Nel territorio della provincia di Reggio, per la prima volta, la ndrangheta ha stretto patti con le comunità nomadi
REGGIO CALABRIA – La Guardia di Finanza ha individuato e tratto in arresto un latitante coinvolto in una recente operazione del novembre del 2023 contro le cosche di ‘ndrangheta della zona sud di Reggio Calabria. L’uomo, esponente della criminalità rom legata alla ndrangheta, è accusato di associazione per delinquere e traffico di stupefacenti.
La cattura è avvenuta nel quadro di una vasta operazione che si è sviluppata attraverso perquisizioni, sequestri ed attività di controllo del territorio nel quartiere di Ciccarello e rione Pescatori, che fa seguito ad un’intensa attività di ricerca, condotta negli ultimi mesi anche attraverso numerose perlustrazioni con mezzi aerei del Corpo.
L’operazione , che ha visto il dispiegamento di militari appartenenti a tutti i reparti del Comando Provinciale Reggio Calabria, ha permesso di denunciare ulteriori 5 soggetti, fiancheggiatori del latitante, che ne hanno assicurato rifugio e sostentamento attraverso una fitta rete di vedette e guardaspalle della consorteria a supporto del fuggitivo. Nel corso delle attività di perquisizione sono stati rinvenuti e sequestrati numerosi veicoli in quanto oggetto di furto ovvero non in regola con le disposizioni del codice della strada, oltre a denaro contante di dubbia provenienza.
Il latitante è considerato uno degli elementi di spicco della criminalità reggina e, in particolare, della comunità rom che ha attualmente il predominio territoriale nella zona del quartiere Ciccarello, ed è ritenuto responsabile di aver partecipato ad un’articolata un’associazione finalizzata tra l’altro al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso nell’ambito della cosca Borghetto-Latella, dominante nel quadrante di Reggio Calabria sud.
Per la prima volta nel territorio della provincia di Reggio Calabria, è stato disvelato un nuovo e pericolosissimo volto della ‘ndrangheta che, pur di perseguire i propri lucrosi scopi, ampliare la potenza economica, rafforzare le fila militari ed estendere il proprio controllo sul territorio, è giunta finanche a stringere patti gravissimi con le comunità nomadi, certamente quelle più pericolose e spregiudicate.
Le indagini hanno consentito di appurare che l’organizzazione si avvaleva, specialmente per il compimento delle più efferate attività criminali, come reati in materia di armi, di droga e, alla bisogna, anche di condotte violente e sanguinarie, della locale comunità rom, non solo asservendola a sé, ma anche in forza di un ormai necessario “do ut des”.
In questo modo, queste comunità di nomadi sono state non solo legittimate sul territorio, ma, fatto ancor più grave ed inedito, hanno conquistato uno spazio di autonomia e libertà delinquenziale di estrema pericolosità sociale mai goduto prima e che, senza la protezione di cosche storiche e potenti, altrimenti non avrebbero potuto avere.