La produzione, vedrà protagonisti il Coro lirico “F. Cilea” e l’Orchestra del Teatro, impegnati in questi mesi nelle produzioni estive di Taormina Arte
REGGIO CALABRIA – Dopo il successo dello scorso anno con la rappresentazione di Norma di Bellini, anche quest’anno nello splendido scenario dell’Arena dello Stretto torneranno ad echeggiare i suoni della grande opera. L’appuntamento è fissato per il lunedi 21 agosto alle 21.30. In scena “Pagliacci“, dramma in due atti, libretto e musica di Ruggero Leoncavallo, opera emblema del verismo melodrammatico italiano, insieme a Cavalleria Rusticana, frutto del genio del compositore napoletano. Ad interpretarla l’Orchestra del Teatro “F. Cilea” insieme al Coro lirico “F. Cilea”.
L’opera “Pagliacci”, la cui prima rappresentazione si tenne al Teatro dal Verme di Milano il 21 maggio 1892, a detta dello stesso Leoncavallo, si ispira a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo, dove il compositore visse da bambino alcuni anni. Probabilmente anche l’ispirazione della vicenda rende un legame particolare tra l’opera e la Calabria.
La produzione, ad opera dell’Orchestra del Teatro “F. Cilea” vedrà protagonisti il Coro lirico “F. Cilea” e ovviamente l’Orchestra del Teatro, impegnati in questi mesi nelle produzioni estive di Taormina Arte. Per l’occasione, coro ed orchestra, saranno guidati dal Direttore principale di quest’ultima, il Maestro Alessandro Tirotta, bacchetta carismatica ed artista apprezzato a livello internazionale. Protagonista dell’Opera, in riva allo stretto, nel vero senso del termine, vista la location, sarà il tenore Walter Fraccaro (Canio), cantante tra i più prestigiosi in Italia e all’estero, per la prima volta a Reggio Calabria. Il tenore, dalla carriera internazionale e presente nei maggiori teatri del mondo, sarà affiancato dalla brava e bella presenza del soprano georgiano Elena Sabas (Nedda), soprano in auge con importanti esperienze in tutta Europa. La parte di Tonio, e quindi dell’affascinante Prologo, è affidata alla robusta voce del coreano Cesare Kwon, mentre la parte di Silvio, amante di Nedda, sarà affidata al baritono reggino (Scilla) Raffaele Facciolà, che si sta distinguendo in numerosi contesti e Festival prestigiosi. Completa il Cast la fresca voce del tenore Davide Benigno. La regia dell’opera, assieme alle luci e alla scelta dei costumi, è affidata al veterano Mario De Carlo, in una produzione tutta nuova e realizzata per il contesto e le esigenze di produzione, con l’ausilio del Graphic Designer Maurizio de Marco. Maestro del Coro Bruno Tirotta, Maestro collaboratore Andrea Calabrese, assistente alla regia Marco Labate, Artisti circensi “Giocolereggio”. Costumi della Sartoria Bianchi di Milano, assistente ai costumi Grazia D’Agostino, Trucco e Parrucco Alfredo Danese, Responsabile della produzione Angela Battaglia.
L’opera
La scena si apre con il prologo, affidato al baritono che interpreta Tonio, la sua funzione è di fungere da portavoce dell’autore e introdurre alla poetica e ai principi informatori dell’opera. La piccola compagnia teatrale itinerante formata da Canio, la moglie Nedda, Beppe e Tonio arriva in un paesino del sud Italia per mettere in scena una commedia. Silvio, contadino del luogo, è l’amante di Nedda, suo marito non sospetta alcun tipo di tradimento, ma una volta scoperti sul punto di promettersi amore Silvio fugge via, senza essere visto in volto. Il marito di Nedda è furioso con lei. Il pubblico freme e non può più aspettare, infatti, Beppe arriva dai due per sollecitare l’inizio della commedia. Niente da fare per Canio che non può far altro che cominciare a prepararsi per lo spettacolo. Alla fine di un intermezzo sinfonico, Canio deve fingere di impersonare un marito tradito. Ovviamente, data la sua condizione, la realtà prende il sopravvento sulla finzione e così riprende il discorso, mai concluso, con Nedda rinfacciandole di averlo tradito. La donna prova a mantenere i toni da commedia, ma nel momento in cui si sente minacciata li abbandona per reagire con scontrosità. Beppe vorrebbe intervenire, Tonio glielo impedisce ed intanto il pubblico inizia a capire che lo spettacolo che stanno osservando non ha più nulla a che vedere con la finzione. Nedda non ha il coraggio di nominare il nome del suo amante e Canio, di fronte a questo rifiuto, accoltella prima la moglie e poi Silvio, che era giunto in suo soccorso e si trovava a sedere tra il pubblico. Sarà Tonio (o Canio, a seconda delle scelte musicali e registiche) ad esclamare “La commedia è finita”, nel gelo più totale.