"L’allargamento della tutela al frutto è molto più semplicemente ottenibile, mediante la semplice modifica del disciplinare esistente per la DOP"
REGGIO CALABRIA – Sono ormai numerose le richieste e le sollecitazioni che stanno giungendo alla Regione Calabria, in merito alla vicenda che riguarda il riconoscimento per la tutela del Bergamotto. Regione Calabria che nei giorni scorsi, tramite l’assessore all’Agricoltura, Gianluca Gallo, aveva spiegato che il potere di convocare la riunione di pubblico accertamento è attribuito per legge esclusivamente al Ministero. “Ipotizzare – aveva detto sempre Gallo – superficialmente scenari alternativi, contrastanti con lo spirito ed il dettato della normativa vigente, rischia di ingenerare confusione e polemiche di cui, francamente, non si avverte il bisogno”. Ad intervenire, nelle scorse ore, su quello che è diventato un vero e proprio caso è stato il presidente del Consorzio del Bergamotto Ezio Pizzi.
“Il bergamotto di Reggio Calabria – spiega Pizzi – è stato riconosciuto DOP già dal 2001, accettare oggi un riconoscimento per il frutto come IGP sarebbe dequalificante per un prodotto che merita quel grado di valore che solo i prodotti più pregiati, le cosiddette eccellenze italiane, meritano”. Insieme a lui un grosso merito va riconosciuto anche a tutti gli Enti che hanno sostenuto e sostengono senza mezzi termini questa iniziativa convinti che “sia l’unica e la migliore percorribile per garantire un futuro sempre migliore al bergamotto di Reggio Calabria ed ai suoi produttori”: La Camera di Commercio che come promotore ha coordinato gli incontri e i lavori, l’Università degli studi Mediterranea, le Organizzazioni di categoria Confagricoltura, Coldiretti, Copagri Provinciale, Stazione sperimentale, Consorzio del bergamotto e Unionberg OP.
“Provate a chiedervi – si chiede il presidente del Consorzio del Bergamotto – o meglio ancora farvi spiegare perché il parmigiano reggiano, il grana padano, la mozzarella di bufala campana, il prosciutto di Parma hanno scelto come marchio per la propria tutela quello DOP. E’ stato affermato molto superficialmente che per i prodotti ortofrutticoli è preferibile il marchio IGP, anche questo non risponde al vero, si vadano a vedere nel settore dell’ortofrutta quanti e quali sono i prodotti tutelati a marchio DOP. C’è da chiedersi anche come mai i produttori Calabresi sia per il Cedro di S. Maria del cedro che per la Liquirizia di Calabria abbiano scelto il marchio DOP piuttosto che quello IGP per la loro valorizzazione e qualificazione. La risposta è semplice, con questo marchio (DOP), si garantirebbe per ora e per sempre, non solo la territorialità ma anche il rispetto dei metodi di produzione, grazie a cui si ottiene un prodotto inimitabile al di fuori dell’area vocata. Riteniamo che questa sia la massima aspirazione ed ambizione di ogni produttore di bergamotto che potrebbe nel corso degli anni vedere riconosciute nuove IGP per il frutto prodotto in Sicilia piuttosto che in Puglia ma mai una nuova DOP che adoperi il termine Bergamotto la cui origine e storicamente dimostrabile solo in quella ristretta fascia Jonica della Città Metropolitana di Reggio Calabria”.
“Quale prodotto costituisce un legame identitario maggiore con il proprio territorio di origine, storicamente e culturalmente riconosciuto, più del bergamotto di Reggio Calabria? Possibile che nessuno capisca che c’è qualcosa di strano, senza demonizzare le opinioni di nessuno, secondo noi produttori costituisce un dato innegabile, che la tutela mediante un marchio DOP sia assolutamente quella più appropriata per garantire e meglio tutelare il prodotto”. Attenzione anche “ai facili proclami circa i tempi di ottenimento del marchio IGP che dal Comitato promotore venivano considerati come molto brevi e quasi scontati, non tenendo in alcuna considerazione che l’approvazione Ministeriale avrebbe solo costituito un primo passo, che avrebbe dovuto consolidarsi con una adunanza pubblica, senza opposizioni, e solo successivamente sottoposta al parere della Commissione Agricoltura a Bruxelles, che in presenza di una DOP preesistente avrebbe, quasi sicuramente, rigettato la pratica o quanto meno prolungato l’iter con tempistiche non più prevedibili, certamente di alcuni anni”. Per il Consorzio l’allargamento della tutela al frutto di bergamotto di Reggio Calabria richiesta già dal mese di agosto 2023, “è molto più semplicemente ottenibile sia in termini temporali che di fattività, mediante la semplice modifica del disciplinare esistente per la DOP, da circa venti anni, nel quale viene allargata la tutela oltre che all’olio essenziale anche al frutto e ai suoi derivati, che ripeto, potranno fregiarsi del marchio DOP alla stregua delle migliori eccellenze italiane. A queste determinazioni i produttori sono giunti mediante i numerosi contatti avuti con esperti in materia agroalimentare a livello comunitario, con interlocuzioni Ministeriali e Regionali. Ma la chiave di volta è stata quella dell’acquisizione di documenti forniti dalla Commissione agricoltura a Bruxelles la quale ha fornito suggerimenti sul percorso più rapido e lineare da seguire per l’allargamento della tutela già esistente per l’olio essenziale sia al frutto che ai suoi derivati. Percorso- dice Ezio Pizzi- già intrapreso nel mese di agosto che senza intralci potrebbe giungere al suo recepimento nel giro di pochi mesi. Comunque con tempi più brevi e senza gli ostacoli ai quali fisiologicamente sarebbe andata incontro un nuovo riconoscimento come quello dell’IGP. Queste motivazioni hanno indotto la Regione a ritenere che la DOP estesa anche al frutto sia la strada unica per meglio sostenere l’economia e lo sviluppo del territorio interessato alla produzione del bergamotto di Reggio Calabria. Oggi – conclude Pizzi – chi veramente è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità è proprio il produttore che intende conferire il maggiore valore aggiunto al suo prodotto e non chi da commerciante del prodotto con interessi confliggenti con il produttore, da buon imprenditore, pensa ad un proprio e giusto ritorno economico”.
Ed infine “ci si chiede come sia possibile che i produttori storici di bergamotto di Reggio Calabria si siano dimenticati come solo 12 anni fa il prezzo del bergamotto fosse di 18 euro al Q.le, e che si fosse sottoposti a tutte le vessazioni da parte di chi commercializzava il prodotto. Come dimenticare chi ha lavorato per ottenere il riconoscimento come agrume, il lancio dell’utilizzo del frutto fresco nei mercati, gli studi condotti per il riconoscimento delle proprietà salutistiche che hanno aperto la strada alla commercializzazione anche del succo di bergamotto, il cambio dei parametri ISO che erano aggiornati al 1998 e ormai non più rappresentativi dei valori reali e delle caratteristiche chimico fisiche stesse del Bergamotto. Di lavori e di azioni intraprese a favore del bergamotto se ne potrebbero ancora citare tante. Proprio in considerazione di tutto il lavoro fatto e soprattutto dei risultati ottenuti che sono noti a tutti di cui è difficilmente smentibile la paternità. Un compatto e numeroso gruppo di “produttori di bergamotto” che ha sempre agito per il raggiungimento degli indiscutibili risultati ai quali si è arrivati. Dove erano questi soggetti che oggi si ergono a difesa del bergamotto o, meglio, che hanno fatto fino ad oggi?”.