Reggio. Alival, per la reindustrializzazione è conto alla rovescia

Reggio. Alival, per la reindustrializzazione è conto alla rovescia

Mario Meliado

Reggio. Alival, per la reindustrializzazione è conto alla rovescia

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mercoledì 02 Novembre 2022 - 10:00

Ci sono già due distinte 'cordate' d'acquirenti del Catanzarese. La maggior parte dei lavoratori vorrebbe continuare a operare nel settore caseario, ma qui

REGGIO CALABRIA – Non si può più attendere, firmato: i dirigenti della Triplice sindacale. La materia è il “caso Alival”: rispetto al caseificio della periferia Sud di Reggio Calabria l’accordo di massima con l’azienda è arrivato ormai un paio di mesi fa.

‘Tavolo’ interistituzionale mai partito

Stenta però persino a partire il ‘tavolo interistituzionale’ che dovrebbe, fra l’altro, verificare l’ipotizzata cessione di ramo d’azienda in grado di non far chiudere definitivamente il sito produttivo, ma semplicemente di sostituirne la proprietà.
La richiesta di convocare il ‘tavolo tecnico’, invece, è datata 6 settembre scorso…

Monta la tensione fra le maestranze

Visti i tempi stringenti, i sindacati hanno allora rinnovato ufficialmente via Pec la richiesta alla Regione di convocarlo d’urgenza, per dar corso a possibili soluzioni di reindustrializzazione e alleviare così «la crescente tensione sociale che serpeggia tra i lavoratori e che sta divenendo insostenibile».

Alival, esterni

La cosa più rilevante è che, ormai, è già novembre. Cioè quel mese – che sembrava lontanissimo… – fissato nell’accordo azienda/sindacati per andare a formalizzare, e successivamente a definire, i trasferimenti su base volontaria.

Che a tutt’oggi sono stati firmati da 12 interessati: entro la scadenza fissata per le istanze dei lavoratori in questa direzione – il 5 di questo mese, cioè – dovrebbe aggiungersene qualcun’altra.

Gli operatori al polo di San Gregorio, nella periferia Sud di Reggio Calabria, sono però 79. Questo significa che malgrado uno stipendio sicuro e incentivi per spese di trasferimento e di trasloco, la stragrande maggioranza della forza-lavoro non trova opportuno o conveniente trasferirsi nel centro nord del Paese per proseguire la propria attività nel settore caseario, nel quale tutti gli addetti ‘in uscita’ sono specializzati da lunghi anni.

interni Alival

Due le altre ipotesi.

Il licenziamento volontario incentivato: tuttavia, sono soltanto due fin qui i lavoratori che hanno già chiesto di rientrare fra gli ‘esodati’. Da qui a dicembre dovrebbero aggiungersene almeno altri tre; in concreto, però, stiamo parlando del 5% delle maestranze del polo reggino Alival.

Oppure – scelta largamente più ‘gettonata’, fin qui almeno – una temporanea inerzia: “restare alla finestra”, per così dire, in modo da poter approfittare dell’opportunità che quasi tutti i lavoratori considerano preferibile, cioè il reinserimento sempre nel settore, ma restando a Reggio, grazie all’ipotesi-reindustrializzazione dello stesso stabilimento di San Gregorio, che Alival dovrebbe dismettere a fine marzo 2023.

Gli acquirenti? Ci sarebbero già…

Quando parliamo d’ipotesi di reindustrializzazione, peraltro, non ci riferiamo a “chimere” ma a chances concrete; sebbene – com’è normale – tutte da verificare nei dettagli operativi, in particolare per far capire ai potenziali acquirenti del prezioso, avviatissimo stabilimento lattiero-caseario cosa si ritroverebbero effettivamente in mano, a che prezzo, con quanti lavoratori e con quale costo del lavoro da sostenere.

L’unica cosa certa è che i gruppi concretamente interessati ci sono già.

Si tratta in particolare dei Pirritano di Guardavalle – nel Catanzarese -, “maestri casari dal 1950” come da claim aziendale; specializzati nella produzione di un pecorino molto apprezzato in varie nuances di sapori, gradirebbero molto poter estendere il proprio range produttivo grazie al consolidatissimo know-how degli addetti reggini ex-Alival.

E dei fratelli Brizzi, che hanno il loro quotatissimo caseificio nella frazione Acconia di Curinga, sempre in provincia di Catanzaro, dove figli e nipoti conducono l’azienda di famiglia nel solco tracciato dal capostipite Ferdinando Brizzi, coniugando tradizione artigianale e innovazione tecnologica. Il core business, in questo caso, è la produzione di formaggi a pasta filata: provola, scamorza, caciocavallo e mozzarelle, ma anche pecorino (con “menzione speciale” per quello piccante), ricotta fresca e affumicata.

L’incontro

Vista la situazione, come da Pec, le forze sociali pressano affinché il ‘tavolo’ sia convocato il più presto possibile.

Alival, striscioni

Proprio per la mancanza di riscontri certi in questa direzione e, se vogliamo, per “far sentire il fiato sul collo” alla Regione Calabria che ha il concreto compito di convocare il ‘tavolo’ interistituzionale – e poi coordinarne i lavori –, nel primo pomeriggio di oggi ci sarà un informale incontro fra il sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace e i vertici delle sigle sindacali di categoria.

L’obiettivo è molto chiaro: rendere il pressing asfissiante, in modo che non si perda più tempo inutilmente.
E francamente nessuno può e deve mai dimenticare – evidenziano colloquialmente i rappresentanti dei lavoratori – che tutti gli addetti, prima di ricevere un clamoroso benservito per una presunta scarsa produttività del sito di Reggio Calabria (così come di quello di Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia) assolutamente fantomatica, hanno molto investito nel progetto di rilancio aziendale, concedendo il proprio assenso per anni a contratti di solidarietà. Che poi, invece, hanno lasciato posto direttamente alla chiusura dello stabilimento.

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