"La richiesta del “green pass” da parte di esercenti o impiegati di fatto accede a dati sensibili-anche sanitari del cliente”
REGGIO CALABRIA – La sezione reggina di “Ancora Italia”, interviene sulla crisi che sta vivendo il comparto del commercio in città, a causa della pandemia, con i dirigenti che hanno chiesto un incontro col Prefetto per una protesta simbolica contro le ulteriori, ultime restrizioni e il caro bollette.
“Ad una già drammatica situazione, aggravata anche dall’incertezza lavorativa e quindi liquidità degli stessi consumatori anch’essi stremati da due anni di limitazioni, – viene affermato in una nota – adesso si aggiunge la richiesta discutibile, se non al limite del ridicolo, della ormai famosa ‘tessera verde’ anche per entrare in negozi e negli uffici pubblici.
Se da una parte imprenditori ed esercenti reggini devono farsi carico di aumenti esponenziali del costo dell’energia elettrica, delle materie prime e dei tributi e devono anche scontrarsi con norme sempre più stringenti che coinvolgono burocraticamente le loro attività, dall’altra parte si trovano clienti avventori e consumatori che continuano a sentirsi vessati, inseguiti e privati del diritto di entrare in piena libertà a spendere i propri soldi in negozi di abbigliamento, gioiellerie, negozi di mobili, ristoranti, ritenuti “non essenziali” e per i quali, da ieri, è previsto il possesso della già citata tessera verde chiamata “green pass”.
Dalle FAQ sul sito del Governo – viene sottolineato nella nota – c’è espressamente scritto che “ i titolari degli esercizi commerciali non devono effettuare necessariamente i controlli sul possesso del green pass, ma possono svolgerli a campione successivamente all’ingresso della clientela nei locali”.
Alla luce di questo ci auguriamo che i titolari e gli impiegati degli esercizi commerciali interessati siano il più tranquilli possibile con la propria clientela, perché atteggiamenti vessatori, persecutori o da sceriffo che deve trovare il criminale del momento, andrebbero soltanto ad aggravare la situazione, generando diffidenza, mortificazione e allontanerebbero ulteriormente potenziali clienti, che potrebbero vedersi costretti a spostare il proprio acquisto on-line.
Ricordiamo anche che è molto complessa e discussa l’effettiva legittimità della richiesta da parte di titolari o impiegati, perché chi richiede un “green pass” di fatto accede a dati sensibili-anche sanitari del cliente, senza fornire alcuna “liberatoria privacy” , che invece è richiesta (e la legge che la regola è tuttora in vigore) ogni qualvolta ci siano da personali da fornire (il fatto che sia una App a leggerli non cambia la sostanza)”.