Reggio. Aloisio (Confesercenti): "Saldi invernali? Trend negativo"

Reggio. Aloisio (Confesercenti): “Saldi invernali? Trend negativo”

Dario Rondinella

Reggio. Aloisio (Confesercenti): “Saldi invernali? Trend negativo”

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lunedì 17 Gennaio 2022 - 10:00

"La verità è che l’Italia, al momento, è in una sorta di “auto lockdown” e la nostra Città Metropolitana non fa eccezione".

A dieci giorni dall’inizio dei saldi invernali, il presidente di Confesercenti Reggio Calabria, Claudio Aloisio, prova a tracciare un primo bilancio. E il bilancio secondo i primi dati è negativo, come d’altronde aveva fatto presagire l’andamento degli acquisti, durante le festività natalizie.

“ La situazione – spiega Aloisio – se possibile, è ulteriormente peggiorata rispetto al periodo festivo con cali di fatturato consistenti e generalizzati che arrivano, per alcune attività, fino al 50% rispetto allo stesso periodo del 2019 il quale, è bene ricordarlo, pur senza il covid era già stato un “annus horribilis” per il tessuto economico provinciale tanto da spingerci, al tempo, a richiedere all’Amministrazione Comunale un tavolo d’emergenza per il commercio e i servizi. E malauguratamente, stante il costante peggioramento della situazione sanitaria, all’orizzonte non si vede alcun margine di miglioramento che possa far sperare in una pur minima ripresa, quantomeno nell’immediato. Nessuno è rimasto immune dall’attuale “contagio” economico.

Vanno male i negozi di abbigliamento, di calzature, di borse e accessori, di articoli sportivi, ma non va sicuramente meglio agli altri, dalle gioiellerie, alle profumerie, dagli articoli da regalo a quelli tecnologici passando per i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, sale ricevimenti. Non c’è settore commerciale che non stia risentendo di questa contrazione dei consumi. Non stanno attraversano un bel momento neanche le aziende produttrici presenti nel nostro territorio, soprattutto nell’ambito agroalimentare, che subiscono anch’esse a cascata gli effetti deleteri di questo preoccupante momento. Finanche il comparto della vendita alimentare al dettaglio, quello che ha di meno subito gli effetti della crisi indotta dalla pandemia e che, anzi, aveva riscontrato crescite consistenti proprio nei peggiori momenti caratterizzati dal lockdown, deve arrendersi a questa brusca frenata della spesa.

La verità è che l’Italia, al momento, è in una sorta di “auto lockdown” e la nostra Città Metropolitana non fa eccezione. L’aumento esponenziale dei contagi genera una comprensibile paura e molte persone limitano al minimo indispensabile le uscite e la frequentazione di luoghi dove si potrebbe creare anche il più piccolo degli assembramenti. A questo aggiungiamo le migliaia di cittadini in quarantena perché contagiati o per aver avuto contatti stretti con parenti o amici positivi, la normale ritrosia alla spesa in momenti di crisi, la sospensione, di fatto, dei sostegni governativi, la ripartenza a spron battuto della macchina tributaria e l’aumento esorbitante delle bollette e dei carburanti ed ecco, insieme, tutti gli elementi che hanno creato una “tempesta perfetta”, ancor più violenta dalle nostre latitudini, all’interno della quale con imbarcazioni già abbondantemente danneggiate e rattoppate alla bell’e meglio, le imprese devono tentare di rimanere a galla senza poter seguire alcuna rotta ma stando solo attente a non affondare definitivamente.

Sia ben chiaro che l’Esecutivo non può esimersi, sol perché ha lasciato le attività commerciali e produttive aperte, dal prendere atto di una situazione che, per alcuni versi, è ancor più drammatica del periodo di lockdown dove, quantomeno, era stata attivata una “bolla protettiva” che aveva congelato la gran parte delle spese consentendo agli imprenditori di aspettare, con grandi sacrifici ed enormi perdite anche in quel caso, sia chiaro, la fine della prima emergenza. Oggi siamo nel pieno di un’altra emergenza, l’ennesima, e pensare di voler tornare alla normalità senza mettere in campo ulteriori ed incisive misure di sostegno alle imprese, prolungando al contempo quelle esistenti, non solo è irrealistico ma dimostra come la politica continui a non comprendere la gravità di una situazione che, soprattutto nelle zone più disagiate e in difficoltà come la nostra, rischia di deflagrare definitivamente causando danni incalcolabili e irreversibili”.

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