pulite si potrebbero creare almeno 200mila posti di lavoro». Legambiente spiega poi che «L’uranio è una materia prima che deve essere importata. È una risorsa limitata, disponibile in natura ancora per qualche decina di anni, come il petrolio e il gas». E un’ultima domanda di fondo: «Tra i paesi industrializzati, l’Italia è stato il primo ad uscire dall’atomo. Nei prossimi anni ci seguirà la Germania. Perché tornarci?».

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