Real Cittadella: la nostra storia dai fasti al degrado

Real Cittadella: la nostra storia dai fasti al degrado

Daniele Ferrara

Real Cittadella: la nostra storia dai fasti al degrado

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lunedì 18 Marzo 2019 - 07:17

Due giorni d'iniziative organizzate dall'Associazione Amici del Museo nel luogo più bello e dimenticato di Messina

In questi giorni si è rinnovato l’annuale appuntamento in memoria della resa della Real Cittadella di Messina alle truppe sabaude, per l’iniziativa dell’Associazione Amici del Museo di Messina, come sempre un’occasione per ricordare non soltanto il valore di quei soldati, ma per raffrontare quel un periodo con l’attuale stato vergognoso in cui versa il nostro (magnifico – se potessimo averlo in buone condizioni) monumento seicentesco.

Sabato si è svolto un convegno con la presentazione di ben tre volumi: La Grande Beffa di Alessandro Fumia, Marco Grassi, Franz Riccobono e Rodo Santoro, Messina la capitale dimenticata di Alessandro Fumia e Viaggio fra le meraviglie delle Due Sicilie (1735-1860) di Salvatore Carreca, con la moderazione del professor Giovanni Bonanno, Commendatore del Sacro Militare Ordine Costantiniano, e con gl’interventi degli autori.

La Grande Beffa, terza pubblicazione di questo tipo a sostegno del recupero del monumento, presenta ai lettori, con le narrazioni dei quattro autori, la storia della nostra imponente cittadella e la sua tragica e progressiva distruzione, con l’ausilio d’un ricco repertorio di fotografie che ne ritraggono i resti durante gli eventi del secolo scorso; tappa d’un impegno trentennale in difesa di una fortezza tricentenaria che, sebbene sia tutelata dalla legge, continua a permanere nell’incuria totale. Messina la capitale dimenticata racconta una storia sconvolgente e quasi del tutto obliata – quella di Messina durante il regno di Casa Borbone – venuta fuori dalle ricerche del dottore Fumia: una città vitale sotto ogni aspetto che dopo la conquista sabauda entrò in declino. Con Viaggio fra le meraviglie delle Due Sicilie (1735-1860) l’ingegnere Carreca d’Agrigento ci lancia in un percorso nella dinastia dei Borbone in Sicilia e nel Sud d’Italia a partire da re Carlo fino all’ultimo Re delle Due Sicilie, Francesco II, descrivendo un regno che, a suo dire – lungi dall’essere barbaro – era un faro della Civiltà.

Ha partecipato anche a quest’appuntamento l’Editoriale Il Giglio di Napoli con il suo repertorio di libri di cultura borbonica; inoltre quest’anno cospicua è stata la presenza di esponenti accademici, segno che l’interesse per la Real Cittadella sta aumentando anche nelle università.

Domenica  si è celebrata in mattinata una breve ma sentita cerimonia – con apposizione d’omaggio floreale presso il suo monumento – in onore di sua maestà Carlo di Borbone, Re di Sicilia come Carlo V, l’uomo che alla sua epoca fu forse il più potente del mondoa.

A seguire, il numeroso gruppo di fedeli alla causa e di curiosi e appassionati si è diretto presso i massicci resti della piazzaforte, nella penisola falcata, ove un altro omaggio è stato dedicato agli ultimi difensori comandati dal generale Gennaro Fergola. Successivamente, con la guida sapiente e instancabile del nostro storico Franz Riccobono, Presidente degli Amici del Museo di Messina, è stato reso possibile per molti il conoscimento d’un vestigio superbo nel nostro passato, sconosciuto ai più e maltrattato. Ciò che resta della fortezza, dalla sommità del bastione Santo Stefano, appare ancora come qualcosa d’enorme e possente, ancora pregna dell’eco dei fatti d’arme che la coinvolsero.

Se questo si è potuto constatare, si è anche potuto vedere chiaramente la situazione di degrado assoluto in cui versa la Real Cittadella, ricoperta in più parti di vegetazione lussureggiante e adibita a deposito di materiali e discarica e abbrutita da interventi recenti, nonché territorio di circa due branchi di cani.

Il gruppo scultoreo sulla facciata del Teatro Vittorio Emanuele II (originariamente Teatro Sant’Elisabetta, voluto da Ferdinando II!) rappresenta il Tempo che svela la Verità a Messina che si prepara ad abbracciarla; forse questo sta accadendo, ed è questo che deve accadere, per la Real Cittadella e per la nostra storia tutta.

Daniele Ferrara

Un commento

  1. Non dimenticatevi della fortezza Mata e Grifone, che langue nel territorio dell’ex IAI.
    Più correttamente, la dovremmo chiamare Fortezza Mata Grifone (Uccidi il Grifone, dove il termine Grifone indica i Greci).

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