Rattalino racconta Chopin… dal quotidiano al divino

Rattalino racconta Chopin… dal quotidiano al divino

Giovanni Francio

Rattalino racconta Chopin… dal quotidiano al divino

giovedì 11 Novembre 2021 - 06:55

Il noto musicologo Piero Rattalino, dopo quella di due anni fa sulla musica di Liszt, ha tenuto, domenica scorsa al Palacultura, per la stagione musicale della Filarmonica Laudamo, un’altra conferenza concerto davvero coinvolgente, dal titolo “Chopin: i valori traditi e riconquistati,” Partendo dall’assunto che la musica di ogni artista, ed in particolare di Chopin, tragga fonte dal vissuto quotidiano, il musicologo ha illustrato, in una chiave senz’altro originale, alcuni brani di Fryderyk Chopin, che coprono un arco temporale che va dal 1830 al 1846, eseguiti al pianoforte dalla bravissima Ila Kim, pianista coreana, interprete di una performance straordinaria e assai apprezzata dal pubblico in sala.

E così dopo il Notturno in fa magg. Op. 15 n. 1, che presenta un episodio centrale molto agitato, in contrasto con il tema iniziale, dolce e cantabile, che, nella narrazione di Rattalino, esprime bene il carattere duplice di Chopin, sempre cortese e gentile, ma talora assai irascibile, ecco i vari fatti della vita che hanno inciso sulle sue composizioni, dal tradimento della patria, (rimase a Vienna mentre i russi invadevano la Polonia), all’amore, anch’esso tradito, della famiglia, i due valori (patria e amore coniugale) che il musicista, da cattolico quale era, considerava sacri.

Chopin riscatterà questi tradimenti, sanerà i suoi sensi di colpa, troverà un amore coniugale in un rapporto more uxorio con Georg Sand, e tutto questo lo espliciterà nella sua musica con un racconto di emozioni.

Non è possibile riassumere in questa pagina tutte le vicende che hanno condotto il musicista a scrivere i capolavori che abbiamo ascoltato, così ben dettagliatamente illustrati da Piero Rattalino. Mi limiterò a ribadire l’assoluto interesse di questa narrazione – arricchita anche da esempi al pianoforte per illustrare il significato di alcuni accordi, come nello Scherzo o nella Ballata, particolarmente inusuali, ma pregni di preciso ed intenso significato – che ha una elevata funzione divulgativa, ove viene “spiegata” la musica quale racconto di emozioni suscitate dal quotidiano, in un linguaggio, quello musicale, che abbraccia tutto, anche ciò che non si può raccontare a parole, e a tal proposito la frase di Chopin, riferita da Rattalino, “La parola indefinita dell’uomo è il suono” è veramente illuminante.

Per quanto riguarda i brani eseguiti, si tratta di capolavori fra i più belli e noti della letteratura pianistica ottocentesca. Un altro Notturno, Op. 55 n.2, in mi bemolle maggiore, con quella lenta e affascinante melodia sognante, il famoso Valzer in la bemolle maggiore Op. 69 n.1, c.d. Valzer degli addii, che evoca appunto l’addio a quella che poteva essere la sua futura sposa, Maria Wodzinska, Lo “Scherzo” in si minore Op. 20, con quella dolcissima melodia del secondo tema, tratta da una canzone della tradizione popolare polacca, rimpianto di non aver dato manforte alla sua patria nella resistenza contro i russi; il celebre Studio in do min. Op. 10 n. 12, detto appunto La caduta di Varsavia (pare composto da Chopin dopo aver appreso la notizia del fallimento della resistenza polacca contro i russi), un potente capolavoro ove si sente tutta la angoscia violenta per le sorti della sua patria.

Un cenno particolare è d’obbligo per tre capolavori assoluti eseguiti in maniera eccellente dalla Kim.

La splendida Ballata n. 1 in sol minore Op. 23, la prima delle quattro Ballate, ispirata ad un poema dello scrittore romantico polacco Mickiewicz, ove sono ben presenti i due valori sacri di cui si parlava (la patria e l’amore coniugale). Come le altre tre Ballate (un genus musicale praticamente inventato da Chopin), quella in sol minore presenta una scrittura pianistica complessa ed elaborata, densa di pathos, e vede l’alternarsi di temi violenti e appassionati, quasi selvaggi, ad altri dolcissimi e malinconici, fra i più belli e famosi usciti dalla penna del polacco.

La Sonata n. 2 Op. 35 di Chopin, contiene al terzo movimento la celeberrima marcia funebre, forse il brano più conosciuto del musicista polacco. La sonata è articolata in quattro movimenti composti in periodi differenti, e poi riuniti dal compositore per formare la Sonata. La marcia funebre fu composta per prima, (1837, in seguito alla rottura del fidanzamento con Maria Wodzinska, avvenimento ampiamente narrato da Rattalino) e costituisce senza ombra di dubbio il fulcro ed il centro gravitazionale di tutta la Sonata. Il primo movimento – Grave. Doppio movimento – si articola in due temi principali, uno inquieto e nervoso, l’altro dolce ed elegiaco, un tipico tema chopiniano. Anche lo Scherzo presenta un tema più aspro ed un altro più dolce, in forma di valzer. Il terzo movimento, appunto la Marcia funebre. Lento, inizia con un tema mesto e desolato, a ritmo di marcia lenta e ostinata; segue il trio, un tema dolcissimo e struggente, quasi a voler evocare i ricordi della vita passata, uno dei temi più disperati composti dal musicista polacco; infine ritorna la marcia lenta a concludere il pezzo, ove il sentimento della morte prevale su tutto. Il compositore Henri Reber orchestrò la marcia funebre per il funerale di Chopin alla chiesa Madeleine di Parigi, e tale brano fu eseguito in quell’occasione insieme ad altri (fra cui il Requiem di Mozart).

Il quarto movimento – Finale. Presto – è un brano atematico, un vero studio di agilità parallela a due mani, che Belotti definì “disfacimento di ogni passione”. Rattalino lo ha interpretato come un gorgo in cui inabissarsi.

Particolarmente intensa e toccante l’interpretazione della pianista coreana, per la quale calza la riflessione che scrisse Wilhelm von Lenz sul trio della marcia funebre: “è la pietra di paragone mediante la quale si può capire se l’esecutore è un poeta o soltanto un pianista, se sa parlare o semplicemente far suonare un pianoforte”.

Infine la Polonaise-Fantasie Op. 61. È l’ultima polacca, l’ultimo monumento eretto alla propria patria dal grande musicista polacco. Si tratta di una composizione al di fuori di ogni schema, di una tale libertà formale che lo stesso Chopin fu a lungo indeciso sul titolo da assegnarle. Nella Polacca Fantasia, ricca di temi, alcuni fra i più belli e toccanti di Chopin, rispetto alle precedenti polacche prevale nettamente l’elemento lirico su quello eroico, e anche lo splendido finale, in cui uno dei temi fondamentali del brano si fa finalmente eroico e liberatorio, alla fine ripiega sommessamente decrescendo, salvo il fortissimo dell’ultimo accordo. Davvero coinvolgente l’esecuzione della pianista coreana, applauditissima, – come del resto Rattalino – attenta ad ogni sfumatura, con una esecuzione del “rubato” chopiniano non priva di originalità, un’interpretazione, insomma, dalla forte personalità.

Il racconto musicale del vissuto di Chopin è proseguito anche con il bis, la splendida e tristissima Mazurka in do diesis minore Op. 63 n.3, composta nel 1846, tre anni prima della sua morte.

Ci si augura di assistere ancora a concerti di questo genere, arricchiti da spiegazioni di illustri musicologi, che risultano sempre di grande interesse e particolarmente apprezzati dal pubblico.

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